Entomologia forense in ambito medico-legale e veterinario
13 Aprile 2016
Abstract
L'entomologia forense è quel ramo della zoologia che si dedica allo studio degli insetti dal cui esame è possibile ricavare elementi decisivi per la persecuzione di un reato. In particolare, l'entomologia medico-legale studia il coinvolgimento degli insetti in eventi quali morti sospette, omicidi, negligenza e violenza. Le informazioni che possono essere ottenute dagli insetti presenti sul corpo e nel luogo del reato possono rivelarsi stremamente importanti perché la presenza di degli insetti non è mai casuale e le indagini sui motivi e le tempistiche di questa presenza permettono di ottenere dati potenzialmente utili alle indagini. Tra questi, il tempo di morte, la presenza e la natura di lesioni, lo spostamento del corpo, la presenza di sostanze tossiche e di DNA estraneo. Introduzione
Le variabili che governano una scena del crimine sono notoriamente in numero estremamente alto; il quadro investigativo va però a complicarsi ulteriormente nel caso del rinvenimento di un cadavere umano o di una carcassa animale. Fortunatamente, allo scopo di affiancare il lavoro delle Forze dell'Ordine e dei Magistrati, è possibile contare un grande numero di discipline specialistiche che sono in grado di dare un valido contributo alla soluzione dell'evento criminoso. Medicina legale e tossicologia sono le scienze criminalistiche meglio conosciute, studiate e applicate. Queste discipline vantano esperienza secolare e studiosi di tutto il mondo hanno lasciato numerosissime pubblicazioni relative a sperimentazioni ed alla risoluzione di casi reali. L'applicazione forense di altre branche di studio è stata invece messa in luce solo nell'ultimo secolo e/o negli ultimi anni, e solo recentemente molte di queste hanno registrato una crescita esponenziale sia nella campo sperimentale che nell'utilizzo nelle aule di tribunale. Nel campo della biologia molecolare, della chimica e della balistica tecniche e metodologie si sono affinate in maniera decisiva ma relativamente ad altre discipline mediche e naturalistiche come antropologia, odontoiatria, botanica ed entomologia, questa crescita si è espressa realmente solo negli ultimi decenni e in modo discreto, rimanendo nel nostro Paese per lo più sconosciute, poco sfruttate ed a volte addirittura ignorate (MAGNI - DI LUISE, Le tracce orfane). L'entomologia forense appartiene a questo secondo gruppo, nonostante la sua “nascita” venga comunemente fatta risalire al 1894, data di pubblicazione del primo lavoro relativo a questo argomento che rispettasse il metodo galileiano (M ÉGNIN) . Conosciuta a livello internazionale come Forensic Entomology, viene definita come quel ramo della zoologia che si dedica allo studio degli insetti e degli altri artropodi (raggruppamento sistematico, Phylum Arthropoda, di animali invertebrati che comprende trilobiti, crostacei, aracnidi, millepiedi e insetti), dal cui esame è possibile ricavare elementi decisivi per la persecuzione di un reato (MAGNI e altri, Entomologia forense; MAGNI - DI LUISE, Gli insetti nelle scienze forensi). Questa disciplina affonda le sue radici nell'entomologia classica, cioè nello studio della biologia e del comportamento degli insetti ma l'applicazione di questa materia al campo criminalistico si basa sul fatto che questi animali entrano molto facilmente in contatto con l'uomo e con i suoi prodotti; inoltre, questi animali sono i maggiori responsabili della decomposizione della materia organica, quindi del deterioramento di cadaveri e carcasse. Per le loro caratteristiche biologiche la loro attività e il loro sviluppo si modulano in risposta all'ambiente di vita ed alle sue variazioni e, quindi, se l'ambiente in questione è una scena del crimine, la comunità degli insetti può diventare uno specchio degli eventi occorsi. Lo specialista di questa disciplina, l'entomologo forense, grazie alla sua preparazione naturalistica e criminalistica, è in grado di leggere la chiave biologica lasciata dagli insetti sulla scena del crimine e di interfacciarsi attivamente e positivamente con le altre figure che lavorano alle indagini.Attualmente le competenze in ambito di entomologia forense si sono moltiplicate grazie ai validi contributi sperimentali ottenuti dai centri di ricerca di tutto il mondo e l'applicazione di queste conoscenze anche in Italia sta riscuotendo sempre più consensi grazie alla sempre maggiore apertura del mondo medico e giuridico alle scienze forensi di recente affermazione. Rimane comunque fondamentale che tutti i titolari delle indagini, non solo gli specialisti, siano a conoscenza delle potenzialità fornite dall'entomologia forense e delle procedure da adottare in sopralluogo. Questo è infatti l'occasione unica e fondamentale dove il corretto approccio investigativo e la selezione e raccolta delle evidence sono responsabili del buon esito dei successivi accertamenti tecnici di laboratorio e quindi del successo nelle indagini. Il termine forense viene dal latino forum e significa attinente al tribunale (foro) e alla discussione pubblica. Le scienze forensi, quindi, comprendono quelle scienze la cui applicazione avviene allo scopo di risolvere casi giudiziari. Nella realtà dei fatti non esistono “scienze forensi” per antonomasia, ma qualunque scienza, intesa come attività che persegue il metodo scientifico sperimentale, che trovi applicazione in un caso giudiziario si “trasforma” in una scienza forense. Nel caso dell'entomologia forense sono le informazioni biologiche ed ecologiche sugli insetti e sulla loro relazione con l'uomo e i suoi prodotti ad essere “trasferite” in un contesto giudiziario. Il collegamento tra presenza di un cadavere e attività degli insetti viene per la prima volta contestualizzata in ambito giudiziario nel XIII secolo, in Cina. La storia narra che gli insetti che si depositarono sul falcetto di un contadino fecero insospettire l'agente della Polizia locale, in cerca dell'assassino di altro lavoratore delle risaie (MAGNI e altri, cit.). In questo caso si viene a delineare per la prima volta il profilo di un nuovo indirizzo di studio, che mette in relazione la presenza degli insetti con casi di morte violenta o altri crimini (DI LUISE - MAGNI - SARAVO). È però solo alla fine del 1800 che questa relazione viene trattata seguendo il metodo scientifico sperimentale. Il medico francese Jean Pierre Mégnin fu così in grado di determinare il parallelismo tra l'avanzamento della decomposizione cadaverica e il susseguirsi di gruppi di insetti decompositori, che chiamò squadre di lavoratori della morte, e nel 1894 pubblicò il suo lavoro, ancora attualmente considerato la pietra miliare di questa disciplina: La faune des cadavres. Application de l'Entomologie à la Médicine Légale (M ÉGNIN) .
In condizioni di clima temperato (in ambiente terrestre e con temperature non eccessivamente alte o basse) la presenza di un cadavere o di una carcassa determina importanti e drastici cambiamenti in pochissimo tempo: l'odore della consunzione organica richiama l'attività di molti animali che si trovano improvvisamente a disporre di una fonte di cibo che non fa resistenza ad essere predata. Tutti gli ecosistemi di nuova formazione sono caratterizzati dalla colonizzazione da parte di organismi detti pionieri, che modificano l'ambiente; in un secondo momento il substrato viene raggiunto da altri organismi, che si succedono con un ordine temporale preciso. Via via che l'ambiente subisce dei mutamenti, le specie cambiano, restano o lasciano i residui del loro passaggio, raggiungendo infine uno stato di equilibrio sia con il substrato che li circonda, che con le altre specie (MAGNI - JOURDAN). A seconda della situazione ambientale in cui giace la carcassa, potranno rendersi protagonisti della decomposizione grandi animali (uccelli, mammiferi, pesci), microfauna (piccoli mammiferi, rettili, insetti, etc.) e/o microrganismi (funghi, protozoi, batteri). La fauna cadaverica è costituita sia da organismi specializzati nella demolizione della materia in disfacimento (necrofagi, dal greco necro e phagos = che si nutrono di ciò che è morto), sia da specie opportuniste e/o occasionali, che tipicamente si alimentano di altre sostanze ma che non disdegnano questa fonte di cibo. Potranno inoltre essere presenti specie onnivore e parassiti di altri organismi: sul substrato cadaverico si viene quindi a sviluppare una interessante e complessa catena alimentare, ovvero la struttura trofica (dal greco throphe = nutrimento) che caratterizza l'ecosistema stesso. Di tutti gli organismi che concorrono alla distruzione della materia organica la classe più rappresentativa e attiva sia a livello qualitativo (numero di specie) che quantitativo (numero di organismi) è quella degli Insetti. Il tempo che occorre a questi organismi eterotermi (ossia, animali la cui termoregolazione prevede la variazione del proprio metabolismo in relazione a alla situazione ambientale, quindi una diminuzione della propria attività in condizioni di stress termico come basse temperature o in condizioni di assenza di fonti alimentari) per la demolizione della materia organica è ambiente e clima-dipendente e sarà in linea di massima più veloce in condizioni di alte temperature ed un moderato tasso di umidità, mentre più lento in ambienti secchi o molto freddi. Il ciclo di vita e l'avvicendamento degli insetti ad un substrato cadaverico sono inoltre in stretta dipendenza da fattori artificiali quali presenza di sostanze tossiche, coperture più o meno ermetiche, fattori incendiari e masse d'acqua, che limitano sia la presenza che la sopravvivenza di questi animali (MAGNI e altri). L'attività degli insetti determina un'importante perdita della massa iniziale in un tempo più o meno lungo. La diminuzione della massa cadaverica si traduce in una perdita di informazioni relative al cadavere o alla carcassa stessa, quindi per il medico legale sarà estremamente complesso acquisire informazioni relative al tempo dalla morte, alla presenza di ferite, all'uso o all'abuso di sostanze tossiche, all'avvenuta violenza, etc. L'entomologo forense, analizzando la fauna cadaverica nel suo complesso e rapportandola al particolare contesto della specifica scena del crimine, è in grado di recuperare quelle informazioni andate perdute a causa della decomposizione e in mancanza delle quali la ricostruzione degli eventi risulta essere estremamente complessa. Va da sé che sia necessario che l'esperto di questo settore abbia una preparazione approfondita in termini di entomologia, scienze naturali, criminalistica e gestione del sopralluogo. Gli insetti necrofagi
Gli organismi appartenenti alla Classe Insecta costituiscono attualmente la percentuale più numerosa del regno animale, perché le grandi capacità di adattamento e di colonizzazione dovute alla loro biologia ne hanno permesso l'insediamento in qualunque ambiente. Gli insetti necrofagi hanno la caratteristica di possedere organi di senso altamente specializzati all'individuazione del substrato cadaverico fin dalle prime fasi post-mortali, quando la degradazione della materia organica determina lo sviluppo di gas e di odori particolari. Grazie alle proprie caratteristiche morfologiche, fisiologiche ed ecologiche, gli insetti sono solitamente i primi organismi che trovano ed iniziano a modificare una sostanza in disfacimento, sia essa carogna animale o derrata vegetale; anche la degenerazione del corpo umano, in condizioni naturali, è accompagnata dalla presenza di questi importanti decompositori (MAGNI e altri). È stato osservato che gli insetti attratti dai resti in via di decomposizione sono un numero molto ampio, oltre 400 specie (BYRD - CASTNER), ma gli Ordini che giocano un ruolo attivo nel processo di decadimento e che risultano essere maggiormente indicativi ai fini forensi sono in particolare due: i ditteri (Ordine Diptera, tipiche “mosche” e “larve”) ed i coleotteri (Ordine Coleoptera, tipici piccoli “scarafaggi”). Oltre questi animali può essere presente anche una massiccia fauna non specializzata nella decomposizione: questi organismi posso assumere ruolo di competitori, predatori e parassiti della fauna cadaverica. Queste specie possono avere un'azione trascurabile o a volte importante, tanto da inibire in parte o del tutto lo sviluppo di alcune specie normalmente utilizzate come principali indicatori forensi. In generale i ditteri sono i primi insetti che colonizzano il substrato cadaverico. Le mosche adulte depongono uova o individui immaturi che danno inizio alla colonizzazione, mentre solo in un secondo momento altri gruppi, in particolare alcuni coleotteri, si introducono nei resti e continuano il processo di decomposizione, fino a che non rimane nulla di commestibile. Il susseguirsi di gruppi costituiti da diverse specie di insetti e altri artropodi caratteristici dello stadio di degradazione cadaverica in atto prendono il nome di ondate di successione (successional waves) (BYRD - CASTNER). Su un corpo in decomposizione gli insetti possono essere presenti nei loro diversi stadi di sviluppo, quindi apparire in diverse forme: uova, larve, pupe, pupari e adulti. Lo stadio di sviluppo è indicativo dell'età dell'insetto. Dalla deposizione dell'uovo o delle larve si susseguono diverse fasi di crescita (specie-specifiche e ambiente-dipendenti, definite stadi di vita o stadi di sviluppo o instar), fino al raggiungimento, a seguito della metamorfosi, dello stadio di insetto adulto.
I reperti entomologici acquisiti nell'ambito di un caso giudiziario o prelevati da allevamenti sperimentali devono essere esaminati con metodologie classiche e con analisi tecnico-forensi. Le prime permetteranno di individuare le specie di insetti presenti, di definire il loro stadio di vita e di inquadrare le condizioni ecologiche di sviluppo, mentre con le metodologie tecnico-forensi gli insetti saranno usati in alternativa ai classici campioni biologici di riferimento nelle analisi biomolecolari e tossicologiche (MAGNI e altri, cit.; HASKELL - WILLIAMS; BYRD - CASTNER; AMENDT e altri). I due metodi non sono alternativi e permettono di ottenere risposte a svariati quesiti. Il tempo intercorso dalla morte: P.M.I. e C.I.
Le osservazioni in sede di sopralluogo sono estremamente importanti per instradare le indagini degli inquirenti ma è solo con l'esame autoptico che molti quesiti troveranno risposta. In questo contesto, solo la competenza del medico legale, la professionalità degli ausiliari da lui scelti e dalle capacità degli altri consulenti tecnici nominati dal pubblico ministero (specialisti in tossicologia, biologia molecolare, entomologia e quant'altro) potranno portare al buon esito del corso delle indagini. In sopralluogo o durante le indagini di sala settoria, il medico legale si trova di fronte ad una questione estremamente complessa da risolvere: il tempo intercorso dalla morte (comunemente conosciuto con l'acronimo P.M.I., Post Mortem Interval). L'identificazione di questo aspetto è risolutiva nel senso di poter fornire o privare un indiziato di un alibi e, quindi, di far prendere strade diverse alle indagini. Sfortunatamente, questo dato è molto complesso da analizzare e, quando possibile, il medico legale può proporre un range di tempo, mai un orario preciso (come erroneamente viene spesso proposto nelle pellicole cinematografiche). Al momento, uno dei più utili sistemi di valutazione dell'epoca della morte è il Nomogramma di Henßge (Henßge), basato sul decadimento della temperatura del cadavere. I dati richiesti sono: il peso corporeo del cadavere (moltiplicato per fattori di correzione specifici del nomogramma), la temperatura rettale e la temperatura ambientale rilevata seguendo accorgimenti specifici. La temperatura ambientale deve essere misurata vicino al cadavere e devono essere segnalate la temperatura dell'aria, del suolo, quella al di sotto di tappeti o negli spazi del terreno e se ci fosse una differenza tra temperatura del suolo e del sottosuolo è necessario estrapolarne la media; inoltre, viene richiesta la temperatura delle zone vicino al luogo del rinvenimento del corpo, con particolare attenzione alle fonti di riscaldamento/raffreddamento. I limiti del metodo sono stati evidenziati dallo stesso Henßge e sono relativi alla variabilità del fenomeno del raffreddamento cadaverico, all'impossibilità di utilizzare il metodo in casi limite e nel caso in cui l'operatore non possa applicare i fattori correttivi. Inoltre, va sottolineato che la mancanza di un solo dato e l'erronea acquisizione dei dati ambientali, può inficiare completamente la sua utilità. In linea di massima, basandosi sui classici segni post-mortali (algor, livor, rigor mortis), tra le 24 ore e 3 giorni dal decesso i dati che un medico legale può utilizzare per la determinazione del periodo intercorso dal decesso diminuiscono fino a scomparire e viene quindi persa un'informazione fondamentale per le indagini. Fortunatamente, quell'intervallo di tempo è utile agli organismi decompositori per raggiungere il cadavere ed iniziare la loro opera di colonizzazione, dando inizio all'orologio biologico della morte, ultima risorsa utile per ottenere dati relativi alla datazione della morte stessa. Gli insetti risultano essere ottimi indicatori biologici dei tempi di morte grazie alla loro particolare biologia e al fatto che giungono sul cadavere secondo uno schema tipico che prevede un susseguirsi ondate di colonizzazione, la cui velocità di azione è in dipendenza alle temperature ambientali e micro-ambientali. Lo specialista, rapportando le specie presenti sulla scena di morte con il loro stadio di vita e con i fattori ambientali che ne hanno governato la crescita, sarà in grado di determinare da quanto tempo gli insetti si trovano sul cadavere e quindi ipotizzare un intervallo di morte. In realtà, il valore temporale che è possibile ottenere dallo studio della fauna cadaverica è l'intervallo di colonizzazione (C.I. Colonization Interval) (MAGNI e altri, cit.; BYRD - CASTNER), cioè il tempo compreso tra la colonizzazione del cadavere da parte degli insetti e il ritrovamento del corpo (o il campionamento degli stessi), non il reale tempo di morte. Questo accade perché è possibile calcolare correttamente il tempo necessario agli insetti per completare il loro sviluppo, non è possibile determinare il lasso di tempo compreso tra il decesso e l'inizio della colonizzazione stessa. Di conseguenza, il C.I. viene anche chiamato P.M.I. minimo. In generale, la colonizzazione da parte degli insetti sarà rallentata se fattori fisici (basse temperature, pioggia, coperture ermetiche, seppellimento, etc.) o chimici (pesticidi, insetticidi, altre sostanze chimiche e tossiche, etc.) agiscono sul luogo di morte e sul corpo. Da questo punto di vista ogni caso è riferibile esclusivamente alle circostanze specifiche ed ai lavori sperimentali accettati dalla comunità scientifica internazionale. La possibilità di ottenere un dato come il C.I. è di fondamentale importanza soprattutto quando le stime medico-legali non sono più attendibili per via della decomposizione. Sono informazioni che possono essere applicate sia a casi in cui la vittima sia un uomo che un animale, quindi ad indagini sia su morti sospette che su casi, ad esempio, di bracconaggio (MAGNI e altri, cit.).
Tempo di infestazione
Parassitosi definite miasi (infestazione su soggetti in vita dovuta a larve di ditteri attive su piaghe, ferite e orifizi) sono tipiche di persone maltrattate e che necessitano cure, come anziani e bambini. L'analisi entomologica in questi casi permetterà di individuare da quanto tempo tali soggetti sono infestati ipotizzando quindi il periodo di negligenza subita e, nel caso del rinvenimento di un cadavere, lo specialista sarà in grado di discernere il tempo di infestazione (durante la vita) e di colonizzazione (dopo la morte) e fornire ulteriori elementi agli inquirenti (MAGNI e altri, cit.; BYRD - CASTNER). Anche in questo caso le indagini possono essere portate avanti sia sull'uomo che sugli animali.
Questo tipo di analisi si basa sul fatto che solo alcuni insetti hanno la possibilità di raggiungere luoghi come il sottosuolo e l'acqua e che il loro sviluppo, quantificabile, è nettamente diverso, o subisce importati modificazioni, rispetto quello registrato in condizioni tipiche. Un corpo sepolto determina modificazioni sia nell'andamento della decomposizione organico-istologica, sia nella presenza e nelle attività degli insetti cadaverici. Molti insetti, infatti, non sono in grado di scavare per raggiungere il cadavere, e sotto terra la decomposizione è rallentata a causa della protezione dagli agenti esterni. Inoltre fattori come profondità e compattezza del suolo possono determinare diversi gradi di colonizzazione e tempi di decomposizione. Nel caso in cui il cadavere venga occultato in acqua dolce o salata la colonizzazione ad opera di ditteri sarà impossibile sino al momento dell'emersione del corpo, perché le mosche non possono addentrarsi in ambiente acquatico (MAGNI e altri, cit.). In situazioni in cui invece il cadavere venga mantenuto sott'acqua per un periodo di tempo lungo (con dei pesi, o all'interno di una vettura) è in primo luogo fondamentale ricordare che in ambiente acquatico sia marino che dulciacquicolo non esiste una fauna prettamente specializzata nella demolizione delle carcasse. Ad intervenire saranno quindi per la maggior parte animali opportunisti (pesci, rettili, mammiferi), mentre alcuni insetti potranno sfruttare il corpo come ricovero o substrato di sviluppo. Gli studi sperimentali e l'osservazione di casi reali in queste situazioni sono molto esigui, ma permettono comunque di ottenere indicazioni importanti, soprattutto grazie ai caratteristici cicli di vita stagionali (MERRITT - WALLACE). Il depezzamento può avvenire immediatamente alla morte o dopo un certo periodo: colonie di insetti diversificate nei distretti corporei possono essere indice dei tempi in cui è avvenuto il vilipendio. Un cadavere completamente carbonizzato generalmente non viene colonizzato per mancanza effettiva di substrato alimentare. Se evento incendiario non fosse estremamente drastico gli insetti sono in grado di colonizzare le parti illese e le lesioni causate dall'azione del fuoco sul corpo (HASKELL - WILLIAMS). Spostamento di un corpo
È possibile supporre lo spostamento di un corpo se l'analisi degli insetti attivi su di esso indica la presenza di organismi “atipici” rispetto il luogo di rinvenimento. Questa conclusione si basa sull'assunto che ogni ambiente è abitato, oltre che da insetti cosmopoliti, da esapodi specifici della nicchia ecologica in studio, quindi il campionamento di artropodi non facenti parte dell'ambiente di rinvenimento del cadavere può rivelarsi un'indicazione preziosa (HASKELL - McSHAFFERY - WILLIAMS). Questo vale per la rimozione e gli spostamenti sia di cadaveri che di merci e sottolinea il fatto che l'operatore non deve soffermarsi sul campionamento esclusivo degli insetti tipici della decomposizione, ma di tutti quelli che sono presenti sul cadavere o nei pressi di esso. Presenza di ferite
Le mosche adulte, nel rilasciare le proprie uova, utilizzano delle zone di deposizione preferenziali. Queste zone sono caratterizzate da alto tenore di umidità (perchè le uova necessitano di essere idratate per sopravvivere) e facile accesso verso le parti interne del corpo (per facilitare l'alimentazione delle piccole larve appena schiuse). Di conseguenza, le zone preferenziali sono gli orifizi e le ferite presenti su un corpo. Quando però le larve iniziano a nutrirsi nei pressi della ferita, la loro attività vorace andrà a modificare la struttura stessa della ferita, facendo perdere informazioni importanti. Allo stesso tempo, la presenza di larve in luoghi inusuali, può far sospettare la presenza di ferite non considerate precedentemente.
Dati tossicologici e insetti: entomotossicologia
L'entomotossicologia (BYRD - PEACE) si occupa della determinazione qualitativa delle sostanze farmacologiche, tossiche e stupefacenti presenti negli insetti che si sono nutriti del corpo stesso, in alternativa a campioni tipici come organi e fluidi corporei del cadavere. L'utilizzo del campione entomologico risulta particolarmente utile quando la decomposizione cadaverica impedisce il reperimento di urina, sangue e altri tessuti o se l'avanzato stadio di decomposizione ne rende impossibile l'utilizzo. Gli insetti della prima ondata forniscono le informazioni più complete ma i gruppi successivi, predando i primi, possono accumulare secondariamente le stesse sostanze. L'analisi tossicologica degli insetti avviene secondo le tecniche della tossicologia classica e i dati relativi alla composizione del principio tossico sono in alcune circostanze maggiormente attendibili rispetto a quelle tessuti cadaverici (MAGNI e altri, cit.). Lo studio della presenza delle sostanze tossiche, stupefacenti, psicotrope, etc. negli insetti è fondamentale per ottenere informazioni aggiuntive sulle cause di morte, ma anche per ipotizzare una modificazione dei tempi di crescita (e quindi di determinazione del C.I.) dovuta alla presenza di questi elementi. È stato appurato sperimentalmente che le larve di ditteri sono in grado di accumulare le particelle che costituiscono i residui di polvere da sparo (G.S.R., Gunshot residues) e le sostanze acceleranti e infiammabili come petrolio e cherosene (MAGNI e altri, cit.; BYRD - CASTNER).
Dati biomolecolari
Gli insetti che si nutrono del substrato cadaverico sono un'importante fonte di dati biomolecolari:
L'analisi della specie per via biomolecolare è molto importante nel caso in cui i campioni di cui si dispone siano rovinati o molto immaturi e/o risulti impossibile organizzare un allevamento. La “tipizzazione” del DNA umano contenuto negli insetti risulta particolarmente utile quando il soggetto rinvenuto cadavere si trova in avanzato stadio di decomposizione o, in casi particolari, quando è presente fauna necrofaga ma non una salma e quando non si ha la certezza che gli insetti appartengano alla biocenosi cadaverica. Sperimentalmente è inoltre stata documentata la possibilità di rilevare e caratterizzare il materiale spermatico rinvenuto all'interno del tratto intestinale di larve di ditteri. Ciò è reso possibile dal fatto che le metodologie e le strumentazioni attuali, ormai validate a livello mondiale, possiedono una sensibilità di rilevazione dell'ordine di poche decine di picogrammi, limite raggiunto soprattutto grazie alla messa a punto di protocolli di estrazione specifici. La scoperta di nuovi “marcatori” genetici (una sorta di “contrassegni” molecolari), infine, sta contribuendo ad allargare l'arsenale di strumenti a disposizione dei genetisti forensi, ad accrescere la percentuale di successo nell'analisi di campioni altamente degradati (es. MiniSTR, SNiPs) ed a riconoscere i contributi maschili da quelli femminili in una miscela genotipica (es.: marcatori dei cromosomi X e Y). I marcatori sono gli stessi utilizzati nella routine dai laboratori delle Forze dell'Ordine consentendo, sotto alcune condizioni biostatistiche, un R.M.P. (Random Match Probability) del profilo genotipico dell'ordine di 1 su 10 (in altre parole 1 su 10.000.000.000.000.000 di individui). I dati ottenuti sono quindi direttamente confrontabili con quelli presenti negli archivi dei laboratori delle Forze di Polizia. Per lo stress degradativo a cui è sottoposto il DNA nucleare contenuto in tali reperti, particolare attenzione dovrà essere riposta nelle metodiche di conservazione dei campioni e di estrazione del DNA (MAGNI e altri, cit.).
Gli insetti sulla scena del crimine
La scena del crimine si pone all'interno delle indagini come un evento unico ed estremamente complesso ma soprattutto irripetibile. La sua accurata analisi, in sede di sopralluogo giudiziario, è quindi l'operazione più importante e delicata durante il corso di un'investigazione. Gli insetti oggetto delle indagini dell'entomologo forense possono fornire stime oggettive del tempo intercorso dalla morte ed offrire valide informazioni relative alle circostanze del decesso solo se vengono correttamente raccolti e conservati sia durante il sopralluogo sulla scena del crimine che nell'ambito l'attività necroscopica. In seguito a numerosi lavori sperimentali e al confronto tra le esperienze pratiche di professionisti di tutto il mondo è stato possibile definire alcuni standard (AMENDT e altri, Best practice in forensic entomology), attualmente accettati dalla comunità scientifica, che permettono all'entomologia di elargire un contributo sempre più ampio e preciso alle indagini. Queste direttive riguardano sia il campionamento e la conservazione degli insetti che la registrazione dei parametri climatico-ambientali indispensabili per una corretta valutazione entomologica.
Come brevemente accennato in precedenza, l'entomologia forense offre enormi potenzialità alle indagini. L'acquisizione di una sempre maggiore conoscenza delle specie di insetti presenti nei diversi ambienti ed il censimento delle svariate situazioni in cui questi animali possono diventare protagonisti sulla scena di un crimine sono però il passo fondamentale da compiere verso la possibilità di rendere l'entomologia forense un mezzo sempre più efficace per contribuire alla soluzione di casi criminosi. L'applicazione delle conoscenze in campo entomologico sulla scena del crimine riscontra ogni anno sempre più consensi in Europa e nel Mondo ma attualmente in Italia i centri di studio e di ricerca che rivolgono la propria attività in questa direzione sono in numero estremamente limitato. È fondamentale che coloro che si occupano delle indagini siano a conoscenza del potenziale fornito dall'entomologia forense perché le maggiori problematiche nella gestione della scena criminis sorgono soprattutto a causa dell'imperfetta comunicazione fra le parti interessate, della mancanza di coordinamento e sinergia tra gli operatori che, nel complesso, possono generare una frammentaria rilevazione degli elementi utili alle indagini. La ricerca delle fonti di prova, le analisi di laboratorio e l'interpretazione dei dati dipendono fortemente dal sopralluogo giudiziario e competenza da parte dello specialista. Ciò impone che il rigore e la metodicità non lascino spazio all'improvvisazione, senza comunque dimenticare che il contesto investigativo di una scena del crimine può essere estremamente dinamico e mutevole. In generale il binomio vincente per le indagini su una scena del crimine è costituito dalla qualificazione del personale e dal continuo aggiornamento delle metodologie e delle strumentazioni. Ciò è vero anche rispetto all'applicazione delle Scienze Forensi cosiddette “secondarie”. Un importante sforzo deve quindi essere compiuto per ampliare il livello di uniformazione delle procedure e per incrementare il grado di “interoperabilità” tra le tradizionali e le “nuove” figure professionali, quali lo specialista in entomologia forense. Solo l'armonica gestione del sopralluogo e l'accurata stima delle concrete necessità investigative si tradurranno in un insieme di strumenti atti a contribuire in modo decisivo alle risoluzione del caso, dando risposta ai fondamentali interrogativi della sfera investigativa. AMENDT, CAMPOBASSO, GAUDRY, REITER, LEBLANC, HALL, Best practice in forensic entomology - Standards and guidelines, International journal of legal medicine, 2007, 121(2):90-104. AMENDT, GOFF, CAMPOBASSO, GRASSBERGER, Current Concepts in Forensic Entomology, Springer, 2010; Beyer, Enos, Stajic, Drug identification through analysis of maggots, J Forensic Sci, 1980; 25(2):411-2; BYRD, CASTNER, Forensic Entomology – The utility of arthropods in legal investigation, II ed., CRC Press, Boca Raton, FL, USA; 2010; BYRD, PEACE, Entomotoxicology: Drugs, Toxins, and Insects, in Kobilinsky L, Forensic Chemistry Handbook, 2011, p. 483-99; DI LUISE, MAGNI, SARAVO, Gli insetti al servizio degli inquirenti. Rassegna dell'Arma dei Carabinieri, 2007, LV(1):129-201; DI LUISE, MAGNI, STAITI, SPITALERI, ROMANO, Genotyping of human nuclear DNA recovered from the gut of fly larvae, Forensic Sci Int: Genetics Supplement Series, 2008, 1(1):591-2; GHERARDI, COSTANTINI, Death, elderly neglect and forensic entomology, European Association for Forensic Entomology (EAFE) Conference; London, 2004; HASKELL, MCSHAFFREY, WILLIAMS, PLESS, Identification of a red “fiber”: chironomid larvae, J Forensic Sci 1989, 34(3):617-21; HASKELL, WILLIAMS, Entomology & Death: A Procedural Guide, II ed, Forensic Entomology Partners, Clemenson, SC, USA; 2009; HENßGE, Death time estimation in case work, I. The rectal temperature time of death nomogram Forensic science international, 1988, 38:209-36; MAGNI, DI LUISE Gli insetti nelle scienze forensi, in Curtotti, Le investigazioni sulla scena del crimine Norme, tecniche, scienze, Torino, 2013, p. 719-42; MAGNI, DI LUISE, Le tracce orfane: botanica, micologia, zoologia, microbiologia e geoscience nel mondo forense, in Curtotti, Le investigazioni sulla scena del crimine Norme, tecniche, scienze, Torino, 2013, p. 743-89; MAGNI, JOURDAN, Entomologia Forense: la disciplina classica e i suoi nuovi sviluppi, in Giusti Trattato di Medicina Legale e Scienze Affini, IX, Padova, 2008, p. 37-62; MAGNI, MASSIMELLI, MESSINA, MAZZUCCO, DI LUISE, Entomologia Forense. Gli insetti nelle indagini giudiziarie e medico-legali, Torino, 2008. MÉGNIN, La faune de cadavres. Application de l'entomologie à la médicine légale, in Masson, Paris Encyclopedie Scientifique des Aide-Memoire, 1894; MERRITT, WALLACE, The role of aquatic insects in forensicinvestigations, in Byrd, Castner, Forensic entomology The utility of arthropods in legal investigation, II ed. Boca Raton, FL: CRC Press, 2010, p. 271–319. Affliation
Paola A. Magni, Entomologo forense - Ph.D. Lecturer in Forensic Science, Murdoch University |