L'approccio alla scena del crimine tramite la geofisica forense ed i cani da cadavere
16 Giugno 2016
Abstract
A prescindere dalla tipologia di reato e dalle modalità di intervento sul luogo del delitto, recentemente l'approccio alla scena del crimine si è evoluto grazie all'aiuto delle geoscienze forensi. Studiare, conoscere ed interpretare l'ambiente ed il territorio nel quale il reato stesso ha avuto luogo è fondamentale per dare una corretta direzione alle indagini investigative. Questo perché bisogna essere in grado di cercare e raccogliere adeguate informazioni dall'ambiente per porle nello specifico contesto criminale e nella sua dinamica, effettiva e presunta. In particolare, tale approccio, in prima battuta, prevede l'impiego di diversi strumenti di analisi a differente scala e totalmente non invasivi. La geofisica, a scala locale, permette sicuramente la localizzazione e la mappatura precisa di oggetti (ad es. fusti metallici o armi), corpi (ad es. sepolture) o cavità (ad es. bunker), di varia natura e dimensioni, obliterati sottoterra o sott'acqua (generalmente, in geofisica forense viene coinvolto l'utilizzo di strumentazioni elettromagnetiche, quali il georadar o il metal detector). Di concerto con tali strumenti, i cani da cadaveri sono essenziali per completare il quadro investigativo primario, fornendo informazioni utili per avere un ulteriore riscontro della suddetta investigazione geofisica. Introduzione
Le indagini geofisiche si basano su tecniche di misura proprie della fisica sperimentale classica e moderna e nella scienze forensi possono essere utilizzate principalmente per la ricerca di oggetti e corpi sepolti nel sottosuolo o nei manufatti, di inquinanti dispersi nel terreno, di discariche abusive, di camere nascoste, di rifugi blindati, ecc. Il corretto uso di tali metodi richiede, innanzitutto, una chiarezza terminologica che eviti ogni ambiguità nella definizione della tecnica investigativa. Nella letteratura italiana ed internazionale dedicata all'applicazione dei metodi fisici alle indagini investigative e giudiziarie esiste, infatti, una certa confusione nell'utilizzo dei termini remote sensing (in italiano telerilevamento) ed esplorazione geofisica. In senso lato, il termine inglese remote sensing si riferisce a metodi di misura che acquisiscono informazioni, a piccola o grande scala, relativamente ad un oggetto o ad un fenomeno, utilizzando appositi dispositivi che non si trovano in contatto fisico con l'oggetto in studio. Con l'avvento di nuove discipline quali l'antropologia forense, che si occupa del recupero e dello studio di resti umani, è sempre più chiara la multidisciplinarietà di questo campo. Tale multidisciplinarietà emerge soprattutto quando si tratta di “trovare” la vittima. Come già detto sopra, uno degli strumenti per effettuare la ricerca è il cane da cadavere. La figura del cane da cadavere, fino a poco tempo fa inesistente in Italia, è da decenni una componente importantissima dei team di ricerca di resti umani nei paesi anglosassoni e del nord Europa. La geofisica forense
La geofisica forense tratta la localizzazione e la mappatura di oggetti, corpi o cavità, di varia natura e dimensioni, obliterati sottoterra o sott'acqua, utilizzando strumenti propri della geofisica, per fini giudiziari. Nelle indagini forensi si applica una vasta gamma di tecniche geofisiche che hanno la potenzialità di verificare un contrasto delle proprietà fisiche tra un target ed il materiale in cui è sepolto. Generalmente, in geofisica forense viene coinvolto l'utilizzo di strumentazioni elettromagnetiche, quali il GPR (Ground Penetrating Radar o georadar) o il metal detector, attraverso i quali è possibile ottenere un'immagine approssimata della variazione della proprietà fisiche nei primi metri di terreno. Generalmente, anomalie delle variazioni dei parametri fisici possono risultare potenzialmente interpretabili come generate da materiali “estranei” sepolti. Con tali tecniche è quindi possibile individuare e delimitare precisamente il luogo di occultamento del target in questione, fino anche a riconoscere prove di occupazione umana o scavo del suolo, sia recente che a distanza di anni. Inoltre, i metodi geofisici hanno il potenziale di indagare rapidamente, in modo non invasivo, aree estese dove si è cercato di obliterare nel sottosuolo una sepoltura clandestina o, in generale, un target forense. La geofisica forense non è solo efficace per la ricerca e la localizzazione di armi o fusti metallici, sepolture e bunker, elementi particolarmente “visibili” e distinguibili dal contesto più o meno omogeneo di sepoltura od occultamento, ma è anche molto utile per individuare aree con elevati tassi di inquinamento chimico, dove i contaminanti immessi nel terreno ne alterano le proprietà fisiche in funzione della loro concentrazione e distribuzione geometrica. Un discorso similare può essere fatto anche per le sepolture umane in quanto i corpi in decomposizione rilasciano liquami facilmente identificabili dalle tecniche geofisiche in quanto alterano le proprietà chimico-fisiche del terreno circostante. Ovviamente, come per ogni disciplina nel campo delle geoscienze forensi, le indagini di geofisica forense devono essere condotte da personale esperto, a conoscenza non solo dei principi fisici ma anche delle nozioni adatte al tipo di indagine da eseguire. L'approccio geofisico richiede, dunque, specializzazione ed esperienza. Infatti la messa a punto degli strumenti, la conoscenza e la comprensione dei sottosuoli dell'area da indagare, la capacità di elaborazione e di interpretazione dei dati raccolti sono elementi fondamentali per la riuscita della campagna geofisica. I metodi geofisici sono molto sensibili a piccoli cambiamenti nelle proprietà del materiale della terra, mantenendo comunque un'alta risoluzione nel risultato. I dati sul campo vengono acquisiti attraverso una serie di misure effettuate secondo profili regolari e tra loro paralleli seguendo una maglia molto fitta preventivamente stabilita, legati alle dimensioni del bersaglio da individuare. Una volta completate le misure il geofisico elabora le informazioni tramite appositi software e dall'analisi di queste sarà in grado di produrre una mappa delle anomalie geofisiche rilevate. L'anomalia principale che il geofisico devono ricercare durante le loro investigazioni è il cosiddetto taglio che è presente in qualsiasi materiale nel momento in cui viene effettuato uno scavo clandestino. Tali tagli (siano essi nel terreno od in materiali rocciosi od artificiali come le rocce od il cemento) persistono per secoli fin dal momento in cui vengono effettuati. Tale taglio è ben evidente geofisicamente grazie alla differenza di proprietà chimico-fisiche e di compattezza tra il materiale circostante, il taglio ed il riempimento (sia esso eseguito con lo stesso tipo di materiale o con uno differente). Questa anomalia, quindi, è l'anomalia per eccellenza, sempre presente in qualsiasi caso di sepolture clandestine, siano esse per seppellire corpi, armi, fusti o qualsiasi altro materiale, ed ogni bravo geofisico dovrebbe saper distinguerla nelle proprie prospezioni. Ovviamente ogni investigazione ha le sue peculiarità per cui talvolta insieme al taglio è possibile riconoscere in un'analisi geofisica anomalie legate alla dispersione nel terreno di liquami o di oggetti metallici come bossoli e cartucce. Il capire bene il contesto in cui si sta operando risulta, quindi, di assoluta importanza per ottimizzare non solo la scelta delle metodiche da utilizzare ma anche e soprattutto per focalizzare a pieno lo studio integrato delle tecniche finora menzionate Mentre il metal detector è limitato alla sola ricerca di oggetti metallici sepolti a poca profondità, il georadar – il miglior metodo geofisico in campo di investigazione forense – permette di rilevare anomalie legate a differenti tipologie quali corpi sepolti, liquami di decomposizione, inquinanti, bunker, armi e qualsiasi oggetto sepolto che abbia una netta differenza con il background geologico naturale. Inoltre, il georadar ha ottimi risultati quando impiegato indoor, ovvero all'interno di abitazioni o capanni – costruiti od in costruzione – per cercare entrare segrete, bunker, intercapedini o ripostigli nascosti sotto il pavimento o dietro pareti di qualsiasi materiale (cemento – armato e non –, cartongesso, mattoni, etc.) (Fig. 1).
I cani da cadavere
I cani da cadavere (o con il termine internazionale K9. Sigla legata all'assonanza tra la pronuncia anglosassone della lettera ‘K' ed il numero ‘9' e la pronuncia inglese della parola canine – canino ) hanno il precipuo compito di localizzazione dei resti di una persona scomparsa. Nonostante lunghe ricerche nel campo tecnologico non si riesce a trovare un degno sostituto del cane che viene impiegato dal 1974 in queste operazioni. In questa data infatti fu addestrato il primo cane adoperato per la ricerca di cadaveri da parte del dipartimento di polizia di New York. Dopo aver accertato che il cane poteva essere un ottimo strumento, anche l'F.B.I. ha iniziato ad addestrane i cani per questo tipo di lavoro, compresi alcuni volontari della National Search and Rescue Association. L'utilizzo dei cani da cadavere si basa sul sensibilissimo olfatto di tali animali: in un cane di media taglia la superficie totale della mucosa olfattiva è di 150 cm2, contro i soli 5 cm2 di un uomo adulto, ed è spessa un decimo di millimetro contro i 5 millesimi di millimetro dell'uomo. Le cellule olfattive canine sono circa 225 milioni, contro i 15 milioni di un essere umano; come conseguenza, il cane ha una capacità 500/700 volte superiore di percepire odori. Il cane può percepire infatti l'odore di 2mg di siero di sangue od anche di 5mg di urina, e percepisce l'acido acetico in soluzione acquosa in rapporto di 1 parte su 1 milione. In pratica questi animali, grazie al loro fiuto particolarmente sviluppato e ad un programma specifico di addestramento, riescono a riconoscere quelle che sono le sostanze chimiche tipiche (un centinaio circa) rilasciate da un cadavere. Perché tuttavia l'odore possa essere rilevato, e pertanto comunicato, è necessario che superi una determinata soglia e che permanga nell'attenzione del cane per un periodo di tempo sufficiente: in altri termini è necessario che l'odore superi la soglia di stimolo ed abbia un elevato tempo di attenzione, ovvero sia sufficientemente intenso da innescare un riconoscimento, e permanga per un periodo di tempo sufficiente perché il cane vi presti attenzione e lo comunichi. Su tali funzioni si basa l'addestramento dei cani, che prevede l'utilizzo di esche di materiale odoroso: tale materiale può essere costituito da carne di maiale, pezze imbevute di sangue, denti umani, o sostituti chimici quali la cadaverina e la putrescina. La ricerca di un cadavere si configura per il cane come una battuta di caccia ove il cane si comporta da gregario e l'operatore è il capobranco; il rinvenimento del cadavere viene pertanto inteso come la cattura della preda, la cui spartizione viene riprodotta dall'utilizzo di un gioco preferito da parte dell'operatore. È chiaro che tale attività richiede un rapporto consolidato negli anni fra l'uomo e l'animale; già da cuccioli, l'operatore può iniziare un primo addestramento alla ricerca nascondendo i giocattoli del cane o abituando il cane a cercare cose od oggetti. Il training di base si basa su carne di maiale sepolta, tramite l'esecuzione di piccoli fori nel terreno di circa 3cm di diametro ad una profondità di una decina di metri, a distanza di circa 30 cm l'uno dall'altro, in linea retta per 10m e su più file sfasate fra loro di 15 cm. Il tipo di segnalazione richiede anch'esso un tipo speciale di addestramento: la maggior parte dei cani viene addestrata a segnalare fermandosi e sedendosi di fronte alla sorgente di odore aspettando la gratificazione; tale comportamento costituisce l'attesa per il salto del coniglio, ovvero per l'uscita dalla tana della preda localizzata. Il conduttore, senza farsi vedere dal cane, fa comparire il suo giocattolo nel punto fissato dal cane instaurando la gratificazione. In alternativa, il cane può grattare nel terreno, comportamento focalizzato a verificare se l'odore incrementa con l'asportazione del terreno. In altri cani maggiormente comunicativi si instaura un comportamento finalizzato a portare il conduttore sul luogo attraverso dei viaggi fra il luogo di segnalazione e la posizione dell'operatore. In alcuni casi è possibile effettuare dei sondaggi tramite T-bar nel terreno allo scopo di permettere una maggiore fuoriuscita dell'odore ed una sua maggiore identificazione. Le T-bar sono aste a forma di T della lunghezza di circa 100 cm, del diametro di cm 2.5, cave all'interno con apertura di 40 cm sul lato, utilizzate anche in ambito archeologico per verificare la consistenza del terreno in profondità per la ricerca di anomalie Da ciò si evince come il cane da solo non può risolvere tutti i problemi: occorre grande collaborazione e comunicazione tra i reparti di investigazione e una specifica preparazione del conduttore. Nel condurre una ricerca, per esempio, va tenuto conto che il tempo di concentrazione del cane in un esercizio mirato si riduce a 10/15 minuti. Pertanto l'area di ricerca va limitata alle reali possibilità che il cane incontri la fonte dell'odore perché questa possa essere minuziosamente ispezionata dall'animale. Su terreno scoperto l'area viene suddivisa in corridoi di circa 500 m2 disponendosi perpendicolarmente alla direzione del vento. Ognuno di questi corridoi verrà considerato un settore e classificato con numeri o lettere. In alcuni, molto rari e particolari casi il cane da cadavere è talmente addestrato ed ha raggiunto un livello tale di sofisticazione da percepire la differenza tra sostanza organica umana ed animale. Grazie al metodo del condizionamento usato nell'addestramento dei cani, questi siano in grado di riconoscere qualsiasi sostanza chimica venga fissata nella loro memoria olfattiva dal proprio addestratore (è il caso, per esempio, dei cani addestrati dall'Unità Cinofila della Polizia di Stato di Milano Malpensa). Infine, è da sottolineare come tali cani siano in grado di fiutare la presenza di un corpo anche sommerso in acqua. I cani non si immergono, basta solo il contatto con il pelo dell'acqua perché siano sufficientemente vicini alla fonte. Dall'imbarcazione sono già in grado di cogliere queste particelle volatili rilasciate dal corpo umano in decomposizione. Magari stanno in stand-by per tutto il tempo, addirittura sonnecchiano, ma nel momento in cui entrano nel cono di odore e percepiscono la possibilità di identificazione delle sostanze chimiche che sono addestrati a riconoscere danno immediatamente il segnale che qualcosa in quel punto c'è. Nella maggior parte delle occasioni, i cani sono la più efficace ed efficiente risorsa. In combinazione con altre risorse tecniche, il cane può dare l'esatta indicazione di dove iniziare gli scavi salvaguardando così l'integrità dei reperti da recuperare.
L'approccio geofisico richiede specializzazione ed esperienza. Infatti la messa a punto degli strumenti, la conoscenza e la comprensione dei sottosuoli dell'area da indagare, la capacità di elaborazione e di interpretazione dei dati raccolti sono elementi fondamentali per la riuscita della campagna geofisica, in particolare in ambito forense. Se l'acquisizione del dato georadar potrebbe sembrare cosa banale (in realtà è complessa e delicata anch'essa), la sua interpretazione richiede anni di esperienza e innumerevoli studi. Inoltre, bisogna che chi commissiona tale indagine geofisica (sia esso il giudice, la polizia, il pubblico ministero o l'avvocato) conosca non solo le potenzialità dello strumento ma anche i suoi limiti. Non si tratta di una bacchetta magica ma di uno strumento scientifico che in quanto tale ha delle incertezze nella misurazione che devono essere tenute in considerazione al momento dell'acquisizione ed interpretazione del dato. Ugualmente, i cani da cadavere, pur essendo una valida risorsa, sono esseri viventi ed in quanto tali talvolta inclini ad errare se utilizzati nel modo sbagliato. Inoltre, la loro piena potenzialità è ancora da esplorare: tuttavia, è da ricordare che il successo delle operazioni di ricerca dipende anche dall'organizzazione dell'attività, che deve tenere conto della fatica e delle possibili distrazioni del cane. Di fondamentale importanza risulta pertanto la coordinazione fra diversi cani e la pianificazione dell'attività con le altre figure presenti sul posto, come il geofisico, il geologo, l'archeologo forense od il medico legale. BARONE, 2012. Archaeology, Geophysics and Forensic: United We Stand, Divided We Fall. Proceedings of 31st Conference of the National Group of Solid Earth Geophysics (GNGTS 2012), Potenza 20-22 November; BARONE, DI MAGGIO, FERRARA, 2015a. Forensic Geo-Archaeology in Italy: Materials for a Standardisation. International Journal of Archaeology. Special Issue: Archaeological Sciences, 3, 1-1, pp. 45-56. DOI: 10.11648/j.ija.s.2015030101.16 BARONE, DI MAGGIO, FERRARA, 2015b. Not necessarily buried bodies: forensic GPR investigations from criminal to civil justice, in Proceedings of the 8th International Workshop on Advanced Ground Penetrating Radar (IWAGPR), IEEE, Florence 2015, pp. 1-4. DOI: 10.1109/IWAGPR.2015.7292681 BARONE, FERRARA, PETTINELLI, ANNAN, FAZZARI, REDMAN, 2012. Forensic Geophysics: how GPR could help police investigations. Proceedings of the 18th European Meeting of Environmental and Engineering Geophysics of the Near Surface Geoscience Division of EAGE, Paris, 3-5 September 2012. DOI: 10.3997/2214-4609.20143307 BARONE, SWANGER, STANLEY-PRICE, THURSFIELD., 2016.Finding graves in a cemetery: Preliminary forensic GPR investigations in the Non-Catholic Cemetery in Rome (Italy), Measurement, 80 (February), 53–57. DOI: doi:10.1016/j.measurement.2015.11.023 DE SOUZA, 2009. Ground Penetrating Radar for Forensics. CINDE Journal, 30, 4, pp. 16-17. DI MAGGIO, BARONE, PETTINELLI, MATTEI, LAURO, BANCHELLI, 2013. Geologia forense. Introduzione alle geoscienze applicate alle indagini giudiziarie, Palermo, 2013, pp. 320. DONNELLY and HARRISON, 2010. Development of geoforensic strategy & methodology to search the ground for an unmarked burial or concealed object, Emergency Global Barclay Media Limited, Custom Print, Manchester. July, pp. 30–35. PRINGLE, RUFFELL, JERVIS, DONNELLY, McKINLEY, HANSEN, MORGAN, PIRRIE, HARRISON, 2012. The use of geoscience methods for terrestrial forensic searches. Earth-Science Review, 114, 1-2, pp. 108-123. DOI: 10.1016/j.earscirev.2012.05.006 PYE and CROFT, 2004. Forensic Geoscience: Principles, Techniques and Applications. Special Publications 232, Geological Society, London. REBMAN, DAVID, SORG, 2000. The cadaver dog handbook: forensic training and tactics for the recovery of human remains, CRC Press, Boca Raton, FL. RUFFELL, 2004. Burial location using cheap and reliable quantitative probe measurements. Diversity in forensic anthropology. Forensic Science International, 151, pp. 207–211. DOI: 10.1016/j.forsciint.2004.12.036 RUFFELL and McKINLEY, 2008. Geoforensics. Wiley-Blackwell, Chichester. ISBN: 978-0-470-05734-6 SCHULTZ, 2012. The Application of Ground-Penetrating Radar for Forensic Grave Detection. In D. Dirkmaat (ed.), A Companion to Forensic Anthropology, Chapter 4, Wiley & Sons, pp. 85-100, DOI: 10.1002/9781118255377.ch4 STEJSKAL, 2013. Death, Decomposition, and Detector Dogs: from Science to Scene, CRC Press, Taylor & Francis. Affiliation
Pier Matteo Barone, Adjunct Professor – The American University of Rome e GeoscienzeForensi Italia Rosa Maria Di Maggio, Geologoforense – GeoscienzeForensi Italia, Team Geo Forense |