Osservatorio sulla Cassazione – Luglio - Agosto 2022
09 Settembre 2022
Reati commessi dal fallito durante l'esercizio provvisorio dell'impresa: il sequestro preventivo prevale sul fallimento Cass. Pen. – Sez. III – 30 agosto 2022, n. 31921, sent. In tema di rapporti tra sequestro preventivo finalizzato alla confisca e fallimento, una lettura che valorizza le norme del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza impone di ritenere che il sequestro preventivo prevale sempre sulle procedure concorsuali.
Limiti alla delega di poteri dell'amministrazione di s.p.a. a terzi Cass. Civ. – Sez. I – 3 agosto 2022, n. 24068, sent. All'amministratore di una società per azioni non è consentito delegare a un terzo poteri che, per vastità dell'oggetto, entità economica, assenza di precise prescrizioni preventive, di procedure di verifiche in costanza di mandato, facciano assumere al delegato la gestione dell'impresa e/o il potere di compiere le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale, di esclusiva spettanza degli amministratori
Il termine quinquennale di non fallibilità delle start up innovative decorre dalla costituzione Cass. Civ. – Sez. I – 2 agosto 2022, n. 23980, sent. Il termine quinquennale di non assoggettabilità della start up innovativa a procedure concorsuali diverse da quelle previste dal capo II della L. 27 gennaio 2012, n. 3, e succ. mod., ai sensi del D.L. n. 179 del 2012, art. 31, convertito dalla L. n. 221 del 2012, decorre dalla data di costituzione della società, e non dalla data di deposito della domanda e della autocertificazione del legale rappresentante circa il possesso dei prescritti requisiti formali e sostanziali, cui consegue l'iscrizione nella sezione speciale delle start up innovative presso il Registro delle imprese, a norma del D.L. n. 179 del 2012, art. 25.
Cooperative: con la soppressione delle clausole antilucrative viene meno l'obbligo di devoluzione del patrimonio Cass. Civ. – Sez. I – 28 luglio 2022, n. 23602, ord. In tema di società cooperativa, l'art. 17 L. 23 dicembre 2000, n. 388, ai sensi del quale la soppressione da parte della società delle clausole di cui al D.Lgs.C.P.S. 14 dicembre 1947, n. 1577, art. 26, comporta l'obbligo per la stesse di devolvere il patrimonio effettivo in essere alla data della soppressione, dedotti il capitale versato e rivalutato ed i dividendi eventualmente maturati, in favore del fondo mutualistico di appartenenza deve reputarsi, a seguito della riforma societaria del 2003, implicitamente abrogato, giacché detto effetto si produce nel regime normativo attuato dalla riforma ai sensi dell'art. 2545-undecies c.c., se la società deliberi la propria trasformazione, mentre nel diverso caso della perdita dei requisiti di mutualità prevalente l'art. 2545-octies c.c., prevede solo che gli amministratori, sentito il parere del revisore esterno, debbano redigere apposito bilancio al fine di determinare il valore effettivo dell'attivo patrimoniale da imputare alle riserve indivisibili. Né vale ad assicurare l'ultrattività di detta norma l'art. 111 decies disp. att. c.c., giacché esso, coerentemente con la propria natura di norma transitoria, è diretto unicamente ad agevolare l'adeguamento delle clausole antilucrative già presenti nello statuto delle società cooperative e mutualità prevalente al regime normativo attuato dalla riforma.
Bancarotta per distrazione: la ricerca degli indici di fraudolenza Cass. Pen. – Sez. V – 26 luglio 2022, n. 29850, sent. In tema di bancarotta fraudolenta per distrazione, l'accertamento dell'elemento oggettivo della concreta pericolosità del fatto distrattivo e del dolo generico deve valorizzare la ricerca di "indici di fraudolenza", rinvenibili, ad esempio, nella disamina della condotta alla luce della condizione patrimoniale e finanziaria dell'azienda, nel contesto in cui l'impresa ha operato, avuto riguardo a cointeressenze dell'amministratore rispetto ad altre imprese coinvolte, nella irriducibile estraneità del fatto generatore dello squilibrio tra attività e passività rispetto a canoni di ragionevolezza imprenditoriale, necessari a dar corpo, da un lato, alla prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell'integrità del patrimonio dell'impresa, funzionale ad assicurare la garanzia dei creditori, e, dall'altro, all'accertamento in capo all'agente della consapevolezza e volontà della condotta in concreto pericolosa.
Condannato l'amministratore di società fallita che non pagava le imposte Cass. Pen. – Sez. V – 20 luglio 2022, n. 28673, sent. Le operazioni dolose di cui all'art. 223 L. Fall., comma 2, n. 2, possono consistere nel sistematico inadempimento delle obbligazioni fiscali e previdenziali, frutto di una consapevole scelta gestionale da parte degli amministratori della società, da cui consegue il prevedibile aumento della sua esposizione debitoria nei confronti dell'erario e degli enti previdenziali con ogni conseguenza ipotizzabile in termini di dissesto dell'impresa a seguito delle iniziative del creditore pubblico tese alla riscossione di quanto non versato, degli interessi e delle sanzioni.
La messa in liquidazione della società non comporta revoca tacita dell'amministratore Cass. Civ. – Sez. II – 15 luglio 2022, n. 22351, sent. La revoca dell'amministratore, che pure può essere tacita o implicita, non può essere desunta dalla semplice messa in liquidazione della società.
Affitto d'azienda: l'ammortamento dei beni spetta all'affittuario, salva diversa pattuizione dei contraenti Cass. Civ. – Sez. Trib. – 13 luglio 2022, n. 22171, sent. In caso di affitto d'azienda, l'ammortamento dei beni compresi nell'azienda data in affitto compete al soggetto che ha l'obbligo di conservare in efficienza l'azienda, ossia all'affittuario e non al concedente. L'affittuario si sostituisce al concedente nella posizione fiscale riferibile agli elementi patrimoniali conferiti nel ramo di azienda, posto che è il soggetto che si assume il rischio della perdita di valore dei beni per minor valore conseguente alla perdita, all'uso o all'obsolescenza tecnologica dei beni aziendali, con la conseguenza che il risultato di gestione dell'affittuario tiene conto dell'onere per logorio e perimento dei beni aziendali, traslato dalla posizione del concedente. Tuttavia le parti del contratto di affitto di azienda possono derogare convenzionalmente alla disciplina civilistica di cui all'art. 2561 c.c., comma 2, nel caso in cui l'affittuario non assuma convenzionalmente l'obbligo di mantenimento in efficienza del compendio aziendale. In questo caso, la titolarità del diritto di deduzione degli ammortamenti non viene traslata sul reddito dell'affittuario.
Società a ristretta base societaria fallita: l'avviso di accertamento va notificato anche ai soci Cass. Civ. – Sez. VI. – 6 luglio 2022, n. 21356, ord. In tema di società di capitali a ristretta base societaria, l'avviso di accertamento, se inerente a crediti i cui presupposti siano sorti prima della dichiarazione di fallimento (o nel periodo di imposta nel quale tale dichiarazione è intervenuta), deve essere notificato non solo al curatore ma anche ai singoli soci, i quali, in quanto percettori di reddito da capitale sono soggetti passivi del rapporto tributario ed hanno quindi la possibilità, anche dopo il fallimento della società, di impugnare l'atto impositivo emesso nei propri confronti
Utili extra-bilancio in caso di recesso del socio Cass. Civ. – Sez. Trib. – 5 luglio 2022, n. 21295, ord. Il reddito correlato ad utili extra-bilancio, prodotti da una società di capitali a ristretta base partecipativa, va imputato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 5 d.P.R. n. 917 del 1986, esclusivamente a colui che rivesta la qualità di socio al momento in cui sono conseguiti, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili, e non già al socio uscente ed a quello subentrante in ragione di una ripartizione ragguagliata alla rispettiva durata del periodo di partecipazione alla società nel corso dell'esercizio. Gli utili risultano determinati solo nel momento in cui si chiude l'esercizio sociale e la produzione del reddito, se pure progressiva, non è continua ed uniforme nel tempo restando esclusa la possibilità di procedere ad una quantificazione frazionata.
Uso illegittimo di ragione sociale: è competente la sezione specializzata Cass. Civ. – Sez. VI – 5 luglio 2022, n. 21265, ord. Rientra nella competenza per materia della Sezione Specializzata l'illecito concorrenziale, connotato dall'uso asseritamente illegittimo della ragione sociale di una società, in quanto tale illecito va considerato interferente con l'esercizio dei diritti di proprietà industriale.
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