Le riprese casalinghe sono sempre ammesse se non interferiscono con il vicinato

Stefano Manzelli
04 Ottobre 2022

Chi vuole posizionare un impianto di videosorveglianza domestico non deve chiedere alcuna autorizzazione purché limiti il cono di ripresa delle telecamere alle aree di stretta pertinenza.

Lo ha chiarito il Garante per la protezione dei dati personali con il parere n. 48950 rilasciato il 16 settembre 2022 ad un comune.

Spesso la polizia locale è chiamata in causa per dirimere questioni tra vicini che si sentono minacciati nella riservatezza da telecamere private di videosorveglianza.

Nel caso sottoposto all'esame dell'Autorità si trattava di un dispositivo di videoripresa apparentemente rivolto verso la pubblica via. Per questo motivo gli organi di polizia locale, su richiesta di un interessato, hanno effettuato un sopralluogo relazionando al Garante sull'effettiva situazione riscontrata.

A parere dell'Autorità il trattamento dei dati effettuato da una persona fisica per l'esercizio di attività a carattere esclusivamente personale e domestico resta fuori dall'ambito di applicazione del regolamento europeo sulla protezione dei dati.

Purché non si realizzi alcuna connessione con un'attività commerciale o professionale. Dunque, l'utilizzo di sistemi di videosorveglianza «da parte di persone fisiche nelle aree di diretto interesse (quali quelle inerenti al proprio domicilio e le sue pertinenze) sono quindi da ritenersi, in linea di massima, escluse dall'ambito di applicazione materiale delle disposizioni in materia di protezione dei dati, perché rientranti tra i trattamenti effettuati per l'esercizio di attività a carattere esclusivamente personale e domestico».

Ma solo se l'ambito di comunicazione delle immagini non ecceda la sfera familiare, quindi senza comunicazione o diffusione a terzi. E le riprese siano rilegate all'abitazione evitando zone comuni, condominiali, parcheggi, strade pubbliche e vie.

Ma anche evitando di riprendere finestre, giardini, terrazzi e porte di altre persone. Come confermato anche dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'11 dicembre 2014, prosegue l'interessante parere centrale, se le riprese di estendono anche allo spazio pubblico si esce dall'ambito privato e scattano le regole generali.

Con possibilità concreta di incorrere in sanzioni a causa della mancanza di una corretta base giuridica per effettuare il trattamento. E nella peggiore delle ipotesi anche con la possibilità di incorrere in reati per interferenza illecita nella vita privata delle persone.

(Fonte: dirittoegiustizia.it)

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