I terzi trasportati sono sempre incapaci di testimoniare?

Francesco Bartolini
05 Dicembre 2022

La Corte di legittimità ha ritenuto erronei i rilievi del giudice d'appello, il quale aveva considerato i terzi trasportati incapaci di deporre perché portatori di un “possibile interesse” alla partecipazione al giudizio di risarcimento danni al veicolo proposto dal proprietario.
Massima

L'incapacità del terzo a rendere testimonianza perché portatore di un interesse che potrebbe legittimarlo a partecipare alla causa, ai sensi dell'art. 246 c.p.c., non può essere desunta da una valutazione aprioristica e per categorie di soggetti e neppure da una prognosi riguardante la sua attendibilità (fattispecie in tema di autotrasportato in veicolo incidentato senza danni alla sua persona).

Il caso

Il giudice di pace respinse la domanda di risarcimento del danno cagionato dalla convenuta ad un'autovettura per avere costei, in sella a un motorino e nel tentativo di sorpassare sulla destra il veicolo attoreo fermatosi a qualche distanza dal marciapiede, urtato la portiera posteriore destra dell'auto che veniva aperta da un passeggero nell'atto di discenderne. Fu affermato in sentenza che la violazione dell'art. 157 codice della strada (sulla prudenza da adottare nell'apertura delle portiere) commessa dall'autotrasportato aveva determinato il superamento della presunzione di uguale responsabilità di cui all'art. 2054 c.c., circostanza che comportava sia l'inutilità di ammettere a deporre i testi indicati dall'attore sulla dinamica del fatto e sia il rigetto della sua domanda nel merito. Il Giudice di appello confermò integralmente la sentenza, dopo aver, peraltro, affermato che in ogni caso non si sarebbe potuto dar corso all'esame testimoniale in quanto i terzi trasportati sono incapaci di deporre perché portatori di un “possibile interesse” alla partecipazione al giudizio e perciò non sono persone estranee alla vicenda.

La questione

Il ricorso ha sottoposto alla Corte di cassazione due nodi da sciogliere.

Si denuncia con un primo motivo la violazione dell'art. 246 c.p.c. conseguente all'affermazione dell'incapacità a testimoniare degli autotrasportati in quanto, come tali, portatori di un interesse che induce a dubitare della loro testimonianza nel giudizio per risarcimento danni al veicolo proposto dal proprietario e che pertanto rende costoro incapaci di rendere testimonianza.

Si denuncia con un secondo motivo la mancata considerazione della pericolosità della manovra di sorpasso, specie se intrapresa sulla destra, quale ragione di responsabilità concorrente, secondo il disposto di cui all'art. 2054 c.c., erroneamente non valutata dai giudici di merito.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di legittimità ha ritenuto erronei i rilievi del giudice d'appello secondo cui “i soggetti trasportati dal veicolo danneggiato, come tali portatori di un possibile interesse nel giudizio, e non persone estranee alla vicenda” erano stati considerati testimoni da non ammettere per essere “dubbia” nel caso di specie “non soltanto l'attendibilità dei testi indicati ma anche e soprattutto la loro capacità a testimoniare”. Ne è seguita la censura della sentenza impugnata in quanto la decisione di ritenere inutili le deposizioni testimoniali era stata assunta sulla base di una prognosi di inattendibilità delle loro dichiarazioni inosservante del principio secondo cui la valutazione di inattendibilità di un teste va operata sempre ex post, non potendo essere aprioristica e per categorie di soggetti, con l'erroneo risultato di escluderne ex ante la capacità a testimoniare. Nella vicenda in esame l'aprioristica valutazione negativa dell'attendibilità dei trasportati era stata utilizzata per ricavarne una regola generalizzata di incapacità a deporre di questi soggetti. Mentre, si è puntualizzato, una incapacità a deporre fondata su un interesse alla causa rilevabile in via di principio può sussistere solo per il terzo che abbia riportato danni alla propria persona; incapacità che in ogni caso non è rilevabile d'ufficio.

Anche la seconda questione risultava fondata, come motivo di ricorso, poiché, se è vero che l'apertura della portiera può costituire occasione di pericolo e di danno, altrettanto pericolosa e pregiudizievole agli altri può rivelarsi il sorpasso a destra.

Osservazioni

L'idoneità di terze persone a rendere testimonianza e la conseguente loro ammissione a deporre nel giudizio costituisce un aspetto delle attività processuali che potremmo definire strutturale per coloro che quelle esercitano e per coloro che le dirigono. Se il processo si regge sulle prove, come premessa è evidente che questo tema deve essere padroneggiato dal difensore e dal giudice, a pari responsabilità. Può far specie, dunque, il ritrovare, come sub judice questioni giuridiche da considerare ormai da tempo svuotate di contenuto dall'interpretazione dottrinaria e dall'applicazione giudiziale.

A proposito della prova per testimoni, è regola di base che non possano essere assunte alla funzione testimoniale persone che potrebbero essere parti in causa: questo è il significato della norma dettata dall'art. 246 c.p.c. quando dispone che il divieto concerne gli aventi un interesse che potrebbe legittimare la loro partecipazione al giudizio. Un interesse, è sottinteso, giuridico e non di mero fatto, che non potrebbe consentire l'esercizio di una azione o un intervento nel processo. Se è così, quale interesse potrebbe essere tutelato a favore di un autotrasportato uscito indenne da un incidente che ha coinvolto soltanto cose a lui non appartenenti? E' vero che egli potrebbe rendere una deposizione di favore, partigiana e addomesticata: ma questa circostanza riguarda un interesse di fatto e pregiudica, se mai, l'intrinseca veridicità della deposizione e quindi la sua attendibilità, non la capacità di rendere testimonianza. Per contro, osserva la Corte di legittimità, il giudice di appello era incorso in una valutazione aprioristica dell'attendibilità dei testi e l'aveva ricollegata alla loro condizione di terzi autotrasportati, sull'affermazione per cui costoro sono, in quanto tali, incapaci di deporre. Ma, si è aggiunto, se il giudice di merito fosse stato effettivamente persuaso dell'inattendibilità dei testi come ragione preclusiva della loro incapacità a deporre, avrebbe comunque dovuto dar corso all'esame, salvo poi verificare, anche per tale ragione, la credibilità delle dichiarazioni (in motivazione si citano Cass. civ., sez. I, 18 marzo 2003, n. 3956; Cass. civ., sez. III, 25 gennaio 2012, n. 1022).

Su un piano di considerazioni più generali, va ricordato come la Corte di legittimità abbia efficacemente puntualizzato una decisiva differenza di nozioni. La capacità a testimoniare differisce dalla valutazione sull'attendibilità del teste, operando le stesse su piani diversi, atteso che l'una, ai sensi dell'art. 246 c.p.c., dipende dalla presenza di un interesse giuridico che potrebbe legittimare la partecipazione del teste al giudizio; mentre la seconda afferisce alla veridicità della deposizione che il giudice deve discrezionalmente valutare dopo averla ricevuta (così, in sostanza, Cass. civ., sez. II, 9 agosto 2019, n. 21239). L'interesse giuridico (personale e concreto) di cui alla norma ricordata presupppone una legittimazione principale a proporre l'azione ovvero una legittimazione secondaria a intervenire in un giudizio proposto da altri cointeressati (Cass. civ., sez. lav., 12 maggio 2006, n. 11034). Si tratta, in pratica, dell'interesse di cui all'art. 100 c.p.c. (Cass. civ., sez. II, 8 giugno 2012, n. 9353). E pertanto, il terzo che riporta danni alla persona ha titolo per entrare nel giudizio intentato contro l'autore del sinistro stradale nel quale ha riportato lesioni, poiché è legittimato ad esercitare una autonoma azione in proprio. Il terzo che esce incolume dall'incidente non ha un interesse personale a partecipare all'altrui giudizio di danni alla vettura: di certo renderà una testimonianza di favore ma questa circostanza concerne un interesse di mero fatto e non lo rende incapace di assumere la veste di testimone.

Un ultimo rilievo traspare, non esplicitato, nella motivazione della pronuncia della Corte ma chiaramente da essa desumibile. Si può dubitare della genuinità della deposizione di chi si trovava come ospite del proprietario nell'auto sinistrata, al momento del fatto. Ma non può costituire oggetto di dubbio la capacità a deporre. Questa sussiste oppure no, in dipendenza dell'esistenza di un interesse personale e concreto tutelabile attraverso la partecipazione ad un giudizio e chiaramente identificabile.

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