La nuova Risoluzione del Parlamento Europeo sulla rappresentanza di genere nei c.d.a. delle società quotate

13 Dicembre 2022

Il contributo tratta il tema di un'equilibrata rappresentanza di genere nei consigli delle grandi società quotate in borsa, secondo la recente Risoluzione legislativa del Parlamento europeo - Strasburgo, 22 novembre 2022 - 2012/0299 (COD).
La proposta di Direttiva al Parlamento europeo

Lo scorso 18 ottobre la Commissione ha inviato al Parlamento Europeo - a norma dell'art. 294, paragrafo 6, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea - una Comunicazione riguardante “la posizione del Consiglio ai fini dell'adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori delle società quotate in Borsa e relative misure”.

La finalità della proposta di Direttiva della Commissione, il cui iter risale al 16 novembre 2012, è quella di migliorare la rappresentanza di genere equilibrata nei consigli delle grandi società quotate. L'obiettivo consiste nel raggiungere, entro il 30 giugno 2026, la soglia del 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi per il sesso sotto-rappresentato, con l'imposizione alle società dell'adozione di criteri chiari e univoci per le loro procedure di selezione. La proposta prevede anche la possibilità che gli Stati membri fissino un obiettivo più basso, il 33 %, purché venga applicato sia agli amministratori con incarichi esecutivi, sia agli amministratori senza incarichi esecutivi.

Secondo la Commissione Europea l'adozione di questa Direttiva segnerà una tappa importante verso un'effettiva parità di genere nell'Unione europea

Gli obblighi per le società quotate

La Direttiva dovrebbe imporre agli Stati membri di obbligare le società quotate ad adoperarsi per conseguire l'obiettivo del 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi per il sesso sotto-rappresentato o almeno l'obiettivo del 33%, in questo caso con la condizione che tale soglia venga applicata a tutti gli amministratori, con o senza incarichi esecutivi.

Le società dovranno pertanto stabilire un processo di selezione trasparente per i posti in consiglio, basato su chiari criteri di qualificazione da determinare ex ante. In caso di mancata realizzazione degli obiettivi quantitativi, le società dovranno spiegarne le ragioni e descrivere le misure che hanno adottato o intendono adottare per raggiungerli in futuro. Non è prevista una sanzione per il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi.

La procedura di selezione trasparente per l'attribuzione dei posti nei consigli di amministrazione dovrà prevedere che, in presenza di candidati di entrambi i sessi aventi pari qualifiche, venga data in linea di principio la priorità al candidato del sesso meno rappresentato. Essa dovrà inoltre prevedere misure di supporto ai candidati che intendano contestare una procedura di selezione, come l'inversione della regola dell'onere della prova.

Per i casi di violazione degli obblighi stabiliti dalla direttiva, ogni Stato membro dovrà istituire e prevedere l'applicazione di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive. Salvo che, ovviamente, gli Stati non dispongano già di misure nazionali di pari efficacia.

La Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 22 novembre 2022

Lo scorso 22 novembre il Parlamento Europeo ha approvato la proposta della Commissione. Il Parlamento di Strasburgo ha infatti adottato la “Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 22 novembre 2022 sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori delle società quotate e relative misure (10521/1/2022 – C9-0354/2022 – 2012/0299 (COD) )”.

Con essa è stata cristallizzata, definitivamente, la cosiddetta direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione (Women on Boards), secondo i parametri e gli obiettivi espressi dalla proposta della Commissione, ivi compreso il sistema sanzionatorio. La Direttiva è quindi finalizzata ad indirizzare i Paesi UE verso l'obiettivo di raggiungere entro il 30 giugno 2026 - come già visto - tramite procedure di assunzione trasparenti, la soglia del 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi per il sesso sotto-rappresentato o anche il 33 %, purché venga applicato sia agli amministratori con incarichi esecutivi che agli amministratori senza incarichi esecutivi. Dalla Direttiva sono escluse le piccole e medie imprese che con un numero di dipendenti inferiori alle 250 unità.

La Direttiva, che entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, dovrà essere recepita dagli Stati membri entro due anni.

Considerazioni conclusive

Il tema della parità di genere è molto dibattuto anche in ambito comunitario. La Direttiva oggi in commento prende le mosse dalla sua prima trasmissione al Parlamento europeo ed al Consiglio (16 novembre 2012), e poi sviluppatasi attraverso un iter che, passando attraverso i vari pareri tecnici, ha visto una prima lettura del Parlamento e la stessa proposta modificata fino a giungere alla stesura attuale.

Indubbiamente, rendere “equilibrata” la presenza dei componenti dei consigli di amministrazione non è mai facile, e non lo è soprattutto nelle imprese di grandi dimensioni sottoposte al giudizio dei mercati regolamentati. Si sconta un handicap culturale risalente nel tempo, difficile da eliminare sic et simpliciter e che vari Stati (tra cui l'Italia), pur impegnati concretamente con una legislazione mirata alla parità di genere, non sono ancora riusciti a superare. In questo contesto la Commissione europea si è posta un obiettivo di medio periodo (2026) per rendere equilibrata la presenza di genere nelle grandi imprese quotate in borsa, con una soglia del 40%, senza però la previsione di una sanzione per il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi fissati. Vi è invece l'obbligo per gli Stati membri di adottare sanzioni effettive e dissuasive per il caso di violazione degli obblighi della Direttiva. L'intento della Commissione, oggi recepito definitivamente dal Parlamento europeo, è certamente meritorio ma, a parere di chi scrive, una direttiva così concepita tende più a spingere le imprese (e gli Stati) verso l'adozione di misure trasparenti di selezione degli amministratori che verso il raggiungimento concreto ed effettivo dell'obiettivo prefissato. Tutto dipenderà, ovviamente, da come i singoli Paesi definiranno, attraverso le loro disposizioni nazionali, le modalità per conseguirlo. Non vi è comunque dubbio che la Direttiva vada giudicata positivamente, se non altro per la ratio che la sottende e per la meritoria finalità che intende perseguire.

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