Il ricorso per cassazione è ammissibile se la procura è conferita nell'atto di appello?

31 Gennaio 2023

E' inammissibile per difetto della prescritta procura speciale il ricorso per cassazione proposto sulla base della procura rilasciata dal ricorrente nell'atto d'appello, essendo quest'ultima conferita con atto separato in data anteriore alla sentenza da impugnare in sede di legittimità.
Massima

Il ricorso per cassazione proposto sulla base della procura rilasciata dal ricorrente al proprio difensore nell'atto d'appello è inammissibile, per difetto della prescritta procura speciale, essendo inidonea allo scopo perché conferita con atto separato in data anteriore alla sentenza da impugnare in sede di legittimità e, pertanto, in contrasto con l'obbligo di rilasciare la procura successivamente alla pubblicazione del provvedimento impugnato e con specifico riferimento al giudizio di legittimità, nemmeno è possibile una sanatoria dell'atto mediante rinnovazione ai sensi dell'art. 182 c.p.c., poiché l'art. 365 c.p.c. prescrive l'esistenza di una valida procura speciale come requisito di ammissibilità del ricorso.

Il caso

In giudizio tributario, la Commissione Tributaria Provinciale di Roma rigettava il ricorso proposto dal contribuente avverso il silenzio-rifiuto dell'Agenzia delle Entrate sulla istanza di rimborso Iva.

Tale decisione era confermata anche dal giudice di appello.

Proposto ricorso in Cassazione, i giudici di legittimità dichiarano inammissibile il ricorso perché privo di procura speciale ai sensi dell'art. 365 c.p.c., avendo la ricorrente proposto l'atto di gravame in virtù di procura in calce all'appello.

La questione

La procura speciale per ricorrere per cassazione può essere conferita nell'atto di appello?

Le soluzioni giuridiche

Costituisce nozione istituzionale di diritto processuale quella secondo cui è inammissibile, per difetto della prescritta procura speciale, il ricorso per cassazione proposto sulla base della procura rilasciata dal ricorrente al proprio difensore nell'atto d'appello, essendo quest'ultima inidonea allo scopo perché conferita con atto separato in data anteriore alla sentenza da impugnare in sede di legittimità, e pertanto in contrasto con l'obbligo di rilasciare la procura successivamente alla pubblicazione del provvedimento impugnato e con specifico riferimento al giudizio di legittimità (Cass. n. 13263/2020).

Tale conclusione necessitata discende dalla testuale previsione dell'art. 365 c.p.c.: il ricorso [per cassazione] è diretto alla corte e sottoscritto, a pena di inammissibilità da un avvocato iscritto nell'apposito albo, munito di procura speciale.

Ciò importa, in particolare, che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da avvocato iscritto nell'apposito albo (degli abilitati al patrocinio davanti alla Corte di cassazione e alle altre giurisdizioni superiori, di cui all'art. 33, r.d.l. 27 novembre 1933, n. 1578) munito di "procura speciale".

Detta procura, cioè, deve essere conferita con specifico riferimento alla fase processuale da instaurare innanzi alla corte di cassazione e, quindi, successivamente alla sentenza impugnata.

Proprio con riferimento a fattispecie pressoché identiche a quella esaminata dalla pronuncia in commento, la Corte di Cassazione - con una giurisprudenza costante nel tempo - ha affermato che è inammissibile per difetto della prescritta procura speciale il ricorso per cassazione proposto sulla base della procura rilasciata dal ricorrente nell'atto d'appello, essendo quest'ultima inidonea allo scopo perché conferita con atto separato in data anteriore alla sentenza da impugnare in sede di legittimità e pertanto in contrasto con l'obbligo di rilasciare la procura successivamente alla pubblicazione del provvedimento impugnato e con specifico riferimento al giudizio di legittimità (Cass. n. 7181/2003; Cass. n. 2913/2000, ove il rilievo che la procura speciale, che l'art. 365 c.p.c. prevede a pena d'inammissibilità, può considerarsi tale soltanto quando sia conferita ex professo con riguardo particolare alla fase o al grado del processo da instaurarsi davanti alla Corte di cassazione, sulla base di una specifica valutazione della decisione da impugnare, così che si raffigurano estranee a questa specialità sia le procure generali ad lites e sia quelle speciali ad litem quando rilasciate anteriormente alla pronuncia impugnata; Cass. n. 5044/2000).

Osservazioni

La pronuncia in epigrafe si conforma all'orientamento di legittimità che costituisce ius receptum a mente del quale è inammissibile il ricorso per cassazione qualora sia stato proposto da un avvocato privo di apposita procura ad hoc, senza che possa avere alcun valore la procura alle liti rilasciata per il giudizio di merito, e ciò non solo nell'ipotesi in cui tale procura riguardi il giudizio di primo grado e quello di appello, ma pure nell'ipotesi in cui siffatta procura riguardi anche il giudizio di cassazione (Cass., sez. un., n. 5752/1989).

Né tale inammissibilità può essere sanata con un eventuale ordine di rinnovazione della procura ai sensi dell'art. 182 c.p.c.

Tale esclusione discende dal principio secondo cui mentre nelle fasi di merito (per quanto si desume per il giudizio di primo grado dall'art. 182 c.p.c., comma 2, e per quello d'appello in forza dell'estensione di tale norma in base all'art. 359 c.p.c.), la situazione di carenza di potere rappresentativo può e deve essere supplita a seguito di invito del giudice che la rilevi alla regolarizzazione della rappresentanza, nel giudizio per cassazione la possibilità che la Corte di cassazione eserciti il detto potere deve escludersi. Infatti, la presenza di una regolamentazione dello svolgimento processuale del tutto speciale, in particolare nel senso dell'esclusione di una normale attività istruttoria e della previsione a pena di improcedibilità della necessità di depositare i documenti sull'ammissibilità del ricorso all'atto del deposito di quest'ultimo (art. 369 c.p.c., comma 2, n. 4), fra i quali rientrano quelli relativi alla documentazione della procura speciale del difensore, nonché della sola possibilità alternativa di provvedere al loro deposito anche successivamente, ma con notifica di apposito elenco alla controparte e, quindi, prima dell'udienza (art. 372 c.p.c., comma 2), escludono, per un'evidente esigenza di non contraddizione, che la Corte di cassazione possa rivolgere alla parte che versa in situazione di difetto di rappresentanza un invito a provvedere alla costituzione della persona cui spetta la rappresentanza; inoltre, la questione della mancata documentazione della sussistenza del potere di rappresentanza è rilevabile d'ufficio, atteso che attiene alla materia della rappresentanza in giudizio, la cui esistenza, come dimostra proprio l'esistenza del potere ufficioso di cui all'art. 182, comma 2, cit., dev'essere controllata d'ufficio dal giudice e, quindi, anche dalla Cassazione (stavolta non ostandovi l'assenza di attività istruttoria), inerendo alla legitimatio ad processum che non è disponibile dalle parti (per un principio analogo a proposito della rappresentanza del curatore fallimentare: Cass. n. 26359/2014).

In conclusione, per giurisprudenza consolidata la procura rilasciata all'avvocato iscritto nell'apposito albo e necessaria per la proposizione del ricorso per cassazione deve essere conferita, ai sensi dell'art. 365 c.p.c., dopo la pubblicazione della sentenza impugnata. Dunque, un'eventuale procura apposta in margine o in calce all'atto introduttivo del giudizio di merito, anche se conferita per tutti i gradi e le fasi del giudizio, determina l'inammissibilità del ricorso (Cass. n. 575/2016).

E', pertanto, inidonea allo scopo e, come tale, determina l'inammissibilità del ricorso, la procura apposta in margine od in calce all'atto introduttivo del giudizio di merito, ancorché conferita per tutti i gradi e le fasi del giudizio (Cass. n. 19226/2014).

Aggiungono i giudici di legittimità che tale inammissibilità non può essere superata ai sensi dell'art. 182, comma 2, c.p.c. Invero, in tema di procura del tutto mancate, sin dall'origine, e, in quanto tale, insuscettibile di sanatoria, trattandosi di un requisito preliminare di ammissibilità senza il quale l'atto introduttivo del giudizio civile (per i procedimenti nei quali è necessario il patrocinio di un difensore avvocato) non può essere qualificato come tale sia perché l'invito alla regolarizzazione da parte del giudice previsto dalla norma invocata risulta incompatibile con la struttura del giudizio di legittimità, che esclude l'espletamento di un'attività istruttoria e prevede la necessità di produrre, a pena d'improcedibilità, i documenti sull'ammissibilità del ricorso all'atto del suo deposito.

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