L'importanza della formula del “più probabile che non” per provare il nesso causale

Redazione Scientifica
08 Maggio 2023

Un motociclista perde la vita in un incidente stradale, tentando un soprasso non riuscito. Gli eredi portano in giudizio l'ANAS e l'assicurazione, sostenendo l'anomalia del manto stradale.

Il Tribunale di Novara accoglieva la domanda. La Corte d'Appello di Torino sosteneva, invece, l'esclusiva responsabilità della vittima.

La controversia arriva in Cassazione, che accoglie le doglianze degli eredi del motociclista sottolineando che «sulla prova del nesso di causalità e dunque sulla regola secondo cui il nesso di causa è provato quando la tesi a favore (del fatto che un evento sia causa di un altro) è più probabile di quella contraria (che quell'evento non sia causa dell'altro): il che si esprime con la formula delpiù probabile che non”». Infatti, nel caso di concorso di cause, che è ciò che si tratta di accertare nel caso di specie, si specifica che: «qualora l'evento dannoso sia ipoteticamente riconducibile a una pluralità di cause, si devono applicare i criteri della "probabilità prevalente" e del "più probabile che non"; pertanto, il giudice di merito è tenuto, dapprima, a eliminare, dal novero delle ipotesi valutabili, quelle meno probabili (senza che rilevi il numero delle possibili ipotesi alternative concretamente identificabili, attesa l'impredicabilità di un'aritmetica dei valori probatori), poi ad analizzare le rimanenti ipotesi ritenute più probabili e, infine, a scegliere tra esse quella che abbia ricevuto, secondo un ragionamento di tipo inferenziale, il maggior grado di conferma dagli elementi di fatto aventi la consistenza di indizi, assumendo così la veste di probabilità prevalente» (Cass. n. 25885/2022).

E la probabilità riguarda «il grado dell'inferenza, ossia: dai determinati indizi è probabile (più probabile che non) che la causa sia quella indicata dal danneggiato, ma non riguarda la rilevanza degli stessi indizi, che invece devono essere non già probabili, ma gravi, precisi e concordanti». Ne consegue che il giudice di merito «deve porre a base della decisione fatti che siano gravi, precisi e concordanti, e non meramente ipotetici o supposti come probabili, e da quei fatti deve indurre ipotesi ricostruttive del nesso di causa escludendo quelle meno probabili, e scegliendo, tra quelle rimaste, l'ipotesi che spiega il fatto con maggiore probabilità, sulla base degli indizi raccolti».

Per tutti questi motivi, la S.C. accoglie il ricorso in oggetto.

(Fonte: Diritto e Giustizia)

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