Licenziamento per giusta causa: sono legittime le critiche del lavoratore nei confronti del datore presentate nella memoria difensiva?

02 Agosto 2023

Le limitazioni del diritto di critica operano anche qualora le espressioni offensive o le accuse del dipendente siano contenute in uno scritto difensivo, sebbene sia applicabile l'art. 51 c.p.

La questione attiene al diritto di critica del lavoratore che può essere esercitato nei confronti del datore ma nel rispetto dei limiti di continenza formale e pertinenza, il cui superamento integra comportamento idoneo a ledere definitivamente la fiducia che è alla base del rapporto di lavoro e può costituire giusta causa di licenziamento.

Nel caso in cui le critiche siano contenute nella memoria difensiva depositata dal lavoratore per resistere in un giudizio instaurato nei suoi confronti dal datore, non potrebbe ritenersi integrata una giusta causa che legittimi il suo licenziamento, anche qualora siano state utilizzate espressioni sconvenienti od offensive, tenuto conto non solo della funzione di tale documento giudiziario, ossia consentire il diritto di difesa.

In linea con la giurisprudenza di legittimità, infatti, opera il principio generale posto dall'art. 51 c.p., esercitando il lavoratore un suo diritto, con applicabilità anche alle offese rinvenibili negli atti difensivi del giudizio, purché riguardino l'oggetto del processo in modo immediato e diretto (pertinenza) e che siano funzionali rispetto alle argomentazioni svolte a sostegno della tesi prospettata o all'accoglimento della domanda proposta. Pertanto, non potrebbe integrare una giusta causa di licenziamento la condotta del lavoratore che, in uno scritto difensivo, attribuisca al proprio datore, atti o fatti, pur non rispondenti al vero, che riguardino in modo diretto ed immediato l'oggetto della controversia, e ciò anche se in tale scritto siano riportate espressioni sconvenienti od offensive (potendo trovare applicazione l'art. 89 c.p.c.).

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