La responsabilità dei liquidatori nei confronti dei creditori sociali

11 Ottobre 2023

Nel presente contributo si analizzano i profili di responsabilità dei liquidatori nello svolgimento del proprio incarico, analizzandone i presupposti.

Introduzione

Il legislatore, come ormai noto, ha equiparato la responsabilità dei liquidatori a quella degli amministratori. Infatti, come esplicitato chiaramente nel secondo comma dell'articolo 2489 del Codice civile, i liquidatori devono adempiere i propri doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell'incarico.

La diligenza professionale del liquidatore è caratterizzata da una preventiva informazione circa tutti gli elementi utili a ricostruire il quadro societario al momento del suo subentro. Tutte le informazioni e gli elementi raccolti permettono al liquidatore di ponderare quali operazioni possono essere più utili alla liquidazione e, successivamente, di porre in essere tutte quelle azioni opportune senza, così, mettere a rischio il patrimonio sociale per una sua negligenza, imperizia e/o ignoranza. In quest'ottica, quindi, il liquidatore dovrà impiegare tutti i mezzi necessari, e più idonei, per giungere alla massimizzazione dei ricavi.

La diligenza e la professionalità del liquidatore si manifestano, quindi, nell'accertamento della reale situazione patrimoniale della società dopo aver esaminato le effettive attività e passività sociali, approfondito in maniera critica le risultanze dei libri sociali, dei registri contabili e del rendiconto sulla gestione relativa al periodo successivo all'ultimo bilancio approvato così come prescritto dall'art. 2487-bis, comma 3, c.c.

La mancata osservanza di tali doveri potrebbe causare un'eventuale responsabilità per i danni causati - in carico ai liquidatori - che sarà regolata secondo le norme che disciplinano la responsabilità degli amministratori.

È appurato dalla giurisprudenza di merito, in particolare la sentenza del Tribunale di Milano del 26 maggio 2011, come nel giudizio di responsabilità dei liquidatori dovrà, necessariamente, essere preclusa ogni valutazione sulle scelte gestionali adottate dal liquidatore allo stesso modo di quanto avviene circa la valutazione per il giudizio sulla responsabilità degli amministratori, ovvero nel rispetto dei principi del c.d. “business judgment rule” (sia consentito rinviare, sul punto, a: Monzeglio, Il business judgment rule negli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, in questo portale).

Responsabilità nei confronti dei creditori

Un'ulteriore, e delicata, problematica legata al ruolo del liquidatore è quella relativa alla responsabilità nei confronti dei creditori sociali espressamente disciplinata dall'articolo 2495 del Codice civile. Infatti, il secondo comma prevede la possibilità che il liquidatore di una società cancellata dal Registro delle Imprese – dopo l'approvazione del bilancio finale di liquidazione – possa essere chiamato a rispondere nei confronti dei creditori sociali insoddisfatti se il mancato pagamento sia imputabile ad una sua condotta colposa oltre che nei confronti dei soci fino alle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione.

Sulla scorta di quanto descritto al punto precedente, unitamente alla responsabilità di cui all'art. 2495, comma 2, c.c., ne deriva che il liquidatore che non agisce “in modo conservativo ed utile alla liquidazione ma, al contrario, disperda il patrimonio sociale, rendendolo di fatto incapiente ed insufficiente alla corretta soddisfazione dei creditori, ne risponderà personalmente” (Trib. Napoli, sent. n. 2499/2013).

Concentrando, quindi, la nostra attenzione sul profilo di responsabilità dei liquidatori, si può desumere che la stessa si fonda sulla prova di due differenti tipi di presupposti: uno oggettivo, relativo al mancato pagamento di debiti sociali, e uno soggettivo, che consiste nel ricondurre il mancato pagamento al comportamento doloso o colposo dei liquidatori tale per cui la lesione dei diritti dei creditori si traduce nel mancato adempimento – con la dovuta diligenza richiesta dalla natura dell'incarico – dei doveri e degli obblighi del liquidatore. È pacifico che la responsabilità del liquidatore deve essere esclusa quando il mancato pagamento del debito dipende dalla mancanza di qualsiasi risorsa economica necessaria al corretto adempimento e non, invece, dal mancato inserimento di quest'ultimo nel bilancio finale di liquidazione.

La responsabilità dei liquidatori, come assunto dalla giurisprudenza di merito, presuppone una natura “extracontrattuale” per la lesione del diritto di credito del terzo in quanto, alla stregua di quella degli amministratori, deriva “da fatto illecito, disciplinata in via generale dall'art. 2043 c.c., e che trova soltanto un richiamo, senza alcuna mutazione di fondamento, nell'art. 2495 c.c.” (Trib. Roma, sent. n. 1638/2023). Infatti, a conferma di ciò, come già anche ribadito dal Tribunale di Milano in data 17 febbraio 2005, l'obbligo di procedere al pagamento dei creditori scaturisce in un vincolo del liquidatore nei confronti della società in liquidazione e non può confondersi con l'obbligo che vincola la società debitrice nei confronti del proprio creditore.

Appurato, quindi, che la responsabilità dei liquidatori assume la matrice “extracontrattuale”, sul piano probatorio grava al creditore che agisce in giudizio l'onere di dimostrare tutti i presupposti in relazione all'esistenza del credito, all'inadempimento da parte della società, alla natura dolosa o colposa del liquidatore nonché il nesso di causalità con il mancato soddisfacimento del credito. Ne consegue che, il creditore rimasto insoddisfatto che intende agire nei confronti del liquidatore ha l'onere di provare l'esistenza nel bilancio finale di liquidazione di una massa attiva che sarebbe stata sufficiente a soddisfare il suo credito, e che, invece, sia stata distribuita ai soci o a creditori di grado almeno pari a quello dell'istante oppure la sussistenza di una condotta dolosa o colposa del liquidatore cui sia imputabile la mancanza di attivo.

È bene precisare che per configurare una condotta colposa del liquidatore, fondando quindi la responsabilità di quest'ultimo, è necessario che il “mancato soddisfacimento del credito sia eziologicamente riconducibile al liquidatore” (Trib Napoli, sent. n. 2499/2023, cit.), che si verifica con la dimostrazione di quanto sopra descritto, non essendo sufficiente il mero vizio redazionale attinente al bilancio di liquidazione.

Rispetto della par condicio creditorum

Secondo la giurisprudenza di merito anche in fase di liquidazione vi dovrebbe essere il rispetto della parità di trattamento, c.d. par condicio creditorum, con conseguente responsabilità del liquidatore in caso di inosservanza.

L'entità del danno che il liquidatore, in caso di mancato rispetto, sarebbe chiamato a risarcire è pari all'importo che i creditori avrebbero dovuto ottenere qualora fosse stato rispettato il principio della par condicio creditorum. Pertanto, sorgerà responsabilità in capo al liquidatore anche nel caso in cui abbia soddisfatto un creditore in misura inferiore rispetto a quella di altri creditori di pari grado o, addirittura, di grado inferiore.

In quest'ottica, in ultimo, si è espressa la Corte di Cassazione, nell'ordinanza dello scorso 18 settembre n. 26742/2023, che ha ribadito come nell'ottica dell'azione esperita da parte di un creditore sociale rimasto insoddisfatto – ex art. 2495, ult. comma, c.c. – grava sul liquidatore l'onere di dimostrare di aver effettuato una corretta e fedele ricognizione dei debiti sociali e di averli pagati nel rispetto della c.d. par condicio creditorum, ai sensi dell'art. 2741 c.c., tale da non “pretermettere crediti privilegiati e da non effettuare pagamenti preferenziali”. La conclusione ai cui è giunta la Corte, peraltro, è coerente con il principio di vicinanza della prova in base al quale l'onere della prova deve essere “ripartito tenuto conto, in concreto, della possibilità per l'uno o per l'altro soggetto di provare fatti e circostanze che ricadono nelle rispettive sfere di azione” (Cass., S.U., n. 13533/2001).

Nel caso di specie, il creditore insoddisfatto aveva proposto azione di responsabilità nei confronti del liquidatore dimostrando sia la certa esistenza del proprio credito privilegiato (ex dipendente) sia la sua pretermissione, sia che capitale sociale e residuo attivo sarebbero stati “astrattamente idonei” a soddisfarlo interamente in quanto inferiore alla massa complessiva da distribuire. Il creditore aveva posto come fondamento, della propria domanda di risarcimento, il mancato inserimento del proprio credito nel bilancio finale di liquidazione, eccependo così la lesione della c.d. par condicio creditorum nonché l'illecita preferenza nel riparto delle risorse in favore di altri creditori sociali.

La Corte di Appello di Firenze aveva accolto positivamente il ricorso del creditore, condannando il liquidatore al pagamento della somma spettante al ricorrente.

Il liquidatore, avverso a tale sentenza, aveva proposto ricorso per cassazione lamentando che il creditore, solamente nella memoria ex art. 183 comma 6 n. 2 c.p.c. aveva allegato, per la prima volta, l'esistenza nel bilancio finale di liquidazione di una massa attiva tale per cui il soddisfacimento del suo credito sarebbe stato possibile come pure l'illecita preferenza riservata, nel riparto, agli altri creditori sociali.

I giudici di merito hanno, quindi, rigettato il ricorso del liquidatore in quanto, lo stesso, non aveva “prodotto alcuna documentazione che consentisse di provare come si erano svolte le operazioni di liquidazione, con ciò impedendo ogni forma di controllo da parte del creditore”. Inoltre, è stato ribadito, senza alcun dubbio, che “le circostanze relative alle concrete modalità di svolgimento delle operazioni di liquidazione, e, segnatamente, alla redazione del bilancio finale di liquidazione, all'esistenza o meno di un residuo attivo da distribuire ai creditori, alla graduazione dei crediti e ai pagamenti eventualmente eseguiti a favore dei creditori ricadano incontrovertibilmente nella sfera di azione del liquidatore, il quale è in grado di documentare ogni operazione svolta durante la fase di liquidazione e deve essere, pertanto, onerato del relativo onere della prova”.

Tale onere, inevitabilmente, non potrà ricadere sul creditore essendo, lo stesso, “assolutamente estraneo alle operazioni di liquidazione”.

Considerazioni conclusive

In conclusione, si può, dunque, dedurre che il liquidatore di una società dovrà svolgere molto accuratamente il ruolo ad esso assegnato onde evitare l’eventuale chiamata in causa da parte dei creditori sociali per le ragioni sopra esposte. In particolare, il liquidatore dovrà svolgere il suo incarico con la diligenza e la professionalità dovuta in relazione all’accertamento della reale situazione patrimoniale della società, alla correttezza nella distribuzione della massa attiva ai creditori nonché il possesso di tutta la documentazione probante circa lo svolgimento delle operazioni di liquidazione.

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