Curatore: non è un mestiere per giovani

Antonio Maria Leozappa
26 Ottobre 2023

Gli oneri di gestione della procedura che il curatore è tenuto a sostenere laddove non emergano di disponibilità finanziarie – anche a fronte di un onorario possibilmente assai ridotto – rischiano di rappresentare, per i giovani professionisti, un disincentivo allo svolgimento dell’incarico. Lo scritto, che fornisce una chiara esemplificazione della fattispecie, auspica un intervento correttivo del Codice della crisi a soluzione di questa criticità.

Anche nella liquidazione giudiziale, il Curatore è chiamato a sopportare gli oneri di gestione della procedura laddove non emergano disponibilità finanziarie. È, questa, una criticità che il nuovo Codice ha non solo ignorato - come, peraltro, tutte le precedenti riforme e novelle – ma aggravato, avendo previsto oneri ulteriori rispetto a quelli tipici della gestione fallimentare. Il che è tanto più singolare se si considera che tra le finalità dell'ultimo intervento legislativo, stando alle dichiarazioni dei politici, vi era quella di aprire il settore alle nuove leve professionali. È evidente, infatti, che per i giovani professionisti l'esigenza di finanziare, seppur pro tempore, la procedura possa risultare oltremodo gravosa e, dunque, alla fine disincentivante.       

Un esempio potrà chiarire al meglio la questione che intendo porre. Lo circoscrivo alla fase, immediatamente successiva all'apertura della procedura, stante le variabili che si possono prospettare nel prosieguo.

A seguito della accettazione, il curatore è chiamato ai seguenti adempimenti, di cui è tenuto ad anticipare i costi: attivazione della pec; estrazione delle visure camerali sull'impresa e gli amministratori nonché quelle relative ai bilanci, alle visure immobiliari e al PRA; accesso alle banche dati, che, anche quando gratuite, possono richiedere, per le operazioni di ricerca ed estrazione, il pagamento di tributi speciali, così come, peraltro, il rilascio dei certificati relativi ai carichi pendenti presso le diverse sezioni del o dei tribunali interessati.

Tali spese superano i 500 euro e sono destinate a implementarsi per l'apertura del domicilio digitale in favore dei creditori e del debitore, che non ne sono dotati.

Esistono, inoltre, degli oneri che potremmo definire occulti, come quelli relativi alla redazione del bilancio, alle dichiarazioni e adempimenti fiscali, che non sempre rientrano nel bagaglio formativo del curatore, richiedendo, pertanto, il coinvolgimento di specialisti. Nelle procedure incapienti, i tribunali difficilmente sono disponibili a liquidarne il compenso a carico dell'Erario e, dunque, tali oneri tendono a gravare a titolo personale sul curatore, anche perché è inimmaginabile che siano coperti dal compenso forfettario previsto dall'art. 4 del d.m. n. 30/2012. Ciò in quanto, nella prassi invalsa nei tribunali, si tende, in caso di procedure prive di attivo, a liquidare il compenso minimo di € 811,35 (oltre oneri di legge) e, dunque, il 5% forfettario per le spese ammonta ad € 40,57. Importi, questi, che possono aumentare laddove sia stato definito il passivo e il tribunale ritenga di tenerne conto nella liquidazione del compenso, ma mai in maniera risolutiva.

Il problema non si limita all'esigenza di finanziamento. È opportuno sottolineare che compenso e rimborso spese saranno percepiti dal curatore in un lasso di tempo che va dai tre ai cinque anni (peraltro, previa fattura).

In questi termini, quanto agli oneri relativi alla sola fase di apertura della procedura, il curatore è chiamato ad anticipare una somma minimale di € 500 a fronte di un onorario complessivo di circa € 850, che incasserà a distanza di anni. Qualunque azienda considererebbe del tutto anti-economico un simile modello di business, anche perché, mentre non c'è alcuna certezza circa l'affidamento di procedure capienti, è altamente probabile che, ogni anno, quelle prive di attivo siano più di una. Il che è ottimo per costruirsi il curriculum, ma alquanto disincentivante per chi deve valutare la convenienza di questa attività. Anche perché non vanno dimenticati gli oneri di iscrizione (€ 150,00) e quelli annuali (€ 50,00) all'albo dei gestori della crisi.

È, forse, arrivato il momento di affrontare anche questa criticità con un prossimo e auspicabile intervento correttivo del Codice. Perché, diversamente, è chiaro che quello del curatore non è un mestiere per le giovani leve professionali.