Risarcimento del danno: spetta al dipendente illegittimamente licenziato per un addebito ingiusto?

13 Dicembre 2023

La Suprema Corte disquisisce sul principio per cui spetta un risarcimento al lavoratore licenziato sulla base di un addebito rivelatosi ingiusto, che lo costringe a subire un processo penale dal quale esce indenne. E ciò perché non basta al datore pagare l'indennità risarcitoria prevista dall'articolo 18 Stat. Lav. o risarcire la lesione all'immagine e la perdita di chance, posto che accanto al danno morale, cioè la sofferenza che si esaurisce nella sfera intima, c'è il danno alla vita di relazione che si produce nella sfera esterna dei rapporti professionali e non.

In tema di risarcimento del danno non patrimoniale conseguente alla lesione di interessi costituzionalmente protetti, il giudice di merito, dopo aver identificato la situazione soggettiva protetta a livello costituzionale, deve rigorosamente valutare, sul piano della prova, del danno (c.d. danno morale), il suo impatto modificativo in peius sulla vita quotidiana (il danno c.d. esistenziale, o danno alla vita di relazione, da intendersi quale danno dinamico-relazionale), atteso che oggetto dell'accertamento e della quantificazione del danno risarcibile - alla luce dell'insegnamento della Corte costituzionale (sent. n. 235/2014) e del recente intervento del legislatore (artt. 138 e 139 del codice delle assicurazioni private, come modificati dalla legge annuale per il Mercato e la Concorrenza del 4 agosto 2017, n. 124) - è la sofferenza umana conseguente alla lesione di un diritto costituzionalmente protetto, la quale, nella sua realtà naturalistica, si può connotare in concreto di entrambi tali aspetti essenziali, costituenti danni diversi e, perciò, autonomamente risarcibili, in quanto provati caso per caso con tutti i mezzi di prova normativamente previsti.

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