Novembre 2023: finanziamenti infra-gruppo e prova dei vantaggi compensativi, natura del credito da recesso, divieto di patto commissorio

La Redazione
11 Dicembre 2023

Questo mese la Cassazione si è occupata di debiti di una s.n.c. e beneficium excussionis, di (non) assoggettabilità a fallimento di un'impresa sociale, di debiti tributari di una società in liquidazione e responsabilità del liquidatore, di decadenza dell'amministratore fallito, di qualificazione del credito da recesso del socio, di divieto di patto commissorio, di commissione di estinzione anticipata del finanziamento e normativa anti-usura. In sede penale, invece, la Cassazione si è pronunciata su bancarotta documentale, sui finanziamenti infra-gruppo e sulla violazione della pena accessoria dell'interdizione dagli uffici direttivi di società.

Responsabilità per i debiti della s.n.c. e beneficium excussionis

Cass. Civ. – Sez. I – 29 novembre 2023, n. 33176, sent.

La responsabilità del socio illimitatamente responsabile delle società in nome collettivo per i debiti sociali è assistita - ai sensi dell'art. 2304 c.c. - dal beneficio della preventiva escussione del patrimonio sociale, la cui violazione è deducibile ed impone al creditore sociale istante di dover provare l'insufficienza totale o parziale del patrimonio sociale, a meno che non risulti aliunde dimostrata, in modo certo, l'insufficienza del patrimonio sociale per la realizzazione anche parziale del credito, come, ad esempio, in caso in cui la società sia cancellata.

Non assoggettabile a fallimento l'impresa sociale

Cass. Civ. – Sez. I – 28 novembre 2023, n. 32992, sent.

A seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 112 del 2017, che all'art. 1, comma 4, qualifica come imprese sociali di diritto le cooperative sociali di cui alla l. n. 381 del 1991, tali società sono assoggettabili, in caso d'insolvenza, esclusivamente a liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'art. 14, comma 1, d.lgs. n. 112 cit., restando pertanto esclusa la sottoposizione delle stesse al fallimento, prevista in via alternativa dall'art. 2545-terdecies, comma 1, c.c.

Bancarotta documentale: affidare a terzi la contabilità non salva l'imprenditore

Cass. Pen. – Sez. V – 27 novembre 2023, n. 47535, sent.

L'esternalizzazione della contabilità di una società di grandi dimensioni non esclude la responsabilità degli amministratori: in tema di bancarotta fraudolenta documentale, l'imprenditore non è esente da responsabilità per il fatto che la contabilità sia stata affidata a soggetti forniti di specifiche cognizioni tecniche, in quanto, non essendo egli esonerato dall'obbligo di vigilare e controllare le attività svolte dai delegati, sussiste una presunzione semplice - superabile solo con una rigorosa prova contraria - che i dati siano stati trascritti secondo le indicazioni fornite dal titolare dell'impresa.

La preventiva iscrizione a ruolo del credito tributario societario non costituisce presupposto per l'azione verso il liquidatore

Cass. Civ. – Sez. Unite – 27 novembre 2023, n. 32790, sent.

Ai sensi dell'art. 36 d.p.r. n. 602/1973, il liquidatore della società è responsabile, nei confronti dell'Erario, in proprio e in forma autonoma rispetto all'obbligazione tributaria societaria, trattandosi di responsabilità fondata su un diverso titolo: al mancato pagamento delle imposte dovute dalla società deve aggiungersi la condotta personale del liquidatore che, violando gli obblighi conseguenti alla carica rivestita, ha utilizzato l'attività di liquidazione per l'assegnazione di beni ai soci oppure per soddisfare crediti di ordine inferiore a quelli tributari che perciò sono rimasti insoluti. Al distinto titolo e alla stessa diversità di oggetto della responsabilità posta a carico del liquidatore dall'art. 36 cit. consegue allora che il debito tributario della società costituisce mero presupposto fattuale di tale responsabilità, rispetto alla quale l'iscrizione a ruolo del credito fiscale, quale condizione necessaria di esperibilità della relativa azione, non appare giustificabile.

Decadenza dell'amministratore fallito e conoscibilità in capo ai terzi

Cass. Civ. – Sez. II – 22 novembre 2023, n. 32455, sent.

In fattispecie ante riforma del diritto societario (d.lgs. n. 6/2003) la decadenza dell'amministratore di s.r.l. a seguito del suo fallimento personale è conseguenza automatica del fallimento stesso e non implica una delibera assembleare da iscrivere al registro imprese. Di conseguenza, la circostanza è opponibile ai terzi solo se la società ne dimostri l'effettiva conoscenza, ex art. 2383 ult. comma c.c., non bastando a tal fine l'assolvimento degli oneri di pubblicità relativi all'apertura della procedura concorsuale.

È reato violare la pena accessoria dell'interdizione dagli uffici direttivi di società

Cass. Pen. – Sez. VI – 21 novembre 2023, n. 46787, sent.

La pena accessoria prevista dall'art. 32-bis c.p., comporta la perdita temporanea della capacità di esercitare uffici direttivi (amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale, dirigente preposto a redigere i documenti contabili) o di rappresentanza (institoria e procuratoria) delle persone giuridiche e delle imprese e consegue automaticamente dalla condanna per delitti commessi con abuso di poteri o violazione dei doveri inerenti all'ufficio. Poiché il contenuto di questa pena accessoria è quello di interdire l'esercizio di uffici direttivi o di rappresentanza delle persone giuridiche e delle imprese, la violazione del divieto, per l'intero periodo di sua applicazione, produce due effetti: sotto il profilo civilistico la nullità degli atti posti comunque in essere, perché contrari a norme imperative ai sensi dell'art. 1418 c.c., comma 1; sotto il profilo penalistico la commissione del delitto di cui all'art. 389 c.p.

Finanziamenti infra-gruppo a rischio bancarotta senza vantaggi compensativi concreti

Cass. Pen. – Sez. V – 13 novembre 2023, n. 45624, sent.

Sussiste il dolo della distrazione nelle condotte di finanziamento ad altre società del gruppo, senza che fosse evidenziabile ex ante alcun vantaggio compensativo. Per escludere la natura distrattiva di un'operazione infragruppo, invocando il maturarsi di vantaggi compensativi, non è sufficiente, infatti, allegare la mera partecipazione al gruppo, ovvero l'esistenza di un vantaggio per la società controllante, dovendo invece l'interessato dimostrare il saldo finale positivo delle operazioni compiute nella logica e nell'interesse del gruppo, elemento indispensabile per considerare lecita l'operazione temporaneamente svantaggiosa per la società depauperata

Esclusione del socio di cooperativa e profili di tutela giuslavoristica

Cass. Civ. – Sez. Lav. – 13 novembre 2023, n. 31469, sent.

Qualora sia adottato un unico atto di esclusione del socio di cooperativa e di risoluzione del suo rapporto di lavoro, l'avvenuta impugnazione della delibera di esclusione consente di applicare la tutela “restitutoria” propria della disciplina delle cooperative, sicché, annullata la predetta delibera, il giudice deve ordinare il ripristino sia del rapporto associativo, sia di quello di lavoro.

Anche la distrazione di marchi e brevetti può integrare la bancarotta

Cass. Pen. – Sez. V – 7 novembre 2023, n. 44889, sent.

La bancarotta fraudolenta patrimoniale post fallimentare non è ontologicamente incompatibile con i beni immateriali, quali sono quelli di proprietà industriale, posto che il depauperamento del patrimonio della fallita può verificarsi attraverso varie forme e modalità non necessariamente corrispondenti al distacco fisico o giuridico del bene.

Il credito da recesso del socio non è credito da finanziamento

Cass. Civ. – Sez. I – 6 novembre 2023, n. 30725, sent.

Il credito da liquidazione della quota, nascente dal recesso del socio dal contratto sociale, non è assimilabile a quello derivante da finanziamento e non è, quindi, postergabile: l'esistenza e persistenza del rapporto sociale rappresenta il presupposto principale per l'insorgenza del credito da finanziamento, ai sensi dell'art. 2467 c.c., mentre, al contrario, il diverso credito da liquidazione della quota, nascente dal recesso del socio dal contratto sociale, poggia sul fatto diverso (ed opposto) dello scioglimento del vincolo sociale.

Ancora sul divieto di patto commissorio

Cass. Civ. – Sez. I – 3 novembre 2023, n. 30702, ord.

L'intento elusivo del divieto legale del patto commissorio è configurabile allorché sussista, tra le diverse pattuizioni negoziali, un nesso di interdipendenza tale da far emergere la loro funzionale preordinazione allo scopo finale di garanzia piuttosto che a quello di scambio, sicché il giudice non deve limitarsi a verificare il solo tenore letterale delle clausole inserite nel contratto, o nei contratti, posti in essere dalle parti, ma è tenuto ad accertare la funzione economica sottesa alla fattispecie negoziale posta in essere, restando a tal fine irrilevante anche l'identità dei soggetti che abbiano stipulato i negozi collegati, complessi o misti.

Commissione di estinzione anticipata del finanziamento e disciplina anti-usura

Cass. Civ. – Sez. I – 3 novembre 2023, n. 30581, ord.

La commissione di estinzione anticipata del finanziamento non costituisce una remunerazione, a favore della banca, dipendente dalla concessione del finanziamento, bensì un corrispettivo previsto per lo scioglimento anticipato degli impegni a quella connessi, con la conseguenza che la relativa pattuizione non assume rilevanza ai fini della determinazione del costo complessivo dell'erogazione del credito e, dunque, dell'applicazione della disciplina in tema di usura, così come delineata dall'art. 644 c.p.

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