Maggio 2024: legittimazione del curatore nell’azione per abuso di direzione e coordinamento, responsabilità di amministratori privi di deleghe e sindaci, patti parasociali, scioglimento della società

La Redazione
06 Giugno 2024

Questo mese la Cassazione si è occupata di azioni di responsabilità – con particolare riferimento a profili di: criteri di quantificazione del danno, responsabilità degli amministratori privi di deleghe e di sindaci di società bancarie, di azione del curatore, anche nel caso di fallimento della società eterodiretta ex art. 2497 c.c. - di fusione e fallibilità della società incorporata, di qualificazione degli accordi tra soci come patti parasociali, della rilevanza ai fini tributari dei versamenti spontanei infragruppo, del recesso dell'accomandante e liquidazione della quota, degli effetti verso i terzi dello scioglimento della società.

Azione di responsabilità per abuso di direzione e coordinamento: legittimazione limitata per il curatore

Cass. Civ. – Sez. I – 30 maggio 2024, n. 15196

L'art. 2497 c.c., che disciplina espressamente la responsabilità, nei confronti dei soci della società eterodiretta, per il pregiudizio arrecato alla redditività ed al valore della partecipazione sociale e, verso i creditori sociali, per la lesione cagionata all'integrità del patrimonio della società, attribuisce al curatore fallimentare la legittimazione all'esercizio della sola azione dei creditori sociali, non anche di quella sociale, né di quella dei soci, questi ultimi mantenendo la legittimazione ad agire nei confronti dell'ente che esercita la direzione anche in caso di fallimento della società eterodiretta.

Responsabili anche gli amministratori privi di deleghe: risarcimento al 30%

Cass. Civ. – Sez. I – 29 maggio 2024, n. 15054

Il danno da responsabilità per mala gestio degli amministratori di società, ex artt. 2392 s. e 2476 c.c., viene liquidato con il criterio dei cd. netti patrimoniali: posto che anche gli amministratori privi di deleghe sono responsabili per non aver impedito fatti pregiudizievoli dei quali abbiano acquisito in positivo conoscenza, ovvero dei quali debbano acquisire conoscenza, di propria iniziativa, ai sensi dell'obbligo posto dall'ultimo comma dell'art. 2381 c.c., appare corretta la liquidazione nella misura del 30%, restando la rimanente parte del 70% posta a carico degli amministratori delegati.

È liberalità il versamento spontaneo infragruppo

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 28 maggio 2024, n. 14925

L'attribuzione patrimoniale gratuita senza obbligo di restituzione, effettuata spontaneamente tra due società appartenenti allo stesso gruppo, ai fini fiscali assume la natura di liberalità, non rilevando la distinzione civilistica tra atti a titolo gratuito non liberale e liberalità, e l'onere sopportato dalla donante risulta deducibile soltanto se risultano rispettati i limiti di cui all'art. 100 d.p.r. n. 917/1986 (Tuir).

Responsabili i sindaci di società bancarie per omessa sorveglianza attiva sul c.d.a.

Cass. Civ. – Sez. II – 28 maggio 2024, n. 14863

In tema di sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dalla Banca d'Italia, i sindaci delle società bancarie per andare esenti da responsabilità devono dare prova di aver esercitato i poteri di controllo loro spettanti, non essendo all'uopo sufficiente, in presenza di una condotta illecita posta in essere dagli amministratori, la dedotta circostanza di esserne stati tenuti all'oscuro. In altre parole, Il ruolo dei componenti del collegio sindacale implica l'assolvimento di un obbligo di sorveglianza attiva, tale da garantire un'attività di controllo, continua, specifica e ad ampio raggio sull'attività dell'organo amministrativo.

Cessione d'azienda: l'impresa non deve necessariamente essere attiva

Cass. Civ. – Sez. Trib.  24 maggio 2024, n. 14535

Ai fini della qualificazione di un negozio quale cessione di azienda - assoggettabile ad imposta di registro anziché ad IVA -non occorre che il complesso ceduto permetta l'esercizio attuale dell'attività di impresa, essendo sufficiente la sua potenziale attitudine a tale esercizio. Ai fini tributari, infatti, nella nozione di cessione d'azienda assume rilevanza centrale l'elemento funzionale, ossia il legame fra il singolo elemento aziendale ceduto e l'impresa.

La società incorporata è fallibile entro l'anno dalla cancellazione

Cass. Civ. – Sez. I – 23 maggio 2024, n. 14414

In tema di fusione per incorporazione, la società incorporata, qualora insolvente, è assoggettabile a fallimento, ai sensi dell'art. 10 l.fall., entro un anno dalla sua cancellazione dal registro delle imprese.

L'azione di responsabilità del curatore è inscindibile e autonoma

Cass. Civ. – Sez. I – 22 maggio 2024, n. 14243

L'azione di responsabilità esercitata dal curatore ex art. 146 l. fall. cumula in sé le diverse azioni previste dagli art. 2393 e 2394 c.c. a favore, rispettivamente, della società e dei creditori sociali, in relazione alle quali assume contenuto inscindibile e connotazione autonoma - quale strumento di reintegrazione del patrimonio sociale unitariamente considerato a garanzia sia degli stessi soci che dei creditori sociali, implicando una modifica della legittimazione attiva, ma non della natura giuridica e dei presupposti delle due azioni, che rimangono diversi ed indipendenti. Ne discende che la mancata specificazione del titolo nella domanda giudiziale, lungi dal determinare la sua nullità per indeterminatezza, fa presumere, in assenza di un contenuto anche implicitamente diretto a far valere una sola delle azioni, che il curatore abbia inteso esercitare congiuntamente entrambe le azioni. Tali azioni, peraltro, non perdono la loro originaria identità giuridica, rimanendo tra loro distinte sia nei presupposti di fatto, che nella disciplina applicabile, differenti essendo la distribuzione dell'onere della prova, i criteri di determinazione dei danni risarcibili ed il regime di decorrenza del termine di prescrizione.

Amministratore distrae somme dalla società fallita: è bancarotta, può esserci anche autoriciclaggio

Cass. Pen. – Sez. V – (12 aprile) 21 maggio 2024, n. 20152

L'amministratore di una società fallita, condannato per plurime condotte di bancarotta fraudolenta patrimoniale e da reato societario, può essere condannato anche per autoriciclaggio solo ove le somme distratte dalla società fallita vengano poi reinvestite. È configurabile la condotta dissimulatoria tipica dell'autoriciclaggio nel caso in cui, successivamente alla consumazione del delitto presupposto, il reinvestimento del profitto illecito in attività economiche, finanziarie o speculative sia attuato attraverso il mutamento dell'intestazione soggettiva del bene.

Limiti oggettivi alla qualificazione degli accordi tra soci quali patti parasociali

Cass. Civ. – Sez. I – 16 maggio 2024, n. 13561

Non può essere qualificato come patto parasociale l'accodo con cui il socio uscente convenga con quello rimanente che la cessione della quota a un terzo è condizionata all'assunzione della garanzia da parte del cedente del pagamento pro quota di un mutuo precedentemente contratto nell'interesse della società, in quanto tale accordo non ha nulla a che vedere con l'assetto dell'ente, né con l'esercizio dei diritti futuri spettanti ai soci all'interno della società. Anche al di fuori del modello tipizzato dall'art. 2341-bis c.c., infatti, il contenuto dell'obbligo regolato dal patto, per esser parasociale, deve comunque essere riconducibile al perseguimento di quegli effetti di stabilizzazione della governance societaria cui si riferisce espressamente l'art. 2341-bis cit., che ha tipizzato la "causa" dei patti stessi, enucleandone le finalità e, per conseguenza, anche definendo l'ambito della relativa meritevolezza dell'interesse perseguito ai sensi dell'art. 1322 c.c.

Per la liquidazione della quota dell'accomandante che recede rileva anche l'avviamento

Cass. Civ. – Sez. I – 14 maggio 2024, n. 13290

In tema di valutazione della quota sociale ex art. 2289 c.c. in caso di recesso del socio accomandante, occorre tener conto anche del valore dell'avviamento e, secondo una stima di ragionevole prudenza, della futura redditività dell'azienda, considerato che la norma, facendo riferimento allo scioglimento del rapporto nei confronti di un solo socio, presuppone la continuazione dell'attività sociale che non può riferirsi solo ad un compendio statico e disaggregato di beni, ma deve essere valutata anche avuto riguardo alla sua fisiologica e naturale propensione verso il futuro.

La mancata sottoscrizione dell'intermediario non rende nullo il contratto bancario di factoring

Cass. Civ. – Sez. I – 8 maggio 2024, n. 12481

In tema di contratti bancari, il requisito della forma scritta previsto dall'art. 117, comma 1, T.U.B., deve essere inteso in senso funzionale, avuto riguardo alla finalità di protezione del cliente assunta dalla norma, potendo, pertanto, ritenersi rispettato ove il contratto sia redatto per iscritto e ne sia consegnata una copia al cliente, da questi sottoscritta, senza che sia necessaria anche la sottoscrizione della banca, il cui consenso ben può desumersi alla stregua dei comportamenti concludenti dalla stessa tenuti.

Ancora sulla responsabilità dei consiglieri privi di deleghe di società bancarie

Cass. Civ. – Sez. II – 7 maggio 2024, n. 12323

Nello specifico settore delle attività bancarie o di intermediazione finanziaria, ai fini del contenimento del rischio creditizio nelle sue diverse configurazioni, nonché dell'organizzazione societaria e dei controlli interni, l'art. 53, lett. b) e d), TUB sancisce doveri di particolare pregnanza in capo ai componenti del consiglio di amministrazione nel suo complesso e ai singoli consiglieri, anche se privi di deleghe operative). Essi sono sempre tenuti ad agire in modo informato e ad impedire possibili violazioni. Tale dovere, sancito dall'art. 2381 c.c., commi 3 e 6, e dall'art. 2392 c.c., non va rimesso, nella sua concreta operatività, alle segnalazioni provenienti dai rapporti degli amministratori delegati: anche i singoli consiglieri hanno l'obbligo di contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutti i settori di operatività della banca, oltre che ad attivarsi in modo da esercitare proficuamente la funzione di monitoraggio sulle scelte compiute. 

Scioglimento della società: gli effetti verso i terzi si producono dall'iscrizione nel registro delle imprese

Cass. Civ. – Sez. I – 6 maggio 2024, n. 12156

Ai sensi dell'art. 2484 c.c., gli effetti dello scioglimento della società deciso dall'assemblea si producono, nei riguardi dei terzi, dal momento dell'iscrizione della relativa delibera nel registro delle imprese, momento dal quale, ai sensi dell'art. 2487-bis c.c., produce i suoi effetti anche la nomina dei liquidatori. L'iscrizione assolve, dunque, ad una funzione costitutiva dello scioglimento stesso.

Operazione di investimento inadeguata: obblighi informativi e onere probatorio

Cass. Civ. – Sez. I – 2 maggio 2024, n. 11724

Nell'ipotesi in cui un investimento finanziario sia stato qualificato anche dall'intermediario come operazione inadeguata, l'assolvimento degli obblighi informativi cui quest'ultimo è tenuto, in mancanza della prova dell'osservanza delle cogenti prescrizioni contenute negli artt. 28 e 29 del Reg. Consob, n. 11522/1998, attuative dell'art. 21 TUF, non può essere desunta in via esclusiva dal profilo soggettivo del cliente, dal suo rifiuto di fornire indicazioni su di esso o soltanto dalla sottoscrizione dell'avvenuto avvertimento dell'inadeguatezza dell'operazione in forma scritta, essendo necessario che l'intermediario, a fronte della sola allegazione contraria dell'investitore sull'assolvimento degli obblighi informativi, fornisca la prova positiva, con ogni mezzo, del comportamento diligente della banca. Tale prova può essere integrata dal profilo soggettivo del cliente o da altri convergenti elementi probatori ma non può essere desunta soltanto da essi.

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