Differenza tra insussistenza e inidoneità delle prove con riferimento all'errore di fatto nella revocazione

La Redazione
24 Luglio 2024

In merito alla produzione di prove documentali nel giudizio, la Suprema Corte traccia la differenza tra i concetti di insussistenza delle allegazioni ed inidoneità di queste ultime, con riferimento al c.d. "errore di fatto" fondante l'impugnazione per revocazione ai sensi dell'art. 395 n. 4 c.p.c.

Tizia, ex coniuge divorziata di Caio nonché titolare di assegno divorzile, chiedeva al Tribunale di Catanzaro il riconoscimento del diritto a percepire una quota del trattamento di fine rapporto spettante all'ex coniuge, ai sensi dell'art. 12 bis della l. n. 898/1970. Prima il Tribunale e poi la Corte d'appello respingevano la domanda. La ricorrente proponeva allora ricorso per revocazione, deducendo che il giudice di secondo grado non avesse esaminato la documentazione da lei prodotta. La Corte di merito respingeva però anche la domanda di revocazione, ritenendo che vertesse su un errore di giudizio – e non di fatto – in quanto la Corte aveva rigettato la domanda per genericità e perché sfornita delle prove minime a consentire una valutazione della questione. La donna adiva la Cassazione, lamentando di aver prodotto tutta la documentazione utile ad individuare la quota del TFR dell'ex coniuge a lei spettante; tuttavia, l'appello non ne aveva tenuto conto anzi, aveva sostenuto la mancanza delle prove minime per valutare la controversia. Tale condotta, secondo la ricorrente, configurava un errore in fatto, non in giudizio come sostenuto dal giudice della revocazione.

Sul punto, la Cassazione ha sancito che l'affermazione circa l'inesistenza, nei fascicoli processuali (d'ufficio o di parte), di un documento il quale, invece, risulti esservi incontestabilmente inserito, non si concreta in un errore di giudizio, bensì in una svista di carattere materiale, ossia un errore di fatto e, quindi, costituisce motivo di revocazione a norma dell'art. 395, n. 4, c.p.c.

Difatti, l'assenza di allegazioni e di prove e la loro valutazione da parte del giudice di merito come “non idonee” sono due cose ben diverse: nel primo caso si afferma un fatto, cioè che mancano negli atti difensivi determinate affermazioni e nel fascicolo di parte i relativi documenti, quindi non è possibile alcun esame della controversia; nel secondo si formula un giudizio e cioè, una volta viste ed esaminate le allegazioni e le prove, si valuta se sono idonee o meno a fondare l'accoglimento della domanda.

Di conseguenza, la Suprema Corte ha accolto il ricorso e rinviato alla Corte competente per un nuovo esame.

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