Legge di Bilancio 2025: contestata la norma sul rappresentante del Mef nei collegi sindacali
05 Novembre 2024
Il disegno di legge di bilancio 2025 ha iniziato il suo iter di approvazione alla Camera, dopo la trasmissione al Parlamento da parte del Governo, avvenuta lo scorso 23 ottobre. Tra le misure, alcune sono di interesse prettamente societario. L’art. 111 del ddl, ad esempio, prevede un tetto ai compensi per i consigli di amministrazione delle società che ricevono contributi pubblici (per le nomine disposte a partire dal 1° gennaio 2025). Ma è la norma successiva ad aver acceso il dibattito: ai sensi dell’art. 112, al fine di potenziare le funzioni di controllo e monitoraggio della finanza pubblica, dovrà essere assicurata la presenza di un rappresentante» del Mef nei collegi sindacali o di revisione di società, enti, organismi o fondazioni che ricevono contributi “di entità significativa” dallo Stato. Viene poi rimesso a un apposito dpcm definire quali imprese siano soggette a tale obbligo di nomina “pubblica” ed entro quali soglie. Ma si registrano già le prime voci critiche: il Cndcec, nel corso di un’audizione parlamentare, ha chiesto l’abrogazione dell’art. 112, che solleva dubbi di legittimità costituzionale e della compatibilità con le libertà fondamentali dell’ordinamento dell’Unione Europea. La norma, inoltre, appare “ulteriormente incomprensibile tenuto conto dell’attuale quadro normativo che già riserva a professionisti qualificati, tra cui i commercialisti, l’attività di vigilanza sull’osservanza della legge, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e sull’adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili”. Secondo i commercialisti, ogni altra deriva normativa appare dirigistica e lesiva dell’affidabilità e della professionalità di chi già oggi svolge egregiamente la fondamentale attività di controllo legale. |