Osservatorio sulla Cassazione - Gennaio 2017

La Redazione
15 Febbraio 2017

Torna l'appuntamento con l'osservatorio sulla Corte di Cassazione: una rassegna delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di gennaio.

Curatore e azione di responsabilità contro gli amministratori

Cass. Civ. – Sez. I – 3 gennaio 2017, n. 38, sent.

Nell'azione di responsabilità contro gli amministratori, promossa dal curatore ex art. 146 l. fall., ai fini della quantificazione del danno risarcibile il criterio del differenziale tra il passivo accertato e l'attivo liquidato in sede fallimentare può essere utilizzato solo quale parametro per una liquidazione equitativa, ove ne sussistano le condizioni.

Mandato di amministrazione di beni e dichiarazione di fallimento

Cass. Civ. – Sez. I- 3 gennaio 2017, n. 43, sent.

Qualora l'imprenditore abbia conferito ad altri l'amministrazione dei suoi beni, in forza di mandato generale con poteri di rappresentanza sostanziale e processuale, il sopravvenuto fallimento del mandante non priva il mandatario di legittimazione alla opposizione avverso la dichiarazione di fallimento, atteso che il relativo potere, in quanto diretto a rivendicare al fallito la amministrazione e la disponibilità del suo patrimonio, è compreso in detto mandato generale. In tal modo, non viene meno la causa dello scioglimento del rapporto di mandato, previsto dall'art. 78 l.fall., come effetto della dichiarazione di fallimento, la cui operatività deve ritenersi limitata alle attività che il fallito stesso non può più compiere

Fallimento e accertamento dei requisiti

Cass. Civ. – Sez. I – 12 gennaio 2017 – n. 601, sent.

L'accertamento del requisito di fallibilità di cui all'art. 1, comma 2, l.fall. va compiuto procedendo alla valutazione dell'esposizione complessiva dell'imprenditore, nella quale deve tenersi conto non solo dei debiti già sorti, ed appostati al passivo del bilancio, ma anche di quelli ulteriori, contestati in tutto o in parte ed ancora sub iudice.

Cancellazione dal registro delle imprese e dichiarazione di fallimento

Cass. Civ. – Sez. I – 12 gennaio 2017 – n. 602, sent.

Anche nel caso di società cancellata dal registro delle imprese, il ricorso per la dichiarazione di fallimento è validamente notificato, ai sensi dell'art. 15, comma 3 l.fall., all'indirizzo di posta elettronica certificata della società cancellata, in precedenza comunicato al predetto registro.

Dichiarazione di fallimento e fittizio trasferimento all'estero

Cass. Civ.- sez. I- 4 Gennaio 2017-n. 43, sent.

Il fittizio trasferimento della sede all'estero dell'impresa - che in realtà prosegua l'attività in Italia- impedisce, ai fini della dichiarazione di fallimento, il decorso del termine annuale dalla cancellazione dal registro delle imprese ex art. 10 l.fall. e non sottrae al giudice italiano la giurisdizione ex art. 9 l.fall.

Fallimento e notifica del ricorso tramite PEC

Cass. Civ.- sez. I- 3 Gennaio 2017- n. 31, sent.

La notifica telematica del ricorso di fallimento e del decreto l.fall., ex art. 15, comma 3, nel testo successivo alle modifiche apportate dal D.L. n. 179/2012, art. 17, si perfeziona nel momento in cui perviene all'indirizzo di posta elettronica certificata del destinatario, precedentemente comunicato dal medesimo al momento della sua iscrizione nel registro delle imprese, ai sensi del D.L. n. 185 del 2008, art. 16, comma 6, e del D.L. n. 179/2012, art. 5, comma 1, salva la prova che l'indirizzo Pec risultante dal detto registro sia erroneo per fatto non imputabile all'imprenditore che ha effettuato la comunicazione.

Imprenditore commerciale e criteri di fallibilità

Cass. Civ. – Sez. I- 12 gennaio 2017-n. 611, sent.

In tema di presupposti dimensionali per l'esonero dalla fallibilità dell'imprenditore commerciale, nella valutazione del capitale investito, ai fini del riconoscimento della qualifica di piccolo imprenditore, trovano applicazione i principi contabili, cui si richiama il legislatore nell'art. 1, comma 2, lett. a), l.fall. e di cui è espressione l'art. 2424 cod. civ., con la conseguenza che, con riferimento agli immobili, iscritti tra le poste attive dello stato patrimoniale, opera al pari che per ogni altra immobilizzazione materiale il criterio di apprezzamento del loro costo storico al netto degli ammortamenti, quale risultante dal bilancio di esercizio, ai sensi dell'art. 2426 c.c., nn. 1 e 2, e non il criterio del valore di mercato al momento del giudizio.

Il sequestro Antimafia dell'intero patrimonio non impedisce il fallimento della società

Cass. Civ. – Sez. I – 12 gennaio 2017, n. 608, sent.

La presenza di una misura di prevenzione penale Antimafia non impedisce il fallimento di una società: l'art. 63, comma 6, Codice Antimafia prevede espressamente la chiusura del fallimento, ex art. 119 l. fall., allorquando nella massa attiva siano ricompresi esclusivamente beni già sottoposti a sequestro, e una regola analoga vige, ex art. 64, comma 7, per il caso di sequestro o confisca sopravvenuti al fallimento.

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