Inammissibile il regolamento di competenza promosso per dirimere questioni inerenti alla ripartizione delle cause tra giudici del medesimo ufficio giudiziario

11 Luglio 2017

La questione centrale affrontata dalla Cassazione in sede di regolamento di competenza, che si è rivelata assorbente rispetto alla decisione nel merito sui singoli motivi proposti, riguarda l'ammissibilità del rimedio nel caso in cui, come accaduto in quello sottoposto al suo esame, la censura non appare integrare una vera e propria questione di competenza, bensì un mero problema di distribuzione degli incarichi all'interno dello stesso ufficio giudiziario.
Massima

È inammissibile il regolamento di competenza proposto per denunciare la circostanza che l'ingiunzione per il rimborso delle spese sostenute ai fini dell'attuazione del provvedimento di reintegrazione nel possesso è stata emessa non già dal giudice che ha pronunciato il provvedimento cautelare bensì dal giudice dell'esecuzione del medesimo ufficio, trattandosi di questione afferente alla distribuzione degli affari all'interno dello stesso ufficio giudiziario.

Il caso

Il Tribunale di Enna pronunciava, con ordinanza, la reintegrazione nel possesso di alcuni fondi a favore del ricorrente e, previa c.t.u., determinava le modalità di attuazione della reintegrazione medesima a norma dell'art. 669-duodecies c.p.c. A seguito di istanza del ricorrente, il giudice dell'esecuzione provvedeva poi, con decreto, alla liquidazione delle spese ex artt. 611 e 614 c.p.c., ingiungendone il pagamento al resistente. Avverso tale decreto veniva proposta opposizione, accolta dal Tribunale di Enna, che spiegava come il ricorrente avesse correttamente promosso il procedimento per l'attuazione dell'ordinanza di reintegrazione possessoria, ex art. 669-duodecies c.p.c., dinanzi al medesimo giudice che aveva pronunciato detta ordinanza; ma che il decreto ingiuntivo fosse da considerare illegittimo, in quanto pronunciato non da tale giudice, ossia quello che ha pronunciato l'ordinanza di reintegrazione nel possesso, competente ex art. 669-duodecies c.p.c., bensì dal giudice dell'esecuzione. Avverso tale sentenza l'originario ricorrente proponeva regolamento di competenza, in particolare lamentando:

  • la preclusione della relativa questione, non tempestivamente eccepita;
  • l'irrilevanza dell'intestazione dell'istanza ex artt. 611 e 614 c.p.c. al giudice dell'esecuzione, giacché essa si intendeva adire il giudice del possessorio;
  • l'erronea condanna alle spese pronunciata a suo carico.
La questione

La questione centrale affrontata dalla Cassazione in sede di regolamento di competenza, che si è rivelata assorbente rispetto alla decisione nel merito sui singoli motivi proposti, riguarda l'ammissibilità del rimedio nel caso in cui, come accaduto in quello sottoposto al suo esame, la censura non appare integrare una vera e propria questione di competenza, bensì un mero problema di distribuzione degli incarichi all'interno dello stesso ufficio giudiziario: nel caso di specie, infatti, la contestazione verteva attorno all'avvenuta pronuncia, ad opera del giudice dell'esecuzione e non del giudice adito per il procedimento possessorio – giudici entrambi incardinati presso il Tribunale di Enna – del decreto ingiuntivo di liquidazione delle spese del procedimento di reintegrazione nel possesso.

Le soluzioni giuridiche

La Cassazione, come poc'anzi accennato, dichiara il proposto regolamento di competenza inammissibile, senza scendere, dunque, all'esame dei singoli motivi proposti.

A tal fine, la Corte si limita a richiamare il precedente espresso da Cass., ord. 12 gennaio 2005, n. 443, laddove si è affermata l'inammissibilità del regolamento di competenza proposto avverso l'ordinanza con cui il giudice dell'esecuzione del Tribunale, adito ai sensi dell'art. 612 c.p.c., aveva fissato le modalità di esecuzione di un provvedimento cautelare, sostenendosi che il relativo provvedimento avrebbe dovuto essere emesso dallo stesso Tribunale ai sensi dell'art. 669-duodecies c.p.c.: e ciò, in quanto la censura prospettava soltanto un problema di distribuzione degli affari all'interno del medesimo ufficio giudiziario e non un problema di competenza.

Applicando tale principio al caso di specie, la Corte ha concluso come il proposto regolamento di competenza fosse inammissibile, in quanto la doglianza inerente all'avvenuta pronuncia dell'ingiunzione per il rimborso delle spese sostenute nella fase di attuazione dell'ordinanza di reintegrazione possessoria ad opera del giudice dell'esecuzione del Tribunale di Enna, e non del giudice – incardinato presso il medesimo tribunale – che ha pronunciato detta ordinanza, è da considerarsi questione afferente alla distribuzione degli affari all'interno del medesimo ufficio giudiziario, e non una questione di competenza.

La Cassazione, peraltro, ha voluto comunque esprimersi sulla doglianza relativa alla condanna alle spese pronunciata a carico del ricorrente, il quale ne invocava, piuttosto, la compensazione: anche tale motivo viene giudicato inammissibile, sulla scorta della considerazione per cui, in tema di spese processuali, il sindacato della Corte è limitato ad accertare che non risulti violato il principio secondo il quale le spese non possono essere poste a carico della parte totalmente vittoriosa, mentre esula da tale sindacato – essendo riservato al potere discrezionale del giudice di merito - la valutazione dell'opportunità di compensare in tutto o in parte le spese di lite, sia nell'ipotesi di soccombenza reciproca, sia nell'ipotesi di concorso di altri giusti motivi (così, Cass., 19 giugno 2013, n. 15317, espressamente richiamata in motivazione; Cass., ord. 31 marzo 2017, n. 8421; Cass., 5 aprile 2003, n. 5386).

Osservazioni

La declaratoria di inammissibilità pronunciata dalla Corte è senz'altro condivisibile, in quanto fondata su quel consolidato orientamento che esclude che le questioni inerenti alla ripartizione delle cause tra giudici appartenenti al medesimo ufficio giudiziario possano costituire decisioni sulla competenza.

Peraltro, e a prescindere dall'ammissibilità dell'impugnazione proposta, nel caso di specie il giudice tenuto a pronunciarsi sulla liquidazione delle spese relative all'attuazione del provvedimento possessorio di reintegrazione avrebbe effettivamente dovuto essere il giudice del possessorio, e ciò in quanto l'esecuzione del provvedimento in materia possessoria, secondo la previsione dell'art. 669-duodeciesc.p.c., non dà luogo ad un processo di esecuzione forzata, bensì ad una ulteriore fase del procedimento possessorio, che è di competenza dello stesso giudice che ha emesso il provvedimento (così, Cass., 15 gennaio 2003, n. 481).

Guida all'approfondimento
  • Sulle specifiche questioni si rinvia alla giurisprudenza riportata nel testo, nonché in dottrina, a Acone, Regolamento di competenza in Enc. Giur. Treccani, Roma, 1995;
  • Bongiorno, Il regolamento di competenza, Milano, 1970;
  • Delle Donne, L'attuazione delle misure cautelari, Roma, 2012;
  • Frasca, Il regolamento di competenza, Torino, 2012;
  • Frasca, L'attuazione dei provvedimenti cautelari, in QCSM, 1999, 304;
  • Recchioni, L'attuazione delle misure cautelari e le opposizioni esecutive, in Riv. esec. forz., 2005, 25;
  • Saletti, Le riforme del codice di rito in materia di esecuzione forzata e di attuazione delle misure cautelari, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 1992, 443;
  • Vullo, L'attuazione delle misure cautelari, Torino, 2001.

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