Prove atipiche della fase sommaria del procedimento possessorio e prova testimoniale della fase a cognizione piena: quale prevale?
18 Maggio 2017
La vicenda. Il signor A.D.N., residente all'estero, agiva per la tutela possessoria di una striscia di terreno, poiché il signor M. – proprietario confinante - aveva costruito un muretto precludendo all'attore l'utilizzo della sua aree di proprietà. La domanda veniva accolta in prime cure e confermata dalla Corte d'appello. Il signor M. adiva allora la Suprema Corte, lamentando la violazione degli artt. 116, 703 e 669-sexies c.p.c.. Sosteneva che i giudici di merito avessero dato maggior peso alle prove atipiche costituite dalle deposizioni non giurate dei testi informatori e non alle dichiarazioni assunte sotto giuramento dei testi ritualmente assunti.
«La censura non ha fondamento». Spiegano infatti i Giudici Supremi che «gli elementi di prova raccolti nella fase interdittale (o sommaria) del procedimento possessorio sono superati dalle prove acquisite nella fase di cognizione piena del medesimo giudizio, “che contrastino con gli elementi indiziari”, ma ciò non comporta che sempre e in ogni caso gli uni debbano cedere agli altri nell'apprezzamento del giudice di merito».
Il valore delle prove. Ove le risultante delle prove testimoniali assunte nella fase a cognizione piena risultino inaffidabili e insufficienti, «il giudice non solo può, ma deve fondare la decisione sulla base delle prove atipiche (dichiarazioni di terzi, deposizioni di sommari informatori,…) o di altri mezzi istruttori (es: consulenza tecnica) che, pur vagliati criticamente diano conforto alla tesi opposta». In conclusione, correttamente i giudici di merito hanno ritenuto che la prova del possesso del terreno di A.D.N. fosse stata raggiunto, sulla base dell'attendibilità dei testimoni indotti nella fase sommaria del giudizio e sulle risultanze della consulenza tecnica. |