La nomina del difensore di fiducia effettuata nel procedimento originario è efficace anche in quello separato?

06 Aprile 2017

Nel caso di separazione dei procedimenti, la nomina del difensore di fiducia da parte dell'indagato effettuata nel procedimento originale è efficace anche in quello separato, pur se di competenza di un ufficio giudiziario diverso?
Massima

Il principio secondo cui, salvo che risulti un'espressa manifestazione di volontà in senso contrario dell'interessato, la nomina del difensore di fiducia è efficace non solo per il procedimento principale nel quale è intervenuta ma pure per quelli incidentali direttamente derivatine, ancorché di competenza di un ufficio giudiziario diverso, trova applicazione anche nel caso in cui il pubblico ministero, in fase di indagini, abbia separato i procedimenti ravvisando una diversa competenza territoriale per taluni dei reati oggetto di investigazione.

Il caso

Nel corso delle indagini, l'indagato subiva una perquisizione domiciliare, da cui scaturiva il sequestro di due carte di credito del tipo Postepay. In quest'occasione, egli nominava un difensore di fiducia presso il quale eleggeva domicilio. Il pubblico ministero della procura di Piacenza, individuando per taluni dei reati oggetto di investigazione la competenza territoriale di diverse autorità giudiziaria, procedeva alla separazione dei procedimenti ai sensi dell'art. 130-bis disp. att. c.p.p. Nel corso di uno dei procedimenti separati, che era stato trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia, il pubblico ministero nominava all'imputato un difensore di ufficio. Quest'ultimo era destinatario della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415-bisc.p.p. e degli atti seguenti. All'esito del successivo giudizio, l'imputato veniva condannato, con sentenza divenuta irrevocabile in mancanza di impugnazione.

Con il ricorso al giudice dell'esecuzione ex art. 670 c.p.p., l'imputato chiedeva la declaratoria della non esecutività della sentenza, deducendo la nullità del procedimento per l'omessa notificazione degli atti processuali al difensore di fiducia nominato nel procedimento originario.

Il tribunale di Venezia in funzione di giudice dell'esecuzione rigettava la richiesta, affermando che il procedimento nel quale era intervenuta la condanna non costituiva uno “stralcio” di quello originario ma aveva avuto un inizio autonomo. La nomina del difensore di fiducia prodotta dal condannato, inoltre, faceva specifico riferimento solo al procedimento nel quale era intervenuta che riguardava un fatto e una persona offesa diversi da quelli oggetto del giudizio in cui c'era stata la condanna.

Avverso questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, deducendo la violazione di legge determinata dall'omessa notificazione degli atti al difensore di fiducia.

La questione

La questione in esame è la seguente: nel caso di separazione dei procedimenti, la nomina del difensore di fiducia da parte dell'indagato effettuata nel procedimento originale è efficace anche in quello separato, pur se di competenza di un ufficio giudiziario diverso?

Le soluzioni giuridiche

La Corte ha richiamato il principio secondo cui la nomina del difensore di fiducia, effettuata nel procedimento originario, è valida anche per quelli incidentali che ne siano direttamente derivati, pur se di competenza di un ufficio giudiziario diverso, salvo che risulti un'espressa manifestazione di volontà in senso contrario dell'interessato (Cass. n. 1702/1996; Cass. n. 7297/2002). Questo principio, secondo la decisione in esame, deve trovare applicazione anche nel caso in cui il pubblico ministero, in fase di indagine, abbia separato i procedimenti, individuando una diversa competenza territoriale per taluni dei reati oggetto di investigazione. In questo caso, all'autorità giudiziaria destinataria del procedimento separato deve essere trasmesso anche l'atto di nomina del difensore di fiducia, compiuto dall'indagato in quello originario.

Nel caso di specie, il condannato aveva nominato un difensore di fiducia nel procedimento radicato dinanzi all'autorità giudiziaria di Piacenza, nel quale era stato disposto l'atto investigativo iniziale costituito dalla perquisizione che aveva condotto al sequestro delle carte di credito. Tale circostanza era stata documentata dalla parte nel giudizio di esecuzione, di modo che agli atti vi era un riscontro alla deduzione difensiva secondo la quale il processo che si era concluso con la condanna del tribunale di Venezia derivava dall'originario procedimento iscritto presso la procura di Piacenza.

A fronte del dato provato dal condannato, il giudice dell'esecuzione avrebbe dovuto compiere accertamenti per mezzo dei poteri istruttori attribuiti dall'art. 666, comma 5,c.p.p., appurando l'effettiva origine del procedimento definito con la sentenza del tribunale di Venezia al fine di verificare se la relativa iscrizione nel registro previsto dall'art. 335 c.p.p. fosse scaturita da un'autonoma notizia di reato (come, per esempio, una denuncia – querela della persona offesa) ovvero a seguito di trasmissione degli atti, per competenza territoriale, dal pubblico ministero di Piacenza, come dedotto dal condannato. In questo secondo caso, infatti, tra gli atti trasmessi doveva essere inclusa o, quanto meno, menzionata, anche la nomina del difensore di fiducia, il quale avrebbe dovuto ricevere gli atti del processo.

Il tribunale, invece, si era limitato ad affermare la natura autonoma del procedimento da cui era scaturito il giudicato oggetto della richiesta di revoca, fornendo all'istanza dell'interessato una risposta inadeguata, formulata in termini essenzialmente assertivi, senza dare conto della verifica documentale compiuta. Ne consegue che l'ordinanza è stata annullata, con rinvio al tribunale per un nuovo esame.

Osservazioni

La sentenza in esame ha riaffermato il principio giurisprudenziale secondo cui la nomina del difensore di fiducia produce effetti anche nei procedimenti incidentali che ne siano direttamente derivati, pur se di competenza di un ufficio giudiziario diverso. L'area operativa di questa regola è stata estesa all'ipotesi in cui, piuttosto che ravvisarsi un procedimento incidentale, per effetto di un provvedimento di separazione è sorto un distinto ed autonomo giudizio.

Questa regola, peraltro, non opera in senso inverso. La nomina di difensore di fiducia in un procedimento incidentale, infatti, non produce effetti in quello originario (Cass. pen., n. 17702/2010; Cass. pen., n. 32323/2015). In particolare, secondo un indirizzo giurisprudenziale consolidato, la nomina del difensore di fiducia effettuata dall'indagato per il procedimento cautelare dinanzi al tribunale del riesame non produce effetto alcuno nel procedimento principale, non essendone prevista la conoscenza da parte dell'autorità giudiziaria procedente, che è avvisata dell'impugnazione cautelare ai soli fini della trasmissione degli atti (Cass. pen., n. 22042/2009; Cass. pen., n. 38648/2008; Cass. pen., n. 4653/1999).

L'applicazione di queste regole, peraltro, presuppone sempre l'interpretazione del contenuto della dichiarazione di nomina. Qualora essa fosse fatta esclusivamente per la redazione dei motivi a sostegno dell'appello proposto avverso la sentenza di primo grado, ad esempio, non ha effetto nel procedimento incidentale de libertate (Cass. pen., n. 39039/2008).

Un certo contrasto giurisprudenziale sembra sussistere in materia di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

La nomina del difensore di fiducia effettuata nell'ambito della procedura incidentale di ammissione a detto patrocinio, infatti, secondo un orientamento giurisprudenziale, è valida nel procedimento principale se ad esso espressamente si riferisce, a nulla rilevando il fatto che il procedimento principale penda dinanzi ad una autorità giudiziaria diversa da quella procedente al momento della presentazione dell'istanza di ammissione (Cass. pen., n. 9879/2016). La nomina del difensore di fiducia con contestuale elezione di domicilio presso il suo studio, in particolare, effettuata nell'ambito della procedura di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, vale come elezione di domicilio nel procedimento principale, a cui sia espressamente riferita (Cass. pen., n. 45785/2008; Cass. pen., n. 14416/2013).

In senso contrario è stato affermato che la nomina del difensore di fiducia effettuata dall'imputato nella procedura incidentale per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, instaurata dinanzi ad una autorità giudiziaria diversa da quella presso cui pende il procedimento principale, non dispiega i suoi effetti in quest'ultimo (Cass. pen., n. 31343/2011, in una fattispecie in cui l'istanza di patrocinio gratuito era stata presentata al tribunale, che nel frattempo si era già spogliato del procedimento transitato alla Corte d'appello).

Va poi aggiunto che la nomina effettuata nel corso del giudizio di primo grado rileva per tutta la durata del giudizio di cognizione, nelle diverse fasi di esso, senza bisogno di essere reiterata (Cass. pen., n. 6615/2000), ma non produce effetti per il procedimento di esecuzione (Cass. pen., n. 2276/1992; Cass. pen., n. 554/1996; Cass. pen., 28950/2002). In questa fase, l'individuazione del difensore non può avvenire con riferimento alla nomina intervenuta nel precedente giudizio di cognizione o relativa a diverso procedimento (Cass. pen., n. 2129/2000; Cass. pen., n. 2109/2000). Questo principio, peraltro, subisce una deroga: secondo l'art. 656, comma 5, c.p.p., l'ordine di esecuzione e il decreto di sospensione dell'esecuzione devono essere notificati al difensore nominato per la fase dell'esecuzione o, in difetto, al difensore che abbia assistito il condannato nella fase del giudizio, i quali sono entrambi legittimati, in virtù dell'art. 656, comma 6, cod. proc. pen., anche a presentare direttamente istanza di misure alternative, senza la necessità di ulteriore specifica nomina (Cass. pen., n. 40392/2004).

Sulla portata della disciplina derogatoria, peraltro, si ravvisa un certo contrasto giurisprudenziale. Secondo un indirizzo, in assenza di nomina di difensore per la fase dell'esecuzione, il difensore già nominato per la fase del giudizio di cognizione è legittimato a presentare richiesta di applicazione di misure alternative alla detenzione senza necessità di un ulteriore specifico mandato (Cass. 1843/2010).

Un diverso orientamento, invece, ritiene che il difensore possa proporre richiesta di applicazione in favore dell'assistito di una ordinaria misura alternativa alla detenzione soltanto se munito di un mandato fiduciario ad hoc, in quanto la disciplina derogatoria prevista dall'art. 656, comma quinto, c.p.p. è preordinata esclusivamente a consentire la proposizione delle domande di concessione delle misure alternative alla detenzione contemplate da tale specifica norma (Cass. pen., n. 30366/2003; Cass. pen., n. 36797/2006; Cass. pen., n. 11493/2010).

Qualora pendano diversi procedimenti in sede esecutiva, inoltre, la nomina del difensore di fiducia effettuata in uno di essi non esplica la sua efficacia negli altri; pertanto non è dovuto l'avviso al difensore di fiducia per l'udienza camerale del procedimento in cui non è stato nominato (Cass. pen., n. 38749/2003). Il mandato conferito al difensore per il giudizio di sorveglianza, relativo all'esame dell'istanza di concessione della misura alternativa dell'affidamento in prova al servizio sociale, ad esempio, non può estendersi alla fase, del tutto eventuale e diversa, del procedimento di revoca della misura stessa, di iniziativa del magistrato di sorveglianza. Ne consegue che la parte, qualora voglia continuare ad essere difesa dallo stesso legale, deve procedere a nuova nomina, in mancanza della quale viene nominato difensore d'ufficio e il precedente difensore di fiducia non può dolersi di non aver ricevuto l'avviso di udienza (Cass. pen., n. 1812/1994).

Il difensore di fiducia nominato solo per alcuni procedimenti aventi ad oggetto reati connessi, inoltre, è legittimato a chiederne la riunione e la trattazione nel medesimo dibattimento e, conseguentemente, a difendere il suo assistito da tutte le imputazioni, senza necessità di ulteriore nomina di fiducia da parte dell'interessato. Oltre a soddisfare criteri di evidente economia processuale, in tal modo si assicura all'imputato una difesa più efficace ad opera del difensore da lui prescelto (Cass. pen., n. 3335/1999).

Secondo un indirizzo dottrinale, infine, nel caso in cui sia stata disposta la riapertura delle indagini, in mancanza di un'esplicita indicazione normativa e di una diversa manifestazione di volontà dell'indagato, può ritenersi ancora operativa la nomina fiduciaria originaria al fine di garantire un'effettiva e pronta difesa tecnica.

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