Osservatorio sulla Cassazione – Aprile 2017

La Redazione
La Redazione
10 Maggio 2017

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Aprile.

La cessione del diritto di opzione va tassata al 3%

Cass. Civ. – Sez. V – 26 aprile 2017, n. 10240, sent.

In tema di imposta di registro, l'atto di cessione del diritto di opzione attribuito ai soci ex art. 2441 c.c., in caso di mancato esercizio dello stesso da parte del cessionario, è sottoposto all'aliquota proporzionale del 3% di cui all'art. 9, Tariffa, parte I, allegata al d.P.R. n. 131/1986 e non a quella fissa contemplata dall'art. 11 della stessa tabella, posto che, in tale ipotesi, non può parlarsi stricto sensu di negoziazione di partecipazioni societarie.

Non c'è bis in idem tra distruzione dei documenti contabili e bancarotta documentale

Cass. Pen. – Sez. III – 20 aprile 2017, n. 18927, sent.

Non sussiste specialità, ex art. 15 c.p., tra la bancarotta fraudolenta documentale, ex art. 216, comma 1, n. 2, l. fall., e l'occultamento o distruzione di documenti contabili, ex art. 10 D.Lgs. n. 74/2000, stante la diversità delle suddette fattispecie incriminatrici, richiedendo quella tributaria la impossibilità di ricostruire l'ammontare dei redditi o il volume degli affari, intesa come impossibilità di accertare il risultato economico di quelle sole operazioni connesse alla documentazione occultata o distrutta; diversamente, l'azione fraudolenta sottesa dall'art. 216, comma 1, n. 2 l. fall. si concreta in un evento da cui discende la lesione degli interessi creditori, rapportato all'intero corredo documentale, risultando irrilevante l'obbligo normativo della relativa tenuta, ben potendosi apprezzare la lesione anche dalla sottrazione di scritture meramente facoltative.

Bancarotta fraudolenta documentale: le condotte di cui all'art. 216, comma 1, n. 2 sono alternative

Cass. Pen. – Sez. V – 14 aprile 2017, n. 18634, sent.

In tema di bancarotta fraudolenta documentale, l'art. 216, comma 1, n. 2 l. fall. prevede un'alternatività tra due distinte fattispecie, l'occultamento delle scritture contabili e la tenuta delle medesime in guisa da non consentire la ricostruzione del volume d'affari e del patrimonio della società fallita. Da tale alternatività discende che, qualora venga contestata la fisica sottrazione delle scritture contabili alla disponibilità degli organi fallimentari, non può poi essere addebitata all'agente anche la fraudolenta tenuta delle medesime.

Può fallire la cooperativa che esercita attività commerciale

Cass. Civ. – Sez. I – 13 aprile 2017, n. 9567, sent.

Anche una società cooperativa può, in caso di insolvenza, essere assoggettata a fallimento, ex art. 2545-terdecies c.c. se risulta che abbia svolto attività commerciale: lo scopo di lucro non è inconciliabile con il fine mutualistico, e può essere presente anche in una società cooperativa (nel caso di specie, la commercialità dell'ente è emersa dal compimento di rilevanti operazioni speculative di acquisto e rivendita di beni, nonché di attività di intermediazione di servizi di consulenza aziendale e marketing).

Azione di responsabilità contro i sindaci dimissionari

Cass. Civ. – Sez. I – 12 aprile 2017, n. 9416, sent.

Il curatore della società fallita ha azione, ex art. 2394 c.c., contro gli amministratori e i sindaci, anche qualora questi ultimi si siano dimessi: deve ritenersi, infatti, che la rinuncia alla carica non possa avere effetti immediati, ipotizzabili solo quando sia possibile l'automatica sostituzione dei dimissionari con un sindaco supplente. Se non è possibile il subentro dei supplenti, deve applicarsi analogicamente la disciplina della prorogatio prevista per gli amministratori dall'art. 2385 c.c.: ciò in ragione di un'esigenza di continuità dell'organo di controllo.

Per la bancarotta prefallimentare serve un pericolo concreto per i creditori

Cass. Pen. – Sez. V – 7 aprile 2017, n. 17819, sent.

La condotta consistente nella vendita sottocosto di un cespite conferito nel capitale sociale, con acquisizione di liquidità per la società e contestuale vantaggio (anche solo indiretto) dell'amministratore di questa, può integrare infedeltà patrimoniale, ex art. 2634 c.c., ma perché tale condotta venga qualificata come bancarotta fraudolenta impropria, ex art. 223, comma 2, n. 1) l. fall., deve aver cagionato, o concorso a cagionare, il dissesto della società.

L'ipotesi di bancarotta fraudolenta patrimoniale si giustifica, dato il rapporto di specialità specifica, solo se l'ingiustificato distacco di una parte del valore del bene, frutto dell'atto infedele dell'amministratore, sia anche espressione di una consapevole e concreta esposizione a pericolo degli interessi dei creditori.

Debiti fiscali e sopravvenienze della società cancellata: subentro dei soci

Cass. Civ. – Sez. V – 7 aprile 2017, n. 9094, sent.

Anche dopo la cancellazione della società dal registro delle imprese, la possibilità di sopravvenienze attive, o anche la possibile esistenza di beni e diritti non contemplati nel bilancio, valgono ad ammettere un interesse dell'Agenzia delle Entrate a procurarsi un titolo nei confronti dei soci, i quali subentrano nel lato passivo dl rapporto d'imposta. L'estinzione della società determina, però, l'intrasmissibilità della sanzione amministrativa tributaria.

Registrazione di marchi in malafede e tutela dell'utilizzatore

Cass. Civ. – Sez. I – 5 aprile 2017, n. 8808, sent.

In tema di registrazione di un marchio in malafede, ai sensi dell'art. 22, commi 1 e 2, Legge Marchi, attraverso la previsione del secondo comma della disposizione, la legge appresta tutela anche a colui che, secondo la disposizione del primo comma, si proponga di utilizzare un marchio, nella fabbricazione o commercio di prodotti o nella prestazione di servizi di imprese che ne facciano uso con il consenso di colui che sia l'autore dell'invenzione o della creazione, riconoscendogli l'ordinamento giuridico una posizione qualificata, volta a conseguire una concreta titolarità, non ancora attuale, del diritto al segno distintivo.

Competenza delle Sezioni specializzate: serve un legame diretto della controversia con le partecipazioni sociali

Cass. Civ. – Sez. I – 4 aprile 2017, n. 8738, ord.

Perché sussista la competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa, ex art. 3, comma 2, D.Lgs. n. 168/2003, occorre che vi sia un legame diretto tra la controversia e le partecipazioni sociali (nel caso di specie, è stata esclusa la vis attractiva delle sezioni specializzate in quanto la domanda svolta dall'attore atteneva ad un contratto di intermediazione, la cui pretesa nullità si sarebbe riversata solo in via mediata sull'acquisto delle partecipazioni sociali).

La dimensione locale dell'intermediario non giustifica il mancato assolvimento degli obblighi informativi all'investitore

Cass. Civ. – Sez. I – 3 aprile 2017, n . 8619, sent.

L'obbligo di diligenza, correttezza e trasparenza posto a carico dell'intermediario nella negoziazione di titoli, ex art. 21, comma 1, lett. a) e b) del D.Lgs. n. 58 del 1998 così come puntualizzato negli artt. 26 e 28 (quest'ultimo integrato dall'allegato 3) del Regolamento Consob n. 11522 del 1998, richiede sia una conoscenza preventiva adeguata del prodotto finanziario, alla luce di tutti i dati disponibili che ne possano influenzare la valutazione effettiva della rischiosità (es. rating; offering circular; caratteristiche del mercato ove il prodotto è collocato), senza che possa giustificarsi il deficit delle informazioni assunte dall'intermediario sulla base della dimensione locale di esso e della non partecipazione diretta alla vendita dei titoli, sia un'informazione delle caratteristiche del prodotto, concreta e specifica, alla luce di tutti gli indicatori desumibili dall'art. 28 del Regolamento Consob così come integrato dall'allegato 3 al testo normativo.