Osservatorio sulla Cassazione – Settembre 2016
06 Ottobre 2016
Compatibilità tra la carica di amministratore e la qualifica di lavoratore subordinato Cass. Civ. – Sez. I – 30 settembre 2016, n. 19596, sent. La qualità di amministratore di una società di capitali è compatibile con la qualifica di lavoratore subordinato della società stessa solo se si accerti l'attribuzione di mansioni diverse da quelle proprie della carica sociale: a tal fine, colui che intende far valere il rapporto di lavoro subordinato deve fornire la prova del vincolo di subordinazione e cioè dell'assoggettamento, nonostante la carica sociale rivestita, al potere direttivo, di controllo e disciplinare dell'organo di amministrazione della società.
Sanzioni Banca d'Italia – giusto processo Cass. Civ. – Sez. II, 28 settembre 2016, n. 19219, sent. La regola stabilita dalla CEDU (sentenza del 4 marzo 2014, caso Grande Stevens ed altri e./Italia), per la quale i principi del giusto processo – tipici dell'ambito giurisdizionale – devono essere rispettati anche nei processi amministrativi qualora questi possano sfociare in una delle sanzioni pecuniarie previste dall'art. 187-ter TUF, ritenute nel concreto di carattere “sostanzialmente” penale, non si applica nel caso di sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d'Italia ai sensi dell'art. 144 TUB. La ragione di tale esclusione risiede nel fatto che l'articolo citato, a differenza di quanto previsto per le violazioni ex art. 187-ter TUF, non prevede né l'irrogazione di sanzioni accessorie, né la confisca del prodotto o del profitto dell'illecito e dei beni utilizzati per commetterlo, e, inoltre, dispone quale massimo edittale della sanzione pecuniaria irrogabile la somma di Euro 129.110,00, assolutamente non comparabile con quella di Euro 5.000.000,00 prevista per le violazioni ex art. 187-ter TUF.
L'interesse a impugnare una delibera per nullità non presuppone lo status socii Cass. Civ. – Sez. I – 26 settembre 2016, n. 18845, sent. Il preventivo deposito di un'azione, quale prova della qualità di socio ai fini della legittimazione attiva, risulta previsto dall'art. 2378 c.c. (nel testo ante riforma del 2003, applicabile ratione materiae) in relazione all'azione di annullamento delle deliberazioni assembleari, non anche per quella diretta alla declaratoria della nullità (o inesistenza) delle deliberazioni, che qualunque interessato è legittimato a proporre. Nè potrebbe negarsi la sussistenza di tale interesse qualificato in chi, avendo perso la qualità di socio per effetto delle deliberazioni che impugna per nullità o inesistenza, intende rimuoverne gli effetti illegittimamente prodotti ripristinando proprio quella qualità di socio.
Società estinta – crediti tributari Cass. Civ. – Sez. VI, 28 settembre 2016, n. 19142, ord. La cancellazione della società dal Registro delle imprese, pur provocando l'estinzione della società, non determina l'estinzione dei debiti insoddisfatti nei confronti dei terzi, verificandosi un fenomeno successorio di tipo sui generis, in cui la responsabilità dei soci è limitata alla parte da ciascuno di essi conseguita dalla distribuzione dell'attivo risultante dal bilancio di liquidazione, sicché l'effettiva percezione delle somme da parte dei soci, in base al bilancio finale di liquidazione, e la loro entità, vanno provate dall'Amministrazione finanziaria che agisce contro i soci per i pregressi debiti tributari della società, secondo il normale riparto dell'onere della prova.
Responsabilità penale dell'ente – contratto di subappalto Cass. Pen. – Sez. IV, 27 settembre 2016, n. 40033, sent. Ai fini della sussistenza della responsabilità penale della persona giuridica per l'illecito amministrativo dipendente ex art. 25-septies D.Lgs. n. 231/2001 è necessario provare che l'autore del reato presupposto, o colui al quale tale reato è attribuibile, sia ricompreso in una delle categorie citate all'art. 5 dello stesso decreto. Tra tali soggetti, è riconducibile anche il “preposto di fatto”. Inoltre, è necessario che l'evento dannoso abbia comportato un beneficio in termini assoluti a vantaggio dell'ente o sia il risultato della mancata adozione delle idonee misure di prevenzione a fronte di un interesse dell'ente a porre in essere l'attività pericolosa. Tra gli interessi che rilevano a tal fine, e che devono essere dal giudice valutati ex ante, vi rientra anche quello di voler svolgere i lavori prestabiliti nel più breve tempo possibile, frequente nell'esecuzione dei contratti di subappalto.
Bancarotta documentale – amministratore di fatto Cass. Pen. – Sez. V, 23 settembre 2016, n. 39681, sent. L'amministratore di fatto di una società risponde del reato di bancarotta documentale per la semplice omissione dei doveri discendenti da tale ruolo, non essendo invece necessaria la prova di un suo contributo effettivo alla consumazione dell'illecito penale, richiesta solamente per affermare la responsabilità di un concorrente extraneus. A tal fine, amministratore di fatto è colui che esercitata un'apprezzabile attività gestoria, svolta in modo non occasionale.
Crediti verso l'Erario – crisi finanziaria dell'azienda Cass. Pen. – Sez. III, 19 settembre 2016, n. 38722, sent. Non può essere invocata, per escludere la colpevolezza, la generica crisi di liquidità del soggetto attivo al momento della scadenza del termine lungo per l'adempimento erariale, dovendo invece essere assolti precisi oneri di allegazione che devono investire non solo l'aspetto della non imputabilità al contribuente della crisi economica che improvvisamente avrebbe investito l'azienda, ma anche la circostanza che detta crisi non poteva essere adeguatamente fronteggiata tramite il ricorso ad idonee misure da valutarsi in concreto.
Legale rappresentante – responsabilità penale Cass. Pen. - Sez. III, 19 settembre 2016, n. 38717, sent. Al fine di poter dichiarare la responsabilità penale del legale rappresentate di un'azienda di grandi dimensioni per il reato di dichiarazione fraudolenta è necessario provare che egli fosse in concreto a conoscenza dei fatti illeciti, non essendo sufficiente la circostanza della mera collocazione formale dell'imputato alla legale rappresentanza della società stessa.
Operazioni straordinarie – effetti della fusione Cass. Civ. – Sez. lav., 16 settembre 2016, n. 18188, sent. L'art. 2504-bis, comma 1, c.c. lascia ferma la previsione per cui la società incorporante assume i diritti e gli obblighi delle società partecipanti all'operazione e afferma espressamente che l'assunzione, in capo alla società risultante dalla fusione o incorporante, dei diritti e degli obblighi delle società preesistenti comporta la prosecuzione di tutti i rapporti, compresi quelli processuali, anteriori alla fusione.
Bancarotta – responsabilità amministratore Cass. Pen. – Sez. V., 15 settembre 2016, n. 38302, sent. L'imprenditore fallito o l'amministratore della società fallita che, anche solo per negligenza, abbia omesso, sotto il profilo formale, di tenere le scritture contabili obbligatorie o le abbia tenute in modo irregolare o incompleto ma che, sotto il profilo sostanziale, abbia lasciato comunque traccia di tutte le sue operazioni gestorie, evincibili dai documenti contabili (fatture, bolle di accompagnamento conservate presso di sé, estratti conto bancari, altre annotazioni comunque intellegibili, etc.), in modo tale che a posteriori sia possibile ricostruire il patrimonio e il movimento degli affari, non risponde del reato di bancarotta fraudolenta ma di quello meno grave di bancarotta semplice.
Giurisdizione – socio di cooperativa Cass. Civ. – Sez. II, 13 settembre 2016, n. 17954, ord. Deve essere rimessa alle Sezioni Unite, al fine di determinare la giurisdizione del giudice ordinario o amministrativo, l'individuazione della natura della posizione soggettiva fatta valere dal socio di una cooperativa edilizia che agisca in giudizio al fine di recuperare la posizione di prenotatario - assegnatario provvisorio dell'immobile, al quale aveva precedentemente rinunciato con atto unilaterale.
Reati tributari – confisca Cass. Pen. – Sez. III, 7 settembre 2016, n. 37174, sent. Nelle violazioni tributarie, realizzate dall'amministratore di una società nell'esercizio delle sue funzioni, e quindi ad interesse e vantaggio della società stessa, il profitto – identificabile con il vantaggio economico derivante dall'omesso versamento di determinate somme all'Erario – da sottoporre a confisca, anche per equivalente, deve in primis essere ricercato nel patrimonio della società. Infatti, è quest'ultima ad essere la titolare dell'obbligo di versamento, sicché è la stessa società a trarre vantaggio dalla sua omissione, anche se l'atto è disposto dall'amministratore. Solo nel caso in cui il patrimonio della società non sia sufficiente a coprire il profitto del reato è possibile sottoporre a vincolo i beni dell'amministratore.
Società in accomandita semplice – capitale sociale Cass. Civ. – Sez. II, 7 settembre 2016, n. 17691, sent. L'interesse del socio al potenziamento ed alla conservazione del patrimonio dell'ente è tutelabile esclusivamente con strumenti interni, ivi compresa la possibilità di insorgere contro le deliberazioni invalide, ma non implica la legittimazione a denunciare in giudizio atti esterni, ed in particolare ad impugnare i negozi giuridici stipulati dalla società. Al socio accomandatario spetta il diritto di tutelare la partecipazione alla società mentre la tutela del patrimonio sociale spetta alla società che, quindi, dovrà attivarsi per tutelarsi da e contro i terzi. |