Osservatorio sulla Cassazione – Marzo 2017

La Redazione
11 Aprile 2017

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Marzo.

I doveri informativi degli intermediari negli investimenti ad alto rischio

Cass. Civ. – Sez. III – 31 marzo 2017, n. 8314, sent.

In tema di servizi di investimento, la Banca intermediaria è tenuta, prima di effettuare operazioni, a fornire all'investitore un'informazione adeguata in concreto, riguardante, tra l'altro, il rischio default dell'emittente, nonché l'eventuale carenza di informazioni circa le caratteristiche dei titoli (c.d. grey market): a tale scopo, non possono ritenersi sufficienti, al fine di ritenere dimostrato il rispetto dell'iter informativo, la sottoscrizione, da parte del cliente, della formula “operazione non adeguata per tipologia”, così come la previsione, da parte della banca, di una clausola “rischio paese”.

“Lambretta” addio: anche il marchio notorio decade per non uso

Cass. Civ. – Sez. I – 28 marzo 2017, n. 7970, sent.

Il brevetto di marchio decade se non viene utilizzato per un determinato periodo di tempo (3 anni nella previgente versione dell'art. 42, comma 1, l. marchi), non assumendo alcuna rilevanza, a tal fine, la persistente notorietà del marchio. Un marchio può, pertanto, decadere per non uso anche se non abbia completamente perduto la sua capacità distintiva.

Determinazione dei conferimenti dei soci ai fini della liquidazione di quota di s.n.c.

Cass. Civ. – Sez. I – 28 marzo 2017, n. 7961, sent.

L'erogazione di somme che i soci effettuano alle società a titolo di versamento non va iscritto tra i debiti, ma confluisce in apposita riserva “in conto capitale”. Tale contributo non dà luogo a un credito esigibile, se non per effetto dello scioglimento della società e nei limiti dell'eventuale attivo di bilancio di liquidazione; esso è riconducibile al capitale di rischio, connotandosi per la postergazione della restituzione dopo il soddisfacimento dei creditori sociali.

Limiti alla responsabilità dei soci di società consortile

Cass. Civ. – Sez. I – 23 marzo 2017, n. 7473, sent.

Alla società consortile a responsabilità limitata, costituita per l'esecuzione delle opere pubbliche appaltate alle imprese consorziate, pur se già riunite in R.T.I., si applica la regola dettata dall'art. 2472, comma 1, c.c., in virtù della quale nella s.r.l. per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio: infatti, in caso di consorzio costituito in forma di società di capitali, la causa consortile giustifica la deroga delle norme che disciplinano il tipo di società scelto, ma non anche a quelle che fissano le regole fondamentali del tipo, e la personalità giuridica propria delle società di capitali costituisce un diaframma tra i singoli soci e i terzi creditori della società, che è il tratto essenziale della disciplina in subiecta materia.

Trasferimento fittizio della sede legale all'estero e dichiarazione di fallimento

Cass. Civ. – Sez. I – 23 marzo 2017, n. 7470, sent.

Sussiste la giurisdizione del giudice italiano, per la dichiarazione di fallimento della società, quando risulti che il trasferimento della sede legale sia stata meramente fittizia e avvenuta quando lo stato di insolvenza era già palese, con superamento della presunzione relativa alla coincidenza della sede legale con quella reale.

Bancarotta prefallimentare: la dichiarazione di fallimento è condizione obiettiva di punibilità

Cass. Pen. – Sez. V – 22 marzo 2017, n. 13910, sent.

Nell'ambito dei reati di bancarotta prefallimentare, la dichiarazione di fallimento ha funzione di mera condizione oggettiva di punibilità, essa determina il dies a quo della prescrizione e vale a radicare la competenza territoriale.

Non è questione di competenza la ripartizione tra sezioni ordinaria e specializzata dello stesso Tribunale

Cass. Civ. – Sez. VI-2 – 22 marzo 2017, n. 7227, ord.

La ripartizione delle funzioni tra sezione ordinaria e sezione specializzata in materia di impresa del medesimo Tribunale non implica l'insorgenza di una questione di competenza, attenendo piuttosto alla distribuzione degli affari giurisdizionali all'interno dello stesso ufficio. Di conseguenza, ove il Tribunale ordinario abbia impropriamente dichiarato la propria incompetenza, in favore della sezione specializzata presso, lo stesso ufficio, è inammissibile il regolamento di competena proposto avverso l'indicata pronuncia.

Tutela dei rapporti di lavoro nel conferimento d'azienda

Cass. Civ. – Sez. Lav. – 15 marzo 2017, n. 6770, sent.

In tema di trasferimento d'azienda, la disciplina dell'art. 2112 c.c. postula che il complesso organizzato dei beni dell'impresa sia passato a un diverso titolare in forza di una vicenda giuridica riconducibile al fenomeno della successione in senso ampio. Il trasferimento d'azienda, o di ramo d'azienda, è configurabile anche in ipotesi di successione nell'appalto di un servizio, sempre che si abbia un passaggio di beni di non trascurabile entità. Il criterio decisivo per stabilire se sussista un trasferimento consiste nel fatto che l'entità economica conservi la sua identità a prescindere dal cambiamento del proprietario.

Forma scritta ad substantiam del contratto bancario

Cass. Civ. – sez. I – 14 marzo 2017, n. 6559, sent.

In materia finanziaria e bancaria la forma scritta dei contratti, ex art. 117 TUF, non è incompatibile con la formazione del contratto attraverso lo scambio di due documenti, entrambi del medesimo tenore, ciascuno sottoscritto dall'altro contraente; in tal caso, il requisito della forma scritta ad substantiam è soddisfatto se entrambe le scritture siano formalizzate. La mancata sottoscrizione di una scrittura privata può essere comunque sanata, ex post, mediante la produzione in giudizio di un documento, da parte del contraente che intende avvalersene: non può, invece, assumere rilevanza a questo fine l'atto di precetto, che interviene solo ex post e non riproduce per intero il testo contrattuale, come invece sarebbe necessario.

Il rimborso IVA non preclude l'accertamento della natura non operativa della società di comodo

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 10 marzo 2017, n. 6195, sent.

Il rimborso IVA eseguito dal concessionario della riscossione nella qualità di gestore del conto fiscale e su istanza della società titolare non preclude all'ufficio finanziario il successivo accertamento circa la natura non operativa della società stessa quale causa ostativa al rimborso ex art. 30 L. n. 724 del 1994.

Ai fini del rimborso IVA, la società che non abbia raggiunto il minimo di ricavi fissato dall'art. 30 L. n. 724 del 1994 ha l'onere di provare i fatti giustificativi idonei a vincere la presunzione di inoperatività, essendo inidonea allo scopo la prova di un'operazione non produttiva di reddito, bensì di mero incremento patrimoniale.

La holding personale è impresa commerciale fallibile

Cass. Civ. – Sez. I – 6 marzo 2017, n. 5520, sent.

È configurabile una holding di tipo personale allorquando una persona fisica, che sia a capo di più società di capitali in veste di titolare di quote o partecipazioni azionarie, svolga professionalmente, con stabile organizzazione, l'indirizzo, il controllo e il coordinamento delle società medesime. Tale holding costituisce impresa commerciale, soggetta a fallimento ex art. 1 l. fall., ove la persona fisica agisca in nome proprio per il perseguimento di un risultato economico, ottenuto attraverso l'attività svolta professionalmente, con l'organizzazione e il coordinamento dei fattori produttivi, relativi al proprio gruppo di imprese.

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