Crisi d’impresa: la Camera approva il ddl delega

La Redazione
02 Febbraio 2017

È stato approvato alla Camera, nella giornata di ieri, il disegno di legge che delega il Governo a riformare il R.D. 267/1942 sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione Rordorf. Il testo passa ora all'esame del Senato.

È stato approvato alla Camera, nella giornata di ieri, il disegno di legge che delega il Governo a riformare il R.D. 267/1942 sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione Rordorf. Il testo passa ora all'esame del Senato.

Con il disegno di legge il termine “fallimento” e i suoi derivati vengono sostituiti con l'espressione “liquidazione giudiziale” e si introduce una definizione dello stato di crisi come probabilità di futura insolvenza.

Il concordato preventivo, invece, viene limitato al concordato in continuità, prevedendo l'ammissibilità delle proposte che abbiano natura liquidatoria esclusivamente quando è previsto l'apporto di risorse esterne che aumentino in misura apprezzabile la soddisfazione dei creditori.

Il ddl introduce, inoltre, la cd. fase preventiva di "allerta" al fine di attivare tempestivamente le procedure per la risoluzione assistita della crisi e contribuire a rilanciare l'impresa sul mercato e modifica i criteri di individuazione del tribunale competente, scelta che opererà in relazione alle dimensioni e tipologia delle procedure concorsuali assegnate al tribunale delle imprese quelle di maggiori dimensioni.

Altre novità anche per l'accesso ai piani attestati e agli accordi di ristrutturazione; in tema d'insolvenza di gruppi di impresa e sulla disciplina del sovraindebitamento.

“Si tratta – commenta il Ministro della Giustizia Andrea Orlando - di un primo passo importantissimo verso l'approvazione definitiva di una riforma che finalmente modernizza un sistema vecchio di 74 anni; con questo provvedimento si anticipano le procedure di allerta, si cerca di prevenire il rischio default quando è ancora possibile e si colma la lacuna che riguardava i gruppi di imprese: insomma si contribuisce fondamentalmente alla competitività del Paese che così si allinea ai criteri che, in materia, ispirano gli altri Stati europei”.

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