Osservatorio sulla Cassazione – Luglio e Agosto 2016

La Redazione
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06 Settembre 2016

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nei mesi di Luglio e Agosto.

Dichiarazione di fallimento – cancellazione dal Registro delle imprese

Cass. Civ. – Sez. I, 26 agosto 2016, n. 17360, sent.

Il termine di un anno, entro il quale l'imprenditore può essere dichiarato fallito ex art. 10 l. fall., decorre senza possibilità di deroga dalla cancellazione dal Registro delle imprese. Non è pertanto possibile per l'imprenditore medesimo dimostrare che l'attività fosse cessata in un momento anteriore, perché solo tramite la citata cancellazione la cessazione dell'attività viene formalmente portata a conoscenza dei terzi.

Recesso del socio – legittimazione processuale

Cass. Pen. – Sez. V , 23 agosto 2016, n. 35384, sent.

Il socio, appartenente alla compagine sociale nel momento in cui l'amministratore ha commesso un atto d'infedeltà patrimoniale ex art. 2634 c.c. e che successivamente eserciti il diritto di recesso non perde la qualifica di persona offesa e resta dunque legittimato a proporre querela. Ciò atteso che il fatto illecito, produttivo di un pregiudizio nella sua sfera giuridica, si è verificato ben prima della sua uscita dalla società, a prescindere dal fatto che la quantificazione concreta del danno si appalesi solo all'atto della liquidazione della quota.

Delega di funzioni – sicurezza sul lavoro

Cass. Pen. – Sez. IV, 1 agosto 2016, n. 33630, sent.

In materia di infortuni sul lavoro, gli obblighi di prevenzione, assicurazione e sorveglianza gravanti sul datore di lavoro possono essere oggetto di delega di funzioni con conseguente subentro del preposto nella posizione di garanzia, a condizione che il relativo atto riguardi un ambito ben definito, effettivo ed espresso in maniera esplicita, e non l'intera gestione aziendale. La delega di funzioni non esclude comunque l'obbligo di vigilanza del datore di lavoro sul corretto espletamento delle funzioni trasferite.

Responsabilità penale per falso documentale dell'amministratore di diritto

Cass. Pen. – Sez. V, 27 luglio 2016, n. 32793, sent.

Per poter affermare la responsabilità penale per il falso documentale del soggetto che riveste la carica di amministratore di fatto della società, in concorso morale con colui al quale è stata delegata l'effettiva gestione della società stessa, è necessario provare la partecipazione alla falsificazione. Dato che la formazione dell'atto in questione, potendo essere circoscritta in unità di tempo e di luogo, può sfuggire al controllo dell'amministratore formale, non potrà fondarsi la responsabilità penale di quest'ultimo sulla considerazione che esso è automaticamente responsabile degli illeciti commessi dai suoi collaboratori o delegati, dovendo sempre provarsi l'effettivo contributo specifico in riferimento del tipo di illecito posto in essere.

Holding persona fisica – fallimento in estensione

Cass. Civ. – Sez. I, 25 luglio 2016, n. 15346, sent.

In tema di holding persona fisica, la configurabilità di un'autonoma impresa assoggettabile al fallimento postula che l'attività di indirizzo e controllo si esplichi in atti, anche negoziali, posti in essere in nome proprio e caratterizzati dall'obiettiva attitudine a perseguire utili risultati economici, per il gruppo o le sue componenti, prescindendo dunque dall'accertamento del requisito della spendita del nome e della cd. esteriorizzazione, ossia della prova di un comportamento dei soci apparenti idoneo a determinare in concreto l'incolpevole affidamento dei terzi circa l'esistenza della società.

Reati tributari – amministratore di fatto

Cass. Pen. – Sez. III, 21 luglio 2016, n. 28979, sent.

In tema di reati tributari, il regime derogatorio previsto dal D.Lgs. n. 74 del 2000, art. 9 non trova applicazione quando l'amministratore della società (sia esso di diritto o di fatto) che ha emesso le fatture per operazioni inesistenti coincida con il legale rappresentante della diversa società che le abbia successivamente utilizzate.

Fusione per incorporazione – rapporto di cambio

Cass. Civ. – Sez. I, 21 luglio 2016, n. 15025, sent.

Nel giudizio volto al risarcimento del danno subito dal socio in ragione della determinazione di un rapporto di cambio incongruo nella fusione, il rilievo del patrimonio della società incorporata avviene per il tramite della mediazione del rapporto di cambio tra le azioni della incorporata e quelle della incorporante, mediante la valutazione di entrambe le società e la fissazione dei rapporti matematici relativi; mentre non costituisce un criterio corretto di liquidazione l'immediato pagamento a favore del socio di minoranza - in via proporzionale pro quota - del minore incasso conseguito dalla società partecipata per la dismissione di un bene sottocosto, il che varrebbe come risarcire il danno indiretto al di fuori dei casi ammessi dalla legge.

Reati tributari – sequestro preventivo

Cass. Pen. – Sez. III, 20 luglio 2016, n. 30995, sent.

In tema di reati tributari, il PM può chiedere al giudice il sequestro preventivo nella forma per "equivalente", invece che in quella "diretta", all'esito di una valutazione allo stato degli atti in ordine alle risultanze relative al patrimonio dell'ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato, non essendo invece necessario il compimento di specifici ed ulteriori accertamenti preliminari per rinvenire il prezzo o il profitto nelle casse della società, incombendo al soggetto destinatario del provvedimento cautelare l'onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti per disporre il sequestro in forma diretta.

Omesso versamento delle ritenute – esclusione della punibilità

Cass. Pen. – Sez. III, 19 luglio 2016, n. 30526, sent.

In tema di omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali, non rileva come causa di esclusione della punibilità una situazione di crisi aziendale tale da costringere il datore di lavoro a dover prediligere il pagamento degli stipendi dei dipendenti rispetto al versamento dei contributi INPS. Infatti, la mancanza di liquidità, nonché la presunta impossibilità di accedere al credito, quand'anche fossero state provate, non integrano la causa di forza maggiore ex art. 45 c.p., in quanto il legale rappresentante avrebbe dovuto, anche con i propri averi, cercare di fronteggiare la situazione di difficoltà finanziaria.

Trasformazione società – responsabilità notaio

Cass. Civ. – Sez. II, 19 luglio 2016, n. 14765, sent.

Nell'ambito della trasformazione omogenea di società, il capitale della società risultante dalla trasformazione deve essere determinato sulla base dei valori attuali degli elementi dell'attivo e del passivo e deve risultare da apposita relazione di stima redatta in conformità alla normativa propria del tipo sociale. L'indicazione di un capitale sociale superiore rispetto al patrimonio netto, non sottoscritto per intero, costituisce un vizio dell'atto redatto dal notaio che può dunque essere passibile di sanzioni disciplinari.

Amministratore di fatto – onere della prova

Cass. Pen. - Sez. V, 19 luglio 2016, n. 35569, sent.

Tra gli elementi capaci di provare la qualifica di amministratore di fatto possono essere ricompresi i rapporti intercorrenti con i dipendenti, i fornitori e i clienti. L'audizione di questi soggetti non perde di significatività se il numero di coloro che vengono ascoltati è contenuto, ma è indispensabile che le loro affermazioni siano accompagnate a delle razionali basi di esperienza.

Bancarotta – amministratori privi di deleghe

Cass. Pen. – Sez. V, 15 luglio 2016, n. 30333, sent.

Nell'ambito dei reati fallimentari, la nozione di vantaggio compensativo non esaurisce i suoi effetti sul piano “aritmetico”, nella verifica dei risultati finali di un'operazione finanziaria o comunque di un atto di disposizione patrimoniale, ma, soprattutto in presenza di contestazioni riferite al reato di cui all'art. 223, comma 2, n. 2, l. fall., assume rilevanza anche ai fini della prova del dolo.

In capo all'amministratore non operativo non è configurabile uno specifico obbligo di vigilanza sugli atti compiuti dal delegato alla gestione, dovendo egli "valutare" l'andamento della gestione della società in base alle informazioni ricevute (che ogni amministratore può chiedere ai delegati di fornire, sino a doversi attivare per ottenerle qualora ricorrano sintomi di potenziali fatti pregiudizievoli per la società), informazioni che costituiscono il fondamento dell'obbligo di attivarsi per impedire eventi dannosi e della conseguente responsabilità penale ex art. 40, comma 2, c.p.

Società di comodo – onere della prova

Cass. Civ. – Sez. VI, 5 luglio 2016, n. 13699, ord.

In materia di società di comodo, i parametri previsti dall'art. 30, L. n. 724/1994 si fondano sulla correlazione tra il valore di determinati beni patrimoniali ed un livello minimo di ricavi e proventi, il cui mancato raggiungimento costituisce sintomo della non operatività della società, ferma restando la possibilità per il contribuente di fornire la prova contraria.

Compenso dell'amministratore – prescrizione

Cass. Civ. – Sez. Lav., 5 luglio 2016, n. 13686, sent.

Il rapporto dell'amministratore unico con la società costituisce uno dei cd. rapporti societari, ossia una di quelle relazioni che si istituiscono fra soggetti dell'organizzazione sociale in dipendenza diretta del contratto di società o che derivano dalle situazioni determinate dallo svolgimento della vita in società, dovendo dunque applicare al diritto al compenso il termine quinquennale di prescrizione previsto dall'art. 2949, comma 1 c.c.

Marchio – disciplina internazionale

Cass. Civ. - Sez.Un., 4 luglio 2016, n. 13570, sent.

Colui che abbia registrato un marchio in uno degli Stati dell'UE può alternativamente depositare lo stesso marchio in modo indipendente negli altri Stati aderenti ottenendo una tutela autonoma in ciascuno dei detti Paesi, oppure avvalersi della procedura per la registrazione internazionale del marchio, con la conseguenza che le estensioni nei Paesi diversi da quello di origine rimangono dipendenti dalla permanenza della registrazione d'origine. In entrambi i casi, per quanto attiene a validità e ambito di protezione, i marchi rimangono soggetti alla legge dello Stato per cui è stata chiesta la registrazione mediante deposito diretto o mediante estensione di registrazione internazionale.