Osservatorio sulla Cassazione – Maggio 2017
08 Giugno 2017
Per salvare gli investimenti non coperti dal contratto quadro non basta la cointestazione del c/c di provvista Cass. Civ. – Sez. I – 31 maggio 2017, n. 13764, sent. La cointestazione del conto che funga da provvista per operazioni di investimento finanziario non esplica nessuna efficacia rispetto all'emissione dei relativi ordini di investimento, che sono governati dal contratto quadro stipulato tra la banca e uno dei cointestatari.
Per provare la non fallibilità servono i bilanci degli ultimi tre esercizi approvati e depositati nel registro imprese Cass. Civ. – Sez. I – 31 maggio 2017, n. 13746, sent. In tema di fallimento, ai fini della prova della sussistenza dei requisiti di non fallibilità di cui all'art. 1, comma 2, l. fall., i bilanci degli ultimi tre esercizi che l'imprenditore è tenuto a depositare, ai sensi dell'art. 15, comma 4, l. fall., sono quelli già approvati e depositati nel registro delle imprese, ai sensi dell'art. 2435 c.c.; sicchè, ove difettino tali requisiti, o essi non siano ritualmente osservati, il giudice può motivatamente non tenere conto dei bilanci prodotti, rimanendo l'imprenditore onerato della prova circa la sussistenza dei requisiti della non fallibilità.
Sfruttamento del marchio contenente patronimico famoso e concorrenza sleale Cass. Civ. – Sez. I – 24 maggio 2017, n. 12995, sent. A norma dell'art. 1-bis R.D. n. 929/1942, interpretato alla luce della dir. 89/104/CE, deve ritenersi contrastante coi ‘principi della correttezza professionale' l'uso del patronimico che pregiudichi il valore del marchio traendo indebitamente vantaggio dal suo carattere distintivo o dalla sua notorietà, sicché il giudice di merito avanti al quale si dibatta della nullità della registrazione del marchio contenente il detto patronimico e della legittimità dello sfruttamento del segno stesso deve accertare se l'uso di questo sia produttivo o meno di un tale effetto.
Responsabilità illimitata del socio accomandatario per le obbligazioni della società cancellata Cass. Civ. – Sez. VI – 23 maggio 2017, n. 12953, ord. In tema di società in accomandita semplice, la responsabilità del socio accomandatario per le obbligazioni contratte dalla società (nella specie relative ad IVA e IRAP) è illimitata e non circoscritta alle somme conferitegli in base al bilancio finale di liquidazione nonostante l'estinzione della società conseguente alla cancellazione dal registro delle imprese, atteso che tale evento non determina l'estinzione dell'obbligazione sociale ma solo il suo trasferimento in capo ai soci, i quali ne rispondono secondo lo stesso regime di responsabilità vigente “pendente societate”.
Società di comodo: il test di operatività va effettuato ogni anno Cass. Civ. – Sez. VI-T – 22 maggio 2017, n. 12829, ord. In materia di società di comodo, in relazione all'Iva lo status di società non operativa, risultante dall'applicazione dei parametri di cui all'art. 30, comma 1, L. n. 724/1994, non è permanente, ma va accertato anno per anno, ben potendo una società essere non operativa in un determinato esercizio sociale ed operativa in quello successivo. L'accertata non operatività di una società per un anno rimane limitata a quell'anno, e il test di operatività va riferito alle altre annualità fiscali oggetto di verifica.
Obbligo dell'intermediario di indicare all'investitore tutte le caratteristiche dell'operazione inadeguata Cass. Civ. – Sez. I – 18 maggio 2017, n. 12544, sent. In tema di intermediazione finanziaria, in conformità agli artt. 28, comma 2 e 29, comma 3, Reg. Consob n. 11522/1998, è obbligo dell'intermediario indicare all'investitore tutte le specifiche ragioni che risultano idonee a rendere un'operazione di investimento inadeguata per lo stesso, ivi comprese quelle attinenti al rischio di mancato rimborso del capitale investito. Inoltre, è specifico obbligo dell'intermediario di comunicare all'investitore, in sede di informativa inerente a un eventuale acquisto di titoli, le notizie sul rischio di default dell'emittente che restino conoscibili alla sua diligenza professionale.
Alle S.U. la questione sulla natura della responsabilità della Banca che abbia pagato l'assegno a soggetto sbagliato Cass. Civ. – Sez. I – 17 maggio 2017, n. 12379, ord. interlocutoria In tema di assegni, la Cassazione rimette alle Sezioni Unite la questione relativa ai limiti della responsabilità della Banca che paghi un assegno non trasferibile, ai sensi dell'art. 43, comma 2, Legge Assegni; deve essere risolto il contrasto esistente in giurisprudenza che nega efficacia liberatoria al pagamento in favore del soggetto non legittimato, prevedendo dunque una responsabilità senza colpa, e l'orientamento opposto secondo cui la banca è esente da responsabilità se ha usato la dovuta diligenza.
Procedimento sanzionatorio Consob: vale il principio della scissione degli effetti della notifica Cass. Civ. – Sez. Unite – 17 maggio 2017, n. 12332, sent. Il principio della scissione degli effetti tra “notificante” e “notificato” va applicato anche nel caso di atti di un procedimento amministrativo sanzionatorio, non ostando la recettizietà dei medesimi, le volte in cui dalla conoscenza dell'atto decorrano i termini per l'esercizio del diritto di difesa dell'incolpato e, ad un tempo, si verifichi la decadenza dalla facoltà di proseguire nel procedimento sanzionatorio in caso di mancata comunicazione delle condotte censurate entro un certo termine.
Mala gestio degli organi di società partecipata: senza danno erariale la giurisdizione è ordinaria Cass. Civ. – Sez. Unite – 15 maggio 2017, n. 11983, ord. Nelle società a partecipazione pubblica, il pregiudizio patrimoniale arrecato dalla mala gestio degli organi sociali di norma non integra un danno erariale, risolvendosi in un vulnus gravante in via diretta sul patrimonio della società, soggetta alle regole di diritto privato; di conseguenza, per la relativa azione di responsabilità sussiste la giurisdizione del giudice ordinario. Quando una società, pur a partecipazione pubblica, sia connotata da indipendenza e autonomia, da apertura al libero mercato e dall'adozione del modello privatistico, tale da non consentirne la riconducibilità all'ente pubblico a anche al modello di società in house, non può essere affermata la giurisdizione della Corte dei Conti.
Stock Lending: indeducibile il versamento della commissione a fronte dell'incasso dei dividendi Cass. Civ. – Sez. V - 12 maggio 2017, n. 11872, sent. In tema di imposte sui redditi, l'operazione di Stock Lending, ossia di prestito di azioni che preveda a favore del mutuatario il diritto all'incasso dei dividendi dietro versamento al mutuante di una commissione (corrispondente o meno all'ammontare dei dividendi riscossi), realizza il medesimo fenomeno economico dell'usufrutto di azioni, senza che rilevi, ai fini tributari, che nell'un caso si verta su un diritto reale e, nell'altro, su un diritto di credito, sicchè è soggetta ai limiti previsti dal TUIR, art. 109, comma 8, restando il versamento della commissione costo indeducibile.
Il curatore non è legittimato ad agire contro le banche responsabili in solido con gli amministratori Cass. Civ. – Sez. III – 12 maggio 2017, n. 11798, sent. Il curatore del fallimento di una società non è legittimato a proporre, nei confronti della Banca finanziatrice, l'azione di responsabilità per il risarcimento dei danni causati ai creditori dall'abusiva concessione di credito, diretta a mantenere in vita artificiosamente un'impresa decotta: la legittimazione del curatore ad agire in rappresentanza dei creditori, infatti, è limitata alle azioni di massa, mentre l'azione in esame costituisce uno strumento di reintegrazione del patrimonio del singolo creditore.
Gruppi: serve una correlazione immediata tra l'atto pregiudizievole e il vantaggio compensativo Cass. Pen. – Sez. V – 8 maggio 2017, n. 22216, sent. In tema di bancarotta fraudolenta patrimoniale, per escludere la natura distrattiva di un'operazione infragruppo non è sufficiente dimostrare la mera partecipazione al gruppo ovvero l'esistenza di in vantaggio per la società controllante, ma occorre dimostrare anche il saldo finale positivo delle operazioni compiute nell'interesse del gruppo. Per potersi ravvisare un vantaggio compensativo, idoneo ad elidere la rilevanza patrimoniale di atti dispositivi del patrimonio sociale, occorre un nesso di consequenzialità e interdipendenza tra operazioni di segno contrario: occorre, cioè, una correlazione immediata tra atto dispositivo pregiudizievole e vantaggio conseguente.
La notevole influenza tra società collegate e l'obbligo di comunicazione alla Consob Cass. Civ. – Sez. II – 3 maggio 2017, n. 10726, sent. In tema di obbligo di comunicazione alla Consob di operazioni tra società collegate, ex art. 103, comma 4, TUF, la definizione di collegamento dettata dall'art. 2359, ult. comma, c.c., è piuttosto ampia e si basa sull'unico elemento della notevole influenza di una società sull'altra (nella specie, il giudice di merito ha ritenuto, con accertamento che costituisce quaestio facti, che anche un collegamento effettuato da parte di una società tramite il controllo di diritto di una società a sua volta collegata di diritto ad altra possa dare luogo a fenomeni di influenza notevole tra le società coinvolte). |