Osservatorio sulla Cassazione – Luglio e Agosto 2017

La Redazione
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12 Settembre 2017

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nei mesi di Luglio e Agosto.

Efficacia della delibera che ha disposto lo scioglimento della società

Cass. Civ. – Sez. I – 31 agosto 2017, n. 20618, ord.

Nelle s.r.l. la delibera di scioglimento anticipato della società, in quanto modificativa dell'atto costitutivo, rientra semplicemente tra quelle che devono essere adottate collegialmente dall'assemblea, con quorum deliberativo pari ad almeno la metà del capitale sociale, ex art. 2479-bis, comma 3, c.c., non trattandosi di trasformazione bensì di messa in liquidazione per deliberazione assembleare (nella specie, la delibera di scioglimento era stata assunta legittimamente nel corso della procedura concordataria, non trattandosi di atto di straordinaria amministrazione richiedente l'autorizzazione del giudice delegato).

Intermediazione finanziaria e dovere di vigilanza del collegio sindacale

Cass. Civ. – Sez. I – 28 agosto 2017, n. 20437, sent.

In tema di sanzioni amministrative per violazione delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, la complessa articolazione della struttura organizzativa di una società di investimenti non può comportare l'esclusione o anche solo l'affievolimento del potere-dovere di controllo riconducibile a ciascun componente del collegio sindacale, che risulta sanzionabile, in caso di accertate carenze delle procedure aziendali predisposte per la corretta gestione societaria, a titolo di concorso omissivo quad functione, gravando sui sindaci da un lato l'obbligo di vigilanza, dall'altro l'obbligo legale di denuncia immediata alla Banca d'Italia e alla Consob.

Pignoramento di quote di s.r.l.: conflitto tra creditore pignorante e acquirente

Cass. Civ. – Sez. III – 18 agosto 2017, n. 20170, sent.

In tema di pignoramento della partecipazione a società a responsabilità limitata, il conflitto tra creditore pignorante ed acquirente della partecipazione va risolto applicando l'art. 2914 n. 1 c.c., con la conseguenza che non hanno effetto in pregiudizio del primo le alienazioni che siano state iscritte nel registro delle imprese successivamente all'iscrizione del pignoramento, senza che rilevi lo stato soggettivo di buona fede, non essendo applicabile il terzo comma dell'art. 2470 c.c.

Conservazione dei dati personali nel Registro delle imprese: escluso il diritto all'oblio

Cass. Civ. – Sez. I – 9 agosto 2017, n. 19761, sent.

Alla stregua del quadro normativo e dei compiti istituzionalmente perseguiti dalle Camere di commercio con la tenuta del registro delle imprese, è legittima, rispondendo ad un obbligo legale, l'iscrizione e la conservazione nel registro stesso delle informazioni relative alla carica di amministratore e di liquidatore, ricoperta da un soggetto in una società, ove pure in seguito questa sia stata dapprima dichiarata fallita e, poi, cancellata dal registro delle imprese, prevalendo le esigenze della pubblicità commerciale sull'interesse del privato ad impedirla, in funzione delle ragioni di certezza nelle relazioni commerciali che l'istituzione del registro delle imprese soddisfa.

Valutazione della meritevolezza degli interessi perseguiti da contratti derivati Interest Rate Swap

Cass. Civ. – Sez. I – 31 luglio 2017, n. 19013, sent.

Nel valutare, ai sensi della norma dell'art. 1322 c.c., la meritevolezzza degli interessi perseguiti con il contratto derivato IRS, il giudice non può comunque prescindere dalle prescrizioni normative di cui all'art. 21 TUF e all'art. 26 Regolamento Consob n. 11522, nonché, per i contratti IRS con funzione di copertura, dalla verifica dell'effettivo rispetto delle condizioni stabilite dalla Consob con la Determinazione del 26 febbraio 1999.

Distrazione di fondi pubblici da parte dell'amministratore di società privata: danno erariale

Cass. Civ. – Sez. Unite – 31 luglio 2017, n. 18991, sent.

In tema di danno erariale, è configurabile un rapporto di servizio tra la pubblica amministrazione erogatrice di un contributo o finanziamento statale ed i legali rappresentanti di società persone giuridiche private percettrici dei medesimi, ovvero coloro che con quelle intrattengano un rapporto organico, che, disponendo della somma erogata in modo diverso da quello preventivato o ponendo in essere i presupposti per la sua illegittima percezione, abbiano frustrato lo scopo perseguito dall'Amministrazione, distogliendo le risorse conseguite dalle finalità cui erano preordinate; e tanto senza che un'eventuale responsabilità della società o di altri soggetti elida di per sè sola quella dei legali rappresentanti stessi, a tutto concedere operando il concorso dell'una e dell'altra ed applicandosi l'art. 2055 c.c.; e neppure ostandovi la possibilità di costituzione di parte civile, sia perché non è necessario riferire l'art. 75 c.p.p., anche al giudizio contabile, sia perchè l'art. 538 c.p.p., può interpretarsi nel senso che al giudice contabile è comunque riservata in via esclusiva la giurisdizione in punto di condanna specifica al risarcimento del danno

Il diritto degli eredi del socio alla liquidazione della quota sociale si prescrive in cinque anni

Cass. Civ. – Sez. III – 31 luglio 2017, n. 18963, sent.

Il diritto, riconosciuto agli eredi del socio di una società di persone dal combinato disposto dell'art. 2284 c.c. e art. 2289 c.c., comma 1, alla liquidazione della quota sociale già in titolarità del de cuius, ha natura analoga al diritto di credito che sarebbe spettato al socio stesso per l'ipotesi di recesso attuato prima della morte, sicchè è soggetto alla prescrizione quinquennale ex art. 2949 c.c., applicabile a tutti i diritti derivanti dal rapporto sociale, e non al più lungo termine, decennale, sancito dall'art. 2946 c.c., atteso il carattere speciale della prima di tali disposizioni, la cui ratio è quella di assicurare la certezza della definizione dei rapporti societari. La natura del diritto azionato non muta per il fatto che istante sia non il socio bensì il suo successore mortis causa, essendo unica la fonte del credito; la specialità della disciplina dell'art. 2949 c.c. non può allora non operare anche in questo caso.

Quando il format di un programma televisivo è tutelato dal diritto d'autore

Cass. Civ. – Sez. I – 27 luglio 2017, n. 18633, sent.

Il format di un programma televisivo è astrattamente tutelabile, in quanto opera di ingegno protetta dal diritto d'autore, se in essa sia riscontrabile la condizione della creatività di cui all'art. 1 l.d.a., e cioè se sia ravvisabile un atto creativo, seppur minimo, suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore. Al fine della tutelabilità quale opera di ingegno, per format di programma televisivo deve intendersi uno schema di programma, un canovaccio delineato nei suoi tratti essenziali, generalmente destinato a una produzione televisiva seriale, come risultante da una sintetica descrizione.

Finchè dura la società di persone, non sono espropriabili le quote

Cass. Pen. – Sez. VI – 24 luglio 2017, n. 36760, sent.

Le quote delle società di persone non possono, in linea di principio, essere espropriate finché dura la società a beneficio dei creditori particolari dei soci. Il principio, pur non essendo enunciato espressamente in alcuna disposizione di legge, si desume dalla disciplina complessiva delle società personali, tradizionalmente ispirata all'esigenza che i rapporti tra i soci siano caratterizzati da un elemento fiduciario il quale implica che, salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, la partecipazione sociale può essere trasferita solo con il consenso di tutti i soci, ovvero di quelli che rappresentano la maggioranza del capitale sociale. L'espropriazione della quota, comportando l'inserimento nella compagine sociale di un nuovo soggetto, prescindendo dalla volontà degli altri soci, introdurrebbe un elemento di "novità" incompatibile con i caratteri di tale tipo di società.

Fatture per operazioni inesistenti: risponde anche la ditta che le ha emesse

Cass. Pen. – Sez. III – 21 luglio 2017, n. 36049, sent.

Il reato dell'art. 10, d.lgs. 74 del 2000 si configura anche per la ditta emittente le fatture per operazioni inesistenti, poiché le fatture per operazioni inesistenti servono a ricostruire la movimentazione fiscale sia della ditta emittente e sia della ditta che le utilizza, e quindi la lesione del bene giuridico della trasparenza fiscale, è integrata in tutti i casi in cui la distruzione o l'occultamento della documentazione contabile dell'impresa non consenta o renda difficoltosa la ricostruzione delle operazioni, anche relativamente alle fatture per operazioni inesistenti.

I reati previsti dagli artt. 8 e 10 d.lgs. n. 74 del 2000, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento e distruzione di documenti contabili, sono distinti e possono concorrere.

Responsabilità solidale del cessionario per debiti tributari senza certificato di debenza

Cass. Civ. – Sez. V – 13 luglio 2017, n. 17264, sent.

In tema di riscossione dei tributi, il D.Lgs. n. 472 del 1997, art. 14, commi 1, 2 e 3, che riguarda la cessione di azienda conforme a legge, è norma speciale rispetto all'art. 2560 c.c., comma 2, che, per evitare che sia dispersa la garanzia patrimoniale del contribuente in pregiudizio dell'interesse pubblico, estende la responsabilità solidale e sussidiaria del concessionario anche alle imposte e alle sanzioni riferibili alle violazioni commesse dal cedente nell'anno in cui è avvenuta la cessione e nei due precedenti, nonchè alle imposte ed alle sanzioni già irrogate e contestate nel medesimo periodo, anche se riferite a violazioni commesse in epoca anteriore, sempre che risultino dagli atti dell'Ufficio. La mancata richiesta del certificato di debenza da parte del cessionario non comporta un'estensione della sua responsabilità rispetto a quella delineata dal combinato disposto dei commi 1 e 2, ma gli impedisce di avvalersi dell'eventuale effetto liberatorio anticipato

Il socio di società di persone è responsabile delle obbligazioni fino al recesso

Cass. Civ. – Sez. VI – 11 luglio 2017, n. 17154, ord.

Il socio di società di persone, in caso di recesso o cessione della quota, è responsabile per le tutte le obbligazioni sociali, e perciò anche tributarie, esistenti al giorno dello scioglimento del rapporto sociale, sicchè la sua responsabilità è diretta, ancorché sussidiaria ex art. 2304 c.c., mentre nei confronti dei terzi quello scioglimento del rapporto prende data solo dal momento in cui diventa ad essi opponibile, nelle forme previste dalla legge.

Poteri del curatore fallimentare in caso di sequestro finalizzato alla confisca dei beni societari

Cass. Pen. – Sez. III – 4 luglio 2017, n. 31970, sent.

L'amministratore di una società fallita può impugnare l'affitto d'azienda, effettuato dall'amministratore giudiziario, nominato a seguito del sequestro preventivo delle quote societarie, anche dopo il fallimento della società: il curatore fallimentare, infatti, in quanto soggetto terzo rispetto al procedimento cautelare, non è titolare di diritti sui beni in sequestro, né può agire in rappresentanza di creditori; non è, dunque, legittimato a proporre impugnazione avverso il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni della società fallita.

Per la costituzione di una fondazione non servono testimoni

Cass. Civ. – Sez. II – 4 luglio 2017, n. 16409, sent.

L'atto pubblico costitutivo di una fondazione, ai sensi dell'art. 14 c.c., non dà luogo ad un atto di donazione, avendo esso struttura di negozio unilaterale ed autonoma causa, consistente nella destinazione di beni per lo svolgimento, in forma organizzata, dello scopo statutario. Ne consegue che l'atto costitutivo di una fondazione non rientra fra gli atti per i quali è sempre necessaria la presenza di due testimoni, agli effetti della L. 16 dicembre 1913, n. 89, art. 48 (nella formulazione antecedente alla sostituzione operata dalla L. n. 246 del 2005).