Approvato il DEF, pressione fiscale sotto il 43%

La Redazione
13 Aprile 2015

Il MEF pubblica il testo completo del Documento di Economia e Finanze, approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì sera: con lo stop degli aumenti di aliquote connesse alle clausole di salvaguardia la pressione fiscale scenderà al 42,9% per il 2015 e arriverà al 41,6% nel 2019.

Una corretta classificazione dal punto di vista economico del bonus 80 euro e lo stop all'attivazione delle clausole di salvaguardia previste dalle Leggi di Stabilità 2014 e 2015, che dispongono aumenti delle aliquote di imposta e riduzioni di detrazioni e agevolazioni fiscali.

Passa attraverso queste due misure la riduzione della pressione fiscale annunciata dal Documento di Economia e Finanza, ufficialmente pubblicato dal MEF, dopo l'approvazione ad opera del Consiglio dei Ministri, lo scorso 10 aprile.

Il quadro tendenziale prevede scenari peggiori

I dati sulla pressione fiscale che risultano dal quadro tendenziale del conto economico delle Amministrazioni Pubbliche, non sono certo confortanti: dal 43,5% di quest'anno, si registrerebbe un aumento fino al 44,1% nel 2016 -2017 e un ritorno al 43,7% nel 2019. Ma, come sostenuto nel Documento, la crescita evidenziata “è sensibilmente diversa, e in particolare peggiore, rispetto a quello che realmente si prospetterà alle famiglie ed alle imprese”.

Con gli ulteriori “elementi” da considerare le previsioni vengono stravolte: la pressione decresce

Scende già al di sotto del 43% per quest'anno (42,9%), e si assesterà al 41,6% entro il 2019, il reale peso di tasse e imposte (raggiungendo i livelli di pressione del 2011), se si considerano gli accennati “fondamentali elementi”:

  • bonus 80 euro, al netto della classificazione contabile (se ai fini della contabilità nazionale gli effetti finanziari delle minori ritenute applicate ai lavoratori dipendenti sono registrati tra le spese delle Amministrazioni pubbliche nella categoria delle prestazioni sociali, di fatto questi sgravi si traducono in una minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente);
  • disattivazione delle clausole di salvaguardia che, viceversa, avrebbero prodotto aumenti del prelievo pari all'1% del PIL grazie all'innalzamento delle aliquote e alla revisione delle detrazioni fiscali, ora scongiurate.

A tali previsioni, più serene e in linea con le raccomandazioni della Commissione Europea, occorre aggiungere l'operata riduzione delle imposte sul lavoro, che determina, soprattutto per i redditi medio-bassi, un forte calo del cuneo fiscale. Come esemplificato nello stesso DEF, per un lavoratore single con un reddito lordo di 20.000 euro, neoassunto nel 2015, considerando tutte le misure adottate in ambito IRPEF, IRAP e quelle sui contributi sociali, il cuneo fiscale passa dal 46,1% nel 2013 al 21,9% nel 2015 e nei due anni successivi; a regime il cuneo fiscale per il lavoratore considerato sarà al 40,9%.

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