Studi di settore, avvisi prima dei 60 giorni
30 Marzo 2015
In caso di accertamento fondato su parametri e studi di settore, l'avviso può essere emesso prima del trascorrere dei sessanta giorni decorrenti dal rilascio al contribuente della copia del processo verbale di chiusura delle operazioni. In altre parole, non si applica il termine dilatorio previsto dall'art. 12 dello Statuto del contribuente. Questo il principio espresso dai Giudici di Cassazione nell'ordinanza depositata lo scorso 26 marzo, n. 6054, con cui viene respinto il ricorso presentato dalla società oggetto dell'accertamento standardizzato.
I fatti di causa La società veniva raggiunta dall'avviso emesso, prima del decorrere dei 60 giorni, a seguito di controllo della dichiarazione fiscale, da cui erano emersi ricavi “sensibilmente diversi” da quelli derivanti dagli studi, e del mancato accordo volto alla definizione con adesione. Impugnato l'atto, la società risultava soccombente tanto dinanzi ai giudici di primo grado quanto a quelli di Appello, entrambi concordi sull'inapplicabilità del termine dilatorio.
La decisione della Corte di Cassazione Giunti dinanzi alla Suprema Corte, sempre su impulso della contribuente, gli Ermellini confermano quanto deciso dai giudici di merito: l'applicazione del termine dei 60 giorni è esclusa, “essendo già prevista, a pena di nullità, una fase necessaria di contradditorio procedimentale, che garantisce pienamente la partecipazione e l'interlocuzione del contribuente prima dell'emissione dell'avviso”. Emesso il principio, la Cassazione ha altresì chiarito che la presenza di tale contraddittorio esclude anche ogni pertinenza del caso in esame con gli argomenti sviluppati dalla medesima Corte nell'ordinanza interlocutoria n. 527/2015 ( con cui viene chiesto alle Sezioni Unite di specificare se il termine dilatorio possa essere applicato, oltre ai casi di verifiche effettuate presso i locali d'impresa, anche a quelle presso la sede dell'Ufficio). |