CNDCEC, bene l’inasprimento delle pene per esercizio abusivo della professione

La Redazione
27 Marzo 2015

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, per voce del vicepresidente Di Russo, esprime apprezzamento, nel corso di un'audizione in Commissione Giustizia alla Camera, per l'inasprimento delle pene per il delitto di esercizio abusivo della professione, di cui all'art. 348 c.p., previsto dalla proposta di legge n. 2281 approvata dal Senato il 3 aprile 2014 e ora in discussione a Montecitorio.

Un riconoscimento delle garanzie connesse all'iscrizione all'Albo, che assicurano “il possesso delle competenze tecniche necessarie allo svolgimento dell'attività” improntata ai principi deontologici e che “tutelano inoltre il cliente dalle conseguenzederivanti da errore professionale, mediante l'obbligo per l'iscritto di stipulazione di polizza obbligatoria”. È il giudizio che il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, per voce del vicepresidente Davide Di Russo, ha espresso - nel corso di un'audizione in Commissione Giustizia alla Camera lo scorso 25 marzo - sull'inasprimento delle pene per il delitto di esercizio abusivo della professione di cui all'art. 348 c.p., previsto dalla proposta di Legge n. 2281, approvata dal Senato il 3 aprile 2014 e ora in discussione a Montecitorio.

L'art. 1 della proposta di legge, lo ricordiamo, modifica il testo del citato art. 348 del codice penale (“Esercizio abusivo di una professione”), prevedendo che “Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da 10.000 euro a 50.000 euro. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca delle attrezzature e degli strumenti utilizzati”. Attualmente, il testo della norma prevede la reclusione fino a sei mesi o la multa da 103 euro a 516 euro.

Secondo Di Russo, l'inasprimento sanzionatorio in parola “risulta assolutamente coerente con l'esigenza di tutelare l'interesse pubblico” a far sì che determinate attività, che attengono a materie particolarmente delicate, vengano svolte solo da soggetti in possesso di competenze comprovate dal conferimento di un'abilitazione statale. L'auspicio del CNDCEC è che la predetta modifica normativa sia il primo passo di una riforma che accolga “i principi sanciti dalle Sezioni Unite della Cassazione, così da reprimere con l'esercizio delle attività caratteristiche degli iscritti all'Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili da parte di soggetti non iscritti all'Albo e/o l'impiego”.

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