Agenzie fiscali, validi gli atti di accertamento e le cartelle emesse dai “dirigenti senza concorso”
26 Marzo 2015
Non ci sono rischi di invalidità degli atti di accertamento e delle cartelle di pagamento emesse dai dirigenti delle Agenzie fiscali nominati senza concorso in base a una norma – l'art. 8, comma 24, D.L. n. 16/2012 – dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 37/2015, depositata il 17 marzo scorso e pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale: come spiegato dalla stessa Consulta nella citata pronuncia, infatti, in base alle regole organizzative interne dell'Agenzia delle Entrate e alla possibilità di ricorrere all'istituto della delega per l'adozione di atti di competenza dirigenziale (possibilità confermata dalla giurisprudenza di legittimità), la funzionalità delle Agenzie non risulta condizionata dalla validità degli incarichi dirigenziali previsti dalla disposizione censurata. La spiegazione è stata fornita ieri, durante il question time alla Camera, dal Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, in risposta a un'interrogazione della deputata Corda. Con la sentenza n. 37/2015, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 8, comma 24, del D.L.n. 16/2012, nonché delle relative proroghe disposte dall'art. 1, comma 14, del D.L. n. 150/2013 e dall'art. 1, comma 8, del D.L. n. 192/2014, sulla base delle quali le Agenzia Fiscali (Entrate, Dogane, Territorio) hanno attribuito a propri funzionari incarichi dirigenziali – “la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso” - mediante la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato anziché tramite procedura concorsuale. La declaratoria di incostituzionalità in parola sembrava aver aperto la strada all'invalidazione degli atti emessi da circa 1200 dirigenti delle Agenzia fiscali nominati con le indicate procedure, con il conseguente rischio di boom di ricorsi, tanto che, secondo fonti di stampa, il MEF si stava preparando a sanare il vulnus aperto dalla Consulta con un provvedimento d'urgenza. Nella risposta di ieri, invece, Padoan ha sottolineato che la sentenza n. 37/2015 non ha determinato alcun vuoto di potere, e che “per il futuro si stanno valutando soluzioni” che tengano conto dei principi affermati dalla Corte. |