I costi delle fatture soggettivamente false sono deducibili

La Redazione
01 Ottobre 2015

Nella sentenza n. 19419/2015 i Giudici della Cassazione hanno affermato la deducibilità dei costi delle fatture soggettivamente false, anche se persiste l'impossibilità della detrazione IVA.

Niente detrazione dell'IVA, pur mantenendo la possibilità di deduzione delle imposte sui redditi: i Giudici della Corte di Cassazione, con la sentenza del 30 settembre 2015 n. 19419, hanno affermato che i costi delle fatture soggettivamente false possono giungere in deduzione.

I Giudici di Piazza Cavour, in tale atto, hanno rigettato il ricorso di una S.r.l. contro l'Agenzia delle Entrate. In tema di imposte sui redditi – hanno spiegato i Giudici – ai sensi dell'art. 14 comma 4-bis della Legge 24 dicembre 1993, n. 537, sono deducibili i costi delle operazioni soggettivamente inesistenti – inserite oppure no in una frode carosello – per il solo fatto che siano stati sostenuti, a meno che non si tratti di costi in contrasto con i “principi di effettività, inerenza, competenza, certezza, determinatezza o determinabilità, oppure di costi relativi a beni o servizi direttamente utilizzati per il compimento di un delitto non colposo”.

In merito all'IVA, la Corte ha espresso che in ambito di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, “l'IVA che il cessionario assume di aver pagato al cedente […] non è detraibile, perché pagata ad un soggetto che non era legittimato alla rivalsa, né era assoggettato all'obbligo di pagamento dell'imposta: e ciò in quanto […] il diritto di detrarre l'IVA fatturata è connesso, come regola generale, all'effettiva realizzazione di un'operazione imponibile”. Insomma, l'esercizio di tale diritto non si estende all'imposta dovuta solo perché indicata in fattura.

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