In presenza di concorrenza sleale gli studi di settore si bloccano
02 Marzo 2017
Gli studi di settore si fermano davanti alla concorrenza sleale. Così la pensano i giudici della Corte di Cassazione che, con la sentenza del 28 febbraio 2017, n. 5183, accolgono il ricorso di una contribuente, esercente attività di laboratorio di fotografia, che aveva subìto la concorrenza sleale di alcuni dipendenti. Di conseguenza, erano giustificate le sue minori entrate, di fronte alle quali l'Agenzia aveva notificato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore.
Sbagliava la CTR nell'affermare che l'accertamento era valido: l'Ufficio infatti poteva approfondire le dichiarazioni della contribuente. In particolare, non era stata presa in considerazione la concorrenza sleale di due dipendenti. I due avevano avviato un'attività in concorrenza, tanto che la vicenda era anche finita davanti al giudice del lavoro. Tale dato, insieme ai documenti contabili, non permettevano di comprendere l'iter logico che soggiaceva alla decisione del giudice di merito.
Le affermazioni del giudice della CTR erano “meramente astratte”. La Commissione regionale non aveva ritenuto illegittimo l'accertamento fondato sugli studi di settore “limitandosi solo ad esprimere la considerazione che forse potevano essere eseguiti approfondimenti da parte dell'ufficio sulle dichiarazioni del contribuente”. Inoltre, erano stati ritenuti “non sufficientemente apprezzabili dette rappresentazioni in rapporto a quanto dichiarato ed alla perdita indicata rispetto ai valori indicati dallo studio di settore”. |