La buona fede salva il contribuente che produce i documenti in sede di giudizio
02 Maggio 2017
Anche se l'imprenditore non conserva la contabilità nel modo corretto e non esibisce i documenti richiesti durante il controllo fiscale, qualora sia in buona fede potrà produrli in sede di giudizio. Lo confermano i Giudici della Corte di Cassazione con la sentenza del 28 aprile 2017, n. 10527, con la quale la Suprema Corte ha specificato che solo qualora l'amministrazione dimostrerà la malafede del contribuente i documenti prodotti successivamente al controllo potranno non essere presi in considerazione dai giudici.
Il caso riguardava l'accertamento induttivo nei confronti di un'azienda, emesso dopo un controllo fiscale nel quale l'azienda non aveva fornito tutti i documenti necessari. Secondo il titolare, al momento del controllo egli non era in possesso di alcuni documenti richiesti: giustificazione che, davanti alla CTR, era parsa inaccettabile.
Invece, la Suprema Corte ha accolto la posizione del contribuente: «la dichiarazione del contribuente di non possedere libri, registri, scritture e documenti, specificamente richiestigli dall'Amministrazione finanziaria nel corso di un accesso, preclude la valutazione degli stessi in suo favore in sede amministrativa e contenziosa e rende legittimo l'accertamento induttivo, solo ove sia non veritiera, cosciente, volontaria e dolosa, così integrando un sostanziale rifiuto di esibizione diretto ad impedire l'ispezione documentale». Con queste parole, riconoscendo la buona fede dell'imprenditore, la Cassazione ha accolto il suo ricorso ed annullato la sentenza d'Appello. |