Legittimo il sequestro preventivo per equivalente se non è possibile la confisca dei beni della S.r.l.
03 Marzo 2017
Se il legale rappresentante non prova che è possibile sequestrare i beni della S.r.l., è legittimo il sequestro preventivo per equivalente dei suoi beni; il ricorso è dunque inutile. Lo specifica la Corte di Cassazione con la recente sentenza del 27 febbraio 2017, n. 9371. I Giudici della III Sezione Penale della Corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell'imputato, condannato in appello al sequestro equivalente ad una somma decisamente ingente, per i reati di omesso versamento delle ritenute alla fonte, di omesso versamento di IVA e compensazione di crediti di imposta IRAP inesistenti.
Per i Supremi giudici, non c'è alcun dubbio che l'aggressione dei beni dell'imprenditore sia legittima. Va detto che è legittimo «il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta del profitto rimasto nella disponibilità di una persona giuridica, derivante dal reato tributario commesso dal suo legale rappresentante, non potendo considerarsi l'ente una persona estranea al detto reato».
Tuttavia, «quando si procede per reati tributari commessi dal legale rappresentante di una persona giuridica – hanno asserito dalla Cassazione – è legittimo il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente dei beni dell'imputato sul presupposto dell'impossibilità di reperire il profitto del reato nel caso in cui dallo stesso soggetto non sia stata fornita la prova della concreta esistenza di beni nella disponibilità della persona giuridica sui disporre la confisca». |