Illegittimo l’induttivo che non tiene conto dei saldi e degli sconti
01 Settembre 2015
Nullo l'accertamento induttivo che non ha tenuto in considerazione i saldi e gli sconti effettuati dall'azienda. È la pronuncia dei Giudici della Cassazione contenuta nella sentenza del 5 agosto 2015, n. 16435, con la quale essi hanno rigettato il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate avverso la sentenza della CTR, che aveva accolto le ragioni di una S.r.l. Secondo i Giudici del Palazzaccio, infatti, l'Ufficio, nell'ambito della rettifica del reddito di impresa, non aveva tenuto conto degli sconti praticati dalla contribuente sul prezzo di vendita e nei periodi di saldo. La stessa Commissione Tributaria Regionale aveva evidenziato come le Entrate avessero proceduto nella rettifica del reddito di impresa ricalcolando i “ricavi sulla base dei prezzi praticati e del costo della merce e delle giacenze di magazzino ricavato dalle fatture di acquisto e dell'inventario fatto al momento dell'accesso”. Ora, la Corte di Cassazione ha nuovamente ricordato che l'accertamento induttivo è sì considerato legittimo anche nel caso in cui le scritture contabili siano formalmente corrette, ma purché la contabilità possa essere ritenuta inattendibile nel suo complesso, essendo in tali casi consentito all'Ufficio di dubitare della veridicità delle operazioni dichiarate desumendo maggiori ricavi o minori costi. La CTR aveva a tal ragione già escluso la ricorrenza di questi elementi significativi: ciò è stato un'ulteriore riprova delle ragioni della contribuente, ed ha portato al rigetto del ricorso. |