Le ragioni dell'accertamento non possono essere mutate in sede contenziosa
08 Marzo 2016
Le ragioni dell'accertamento non possono essere mutate in sede di giudizio: infatti, il contribuente ha diritto di potersi difendere, e la modifica delle ragioni vanifica lo stesso atto. La Corte di Cassazione è tornata sul tema della validità delle cartelle di accertamento, modificando quanto precedentemente deciso dalla CTR: nella sentenza del 4 marzo 2016, n. 4327, hanno disatteso il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, che aveva impugnato la decisione precedentemente presa dalla CTR.
I Giudici territoriali avevano accolto le ragioni della parte contribuente, che chiedeva uno sgravio, negatogli in quanto il credito di imposta non era stato documentato in maniera efficace: infatti, stando al Fisco, il credito di imposta per la ricerca scientifica, al centro del contenzioso, andava indicato a pena di decadenza nella dichiarazione dei redditi relativamente al periodo di imposta nel quale era stato accordato il beneficio. Successivamente all'emanazione dell'atto impositivo, però, l'Amministrazione era tornata sui suoi passi, e aveva modificato i motivi del suo diniego. Tale azione ha comportato l'invalidità dell'atto.
Secondo i Giudici di diritto, la sentenza di merito era corretta, laddove specificava che “l'atto impositivo debba essere sostenuto da adeguata motivazione, per consentire un consapevole esercizio del diritto di difesa da parte del contribuente” e “che le ragioni poste a fondamento dell'atto non possano essere mutate successivamente in sede contenziosa provocata dall'impugnativa del contribuente per gli stessi motivi di garanzia del diritto di difesa”. |