Somme all’estero, voluntary nazionale o internazionale?
08 Settembre 2015
Può aderire alla voluntary disclosure nazionale la società di capitali italiana che esporta e detiene delle somme all'estero per il tramite dell'amministratore e della moglie che si sono avvalsi di una società localizzata in un Paese black list?A tale quesito, posto dall'Ordine di Monza Brianza, ha dato soluzione nei giorni scorsi la Direzione Regionale della Lombardia. Per le Entrate, se la risposta è “facile” (così viene definita), i risvolti della vicenda sono invece “di gran lunghi più complicati e delicati”. La facilità della risposta consiste in un semplice “sì”, la società italiana “deve” aderire alla voluntary disclosure nazionale “con verifica della specifica disposizione violata” (che la DR suppone essere l'art. 2 del D.Lgs. n. 74/2000, a seguito di operazioni di sovrafatturazione).Viceversa, per quanto concerne i complicati e delicati risvolti, le Entrate lombarde evidenziano che occorre innanzitutto osservare se le disponibilità estere detenute dalla società nel Paese black list siano ascrivibili alla società italiana o alle persone fisiche che le hanno esportate.Le soluzioni, infatti, sono molto diverse a seconda dei due casi: nel primo (disponibilità ascrivibili alla società italiana), per la DR Lombardia “dovrà essere verificata la natura della società estera, ovvero se considerarla interposta o estero vestita”, mentre nella seconda ipotesi (disponibilità ascrivibili alle persone fisiche), stante il raddoppio dei termini che opera per le detenzioni nei Paesi black list, “le persone fisiche dovranno rappresentare la loro posizioni con una specifica VD internazionale”. |