Legittima l'imposizione IRAP per il professionista che eroga elevati compensi a terzi
14 Febbraio 2017
Gli elevati compensi corrisposti a terzi possono essere la spia d'allarme che fa accendere i controlli del Fisco; e non basta che non ci sia un “lavoro dipendente mascherato”: gli elevati compensi diventano ragione per l'imposizione ad IRAP. Lo ricordano i Giudici della Corte di Cassazione con l'ordinanza del 9 febbraio 2017 n. 3502.
In breve: tanto la CTP quanto la CTR avevano accolto le ragioni del contribuente, che impugnava il silenzio-rifiuto opposto dall'Amministrazione finanziaria avverso la sua richiesta di rimborso dell'IRAP versata per diverse annualità. Secondo i Giudici di merito, non esisteva una «significativa ed autonoma organizzazione in quanto anche i compensi a terzi non sono sicuramente tali da fare ritenere sussistente un rapporto id lavoro dipendente mascherato, così come le spese appaiono modeste rispetto ai ricavi».
Ora, la Cassazione ha ricordato che, in merito all'impiego non occasionale di lavoro altrui, esso «sussiste se il professionista eroga elevati compensi a terzi per prestazioni afferenti l'esercizio della propria attività, restando indifferente il mezzo giuridico utilizzato e, cioè, il ricorso a lavoratori dipendenti, ad una società di servizi o un'associazione professionale».
Secondo i giudici di legittimità, i giudici del grado precedente non avevano valutato correttamente, in quando si erano limitati a rilevare «l'assenza di un rapporto di lavoro dipendente mascherato». Pertanto, la Suprema Corte ha annullato la sentenza di secondo grado e ha rimandato ad una diversa sezione della CTR. |