Ritenute certificate, irrilevante la crisi di liquidità

La Redazione
14 Settembre 2015

Nella sentenza n. 36536/2015, i Giudici della Cassazione hanno ancora una volta insistito sulla irrilevanza della mancanza di liquidità non documentata nelle casse societarie quale giustificazione del mancato pagamento di ritenute certificate.

La crisi di liquidità è irrilevante a meno che non si dia prova dell'impossibilità di reperimento delle risorse necessarie all'adempimento tributario. Lo ha nuovamente ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza del 10 settembre 2015, n. 36536. In essa, il ricorrente, liquidatore di una società, lamentava, in relazione al sequestro preventivo subito sul proprio patrimonio a seguito del mancato pagamento di ritenute certificate, il fatto che il Pubblico ministero non aveva effettuato alcuna indagine per valutare la capienza del patrimonio societario eventualmente sequestrabile.

Il Tribunale ha affrontato il tema della crisi di liquidità con un ragionamento del tutto in linea con la giurisprudenza”, si legge nella sentenza, nella quale è stato rigettato il ricorso del liquidatore. I Giudici hanno infatti sottolineato ancora una volta l'importanza della dimostrazione di aver tentato tutte le possibili azioni, anche quelle sfavorevoli per il proprio patrimonio personale. Era tuttavia impossibile aggredire il patrimonio societario – sosteneva il contribuente - in quanto era stato utilizzato per pagare i debiti verso i creditori. Ciò non è servito per volgere a suo favore l'opinione della Corte.

La mancanza dell'elemento psicologico del reato, infatti, è stata dichiarata irrilevante: “Come più volte affermato in giurisprudenza, il sequestro preventivo è legittimamente disposto in presenza di un reato che risulti sussistere in concreto, indipendentemente dall'accertamento della presenza dei gravi indizi di colpevolezza o dell'elemento psicologico, atteso che la verifica di tali elementi è estranea all'adozione della misura cautelare reale”.

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