Legittima la ripresa a tassazione degli utili lasciati nella disponibilità della società
14 Settembre 2016
Se i soci rinunciano agli utili
lasciandoli nella disponibilità della società, ma non indicano in bilancio una finalità diversa, la ripresa a tassazione è corretta oppure no? Secondo i Giudici della Cassazione , è legittima. Con la sentenza del 9 settembre 2016, n. 17839 , infatti, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate.
L'Agenzia deduceva che la rinuncia alla riscossione degli utili costituisse per i soci – nel caso in questione, padre e figlio – un finanziamento a favore della società, e che quindi era da presumere che avesse corrisposto gli interessi ai finanziatori.
Secondo i Supremi Giudici, “i versamenti dei soci alla società si presumono onerosi, e non fa differenza se siano fatti dal socio persona fisica o dal socio imprenditore, non facendo la norma cenno alcuno a una pretesa natura di persona solo fisica dei soci destinatari della presunzione ed essendo tale limitazione, in carenza di qualsivoglia concreto elemento di differenziazione, contraria ad una interpretazione normativa coerente con i precetti dettati dagli artt. 3 e 53 Cost., in quanto, finirebbe per trattare diversamente situazioni economiche identiche".
Viene dunque presunta l'onerosità del versamento, con la conseguenza che “in caso di mancato superamento della presunzione legale, gli interessi attivi, al pari di quelli prodotti da qualsiasi finanziamento a terzi, concorrono a formare il reddito prodotto dall'impresa (individuale o collettiva), […], nella parte in cui considera il reddito complessivo delle società quale reddito d'impresa "da qualsiasi fonte provenga". |