Confisca dei beni per la 'società schermo'
28 Gennaio 2016
Per la società-schermo, creata con l'unico pretesto di riciclare denaro proveniente dalla Svizzera, scatta il sequestro sui beni aziendali: è la decisione della Corte di Cassazione, con la sentenza del 25 gennaio 2016, n. 3099.
Il Tribunale del riesame aveva rilevato la natura di “società-schermo” per una società che movimentava le quote di un albergo svizzero acquistato con somme oggetto di truffa e riciclaggio; perciò, legittimamente, il Tribunale aveva stabilito un provvedimento cautelare “per equivalente”; avverso tale atto, la società proponeva ricorso in Cassazione, dolendosi del fatto che l'appello avesse confermato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, sostenendo che nell'ordinanza in esame non vi fosse espressa alcuna spiegazione in merito alla persona fisica che avrebbe avuto la disponibilità delle somme sequestratele.
La Cassazione ha però confermato la bontà del giudizio del Tribunale di secondo grado: la qualità di “società-schermo” sussisteva perché veniva utilizzata per riciclare somme rilevanti dai reati contestati agli indagati, e l'amministratrice era, per sua stessa ammissione, una sorta di 'testa di legno'; c'era pure un testamento con il quale l'imputato destinava alla famiglia il 99% delle quote della società ricorrente. Insomma, i sospetti erano più che fondati, e la norma consente per il reato di riciclaggio la confisca dei beni anche per interposta persona. Qualificando in tal modo la società ricorrente, la Corte ha rigettato il ricorso condannando la società al pagamento delle spese. |