Invalidate le cartelle che mancano della motivazione

La Redazione
26 Giugno 2015

Nella recente sentenza n. 13024/2015, la Corte di Cassazione ritorna sulla validità delle cartelle di pagamento, affermando che è necessario che esse siano motivate quanto meno in modo sommario.

La storia è un vecchio classico: un contribuente contestava alcune cartelle di pagamento relative ad IRPEF e TARSU notificategli da Equitalia. Nella sentenza della Commissione Tributaria Regionale, il contribuente aveva visto naufragare le sue ragioni, poiché i Giudici non avevano ritenuto le cartelle bisognevoli di motivazione, come da esso lamentato, richiamandosi ad una precedente sentenza e non argomentando in modo più particolareggiato. Il contribuente ha deciso di continuare a perorare sulla sua strada.

Giunti fino a Roma, la Corte di Cassazione (sentenza depositata il 24 giugno 2015, n. 13024) non ha potuto che dar ragione al contribuente. “La cartella esattoriale che non segua uno specifico atto impositivo già notificato al contribuente – hanno argomentato i giudici di Piazza Cavour – ma che costituisca il primo ed unico atto con il quale l'ente impositore esercita la pretesa tributaria, deve essere motivata alla stregua di un atto propriamente impositivo, e contenere, quindi, pur in forma semplificata e sommaria, gli elementi indispensabili per consentire al contribuente di effettuare il necessario controllo alla correttezza dell'imposizione”.

Quindi, la motivazione è necessaria e fondamentale per considerare valida la cartella. Nella sentenza impugnata, nessuna motivazione aveva provveduto a toccare l'argomento delle informazioni necessarie e sufficienti per consentire al contribuente la verifica dell'applicazione; la cosa ha portato i Giudici a cassare la precedente sentenza della Commissione Regionale.

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