Evasione, confisca dei beni dell’azienda se il denaro è rimasto nelle casse societarie

La Redazione
18 Giugno 2015

Nella sentenza n. 24927/2015 i Giudici della Corte di Cassazione hanno richiamato una precedente sentenza delle Sezioni Unite, nella quale si consente il sequestro preventivo finalizzato alla confisca in casi simili a quello in esame.

In caso di evasione fiscale, se il denaro è rimasto nella disponibilità dell'impresa, può tirare una cattiva aria: il rischio è infatti quello della confisca dei beni. A tale decisione è giunta la Corte di Cassazione, con la sentenza del 15 giugno scorso, n. 24927, con la quale i Giudici di Piazza Cavour hanno bocciato il ricorso presentato da un contribuente, avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame che aveva confermato il sequestro preventivo.

La Corte romana si è espressa, ricordando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, sulla possibilità di disporre il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, diretta o per equivalente, dei beni appartenenti ad una persona giuridica per le violazioni tributarie commesse dal legale rappresentante della stessa. Dopo un'attenta analisi, le Sezioni Unite si sono espresse come segue: “È

consentito nei confronti di una persona giuridica il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro o altri beni fungibili o di altri beni direttamente riconducibili al profitto di reato tributario commesso dagli organi della persona giuridica stessa, quando tale profitto (o beni riconducibili al profitto) sia nella disponibilità di tale persona giuridica".

Ma attenzione: le Sezioni Unite hanno consentito di poter aggredire, con sequestro preventivo, solo i beni costituenti profitto diretto e derivato del reato commesso dal legale rappresentante, escludendo dal sequestro preventivo i beni che non sono profitto del reato.

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