Commissioni Tributarie, la rappresentanza non è competenza di tutti
15 Giugno 2015
Delega fiscale e riforma del contenzioso tributario, che senso ha l'allargamento dei soggetti delegati alla rappresentanza fiscale in seno alle Commissioni tributarie? Per l'Associazione Nazionale dei Commercialisti, poco. L'allargamento è piuttosto per il Presidente Cuchel “un elemento estraneo” alla riforma attuata in questi mesi dal Governo, che “non appare determinato dall'esigenza di affrontare le criticità attuali di questo istituto e migliorarne il funzionamento”, quanto semmai “dall'esigenza di dover soddisfare richieste provenienti da soggetti, oggi esclusi dalla rappresentanza, che rivendicano funzioni e competenze professionali che evidentemente non appartengono loro”. Parole raccolte in Comunicato stampa diffuso lo scorso venerdì, a cui non bisogna aggiungere altro. Il concetto è chiaro. L'ANC teme per la sua categoria e per tutti i cittadini: l'imprescindibile tutela che occorre offrire nel contenzioso tributario passa dalla possibilità di potersi affidare, per avvalersi dei servizi professionali di cui si necessita, a soggetti “che siano qualificati e il cui operato risponda, in modo chiaro e rigoroso, a determinati requisiti”. Così come avviene presso le Giurisdizioni ordinarie, ove se il cittadino deve essere rappresentato in tribunale, il professionista preposto a cui dovrà rivolgersi è l'avvocato e non il commercialista o qualsiasi altra figura professionale. In egual maniera, l'ANC pretende che, di fronte alle Commissioni tributarie, la difesa del contribuente sia affidata ad uno dei professionisti attualmente abilitati tra cui il commercialista. Per Cuchel “anche questo significa poter avere un mercato chiaro e trasparente”. |