I comportamenti elusivi integrano il reato di dichiarazione infedele
30 Giugno 2016
Indicare in dichiarazione operazioni imponibili pari a zero non incontra la clemenza dei Giudici: la condotta meramente omissiva viene infatti perseguita penalmente, condannando il contribuente alla reclusione. È un caso recentemente esaminato dalla Cassazione.
Il ricorrente era stato condannato ad un anno e mezzo di reclusione per il reato di dichiarazione infedele, avendo evaso circa 700mila euro. Il contribuente aveva indicato operazioni imponibili a fini IVA pari a zero, non compilando il quadro relativo e lasciando bianco il quadro dei redditi conseguiti. Davanti a ciò l'imputato, pur ammettendo di aver omesso la dichiarazione degli imponibili, ricorreva in Cassazione perché, a suo dire, la sentenza di appello avrebbe ritenuto penalmente rilevante una condotta meramente omissiva, contro il disposto dell'art. 4 del D.Lgs. n. 74/2000.
I Giudici della Corte non sono stati dello stesso avviso. “Il reato di dichiarazione infedele dei redditi – si legge nella sentenza del 24 giugno 2016, n. 26436 – può essere integrato anche dai comportamenti elusivi posti in essere dal contribuente per trarre indebiti vantaggi dall'utilizzo in modo distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, in mancanza di ragioni economicamente apprezzabili che possano giustificare l'operazione”. Nel caso in esame, l'imputato aveva affermato di aver omesso la dichiarazione IVA: ammissione che per la Corte di Cassazione è stata sufficiente per circoscrivere la condanna del ricorrente in applicazione dell'art. 616 c.p.p.
|