Crisi di liquidità e mancato incasso delle fatture: si può non pagare l’IVA?
07 Maggio 2015
Basta la scusa di mancanza di liquidità, dovuta alla difficile situazione economica internazionale, per non pagare l'IVA? Per la Cassazione, decisamente no. Nello specifico, la Suprema Corte si è espressa in merito alla vicenda di un contribuente che non aveva versato l'IVA per periodi di imposta di due anni, muovendo a suo favore il motivo che i corrispettivi fatturati non erano ancora stati incassati e che la sua azienda navigava in pessime acque. Per i Giudici di Appello, tale giustificazione non escludeva il dolo generico, e per giunta vi era la reiterazione per due anni consecutivi del mancato versamento. Per la difesa, le pessime condizioni economiche nelle quali versava la società non avevano permesso di versare l'IVA, che comunque l'imputato era stato ammesso a pagare a rate (e stava pagando). Pertanto, per la difesa l'imputato andava assolto per mancanza di dolo. Ciò nonostante, la Corte di Cassazione, con sentenza del 5 maggio 2015, n. 18501 non ha ritenuto validi i ricorsi presentati: per i Giudici è infatti necessario che il contribuente presenti la prova che non sia stato possibile trovare le risorse necessarie al corretto e puntuale pagamento delle obbligazioni tributarie, avendo posto in essere ogni azione, anche sfavorevole al suo patrimonio personale. La documentazione fornita dal contribuente era però generica, e non soddisfaceva un'analisi dettagliata. Per la Corte, le difficoltà economiche non possono integrare le cause di forza maggiore per le quali è stato impossibile pagare le imposte, in quanto esse devono essere cercate da fatti che esulano dalla condotta dell'agente stesso; ma la scelta di non pagare l'IVA è stata volontaria. Anche sul mancato pagamento delle fatture la Corte non ha usato buon occhio: i Giudici ne hanno ribadito la genericità, perché il contribuente non aveva mai indicato con precisione a quali e quante operazioni non avesse fatto effettivo seguito il pagamento delle somme fatturate. Insomma, la Cassazione condannando il contribuente ha dato un segnale che non intende fornire strumenti utili per aggirare l'IVA, usando come scusa la difficile situazione economica. |