Incontestabile l’antieconomicità del contratto di servizi da parte del Fisco
02 Ottobre 2017
La deduzione dei costi eccessivi non può essere contestata dal Fisco, qualora le fatture siano collegate ad un contratto di prestazioni professionali. Lo conferma la Corte di Cassazione con l'ordinanza depositata il 27 settembre 2017, n. 22879, con la quale la Suprema Corte ha respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate.
La Cassazione ha vagliato la contestazione operata dalle Entrate in merito ad un contratto di servizi stipulato tra due società collegate. I costi – rilevava l'Agenzia – erano troppo alti, e la condotta sembrava palesemente antieconomica. Va da sé che l'Ufficio aveva negato la deduzione ed aveva recuperato a tassazione le maggiori imposte.
Ma la Suprema Corte non ha accolto le contestazioni mosse dalle Entrate, affermando che «il rinvio delle fatture al contratto di servizio integra in modo sufficiente la determinatezza delle prestazioni convenute e di quelle regolate con i pagamenti». E, hanno aggiunto i Supremi Giudici, «la stessa possibilità di preconcordare in aumento i corrispettivi professionali menzionati ben è compatibile, oltre dunque gli onorari minimi calcolati dal Fisco e come osservato dalla CTR, con un'analoga pattuizione contrattuale dei compensi fra capogruppo e controllata; ciò deponendo in senso critico circa l'indefettabilità dell'unico parametro opposto dall'Ufficio in sede di accertamento critico dei costi, nemmeno avendo trovato adeguata censura il criterio di proporzionalità al fatturato nell'imputazione dei costi di service infragruppo». |