Gli effetti della Brexit analizzati dai Consulenti del Lavoro

La Redazione
07 Settembre 2016

La Fondazione Studi CdL ha diffuso un'analisi sulle possibili ripercussioni sul mondo del lavoro una volta conclusa la procedura d'uscita della Gran Bretagna dall'UE, paese dove risultano circa 2 milioni di occupati comunitari.

La Fondazione Studi CdL ha diffuso un'analisi sulle possibili ripercussioni sul mondo del lavoro una volta conclusa la procedura d'uscita della Gran Bretagna dall'UE, paese dove risultano circa 2 milioni di occupati comunitari.

Sottolineano gli esperti che gli effetti del referendum, per nulla scontati, si ripercuoteranno in vari aspetti del mercato del lavoro. Ed infatti, passando in rassegna le conseguenze giuridiche in materia di protezione del mercato del lavoro, evidenziano che “la gran parte della normativa in tema di lavoro degli Stati Membri, deriva direttamente e indirettamente da normative comunitarie e pertanto sarà inevitabile un abbassamento delle tutele ad esempio in materia di flessibilità, part-time, contratti a termine, trasferimenti di azienda e orario di lavoro laddove il governo inglese non saprà preservare i sistemi giuridici ormai promulgati”.

Non solo, quindi, riduzione della mobilità dei lavoratori ed inapplicabilità delle disposizioni UE su distacco e protezione sociale, ma, più in generale, la questione tocca anche gli effetti sugli obblighi di mantenimento dei livelli minimi di tutela ormai diffusi nel mercato europeo e a cui si devono uniformare anche stati non europei.

Inoltre, ripercussioni potranno verificarsi sulla parità di trattamento retributivo e sociale, sul sistema di protezione sociale del lavoro somministrato e su tutti i livelli di tutela che di regola tendono ad evitare il dumping sociale, come anche sulla sicurezza sul lavoro e sulla protezione della privacy.

Concludono l'analisi due tabelle recanti la disciplina dell'ingresso e dell'accesso al lavoro dei cittadini extracomunitari e comunitari.

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