Le spese nei procedimenti di accertamento tecnico preventivo

Vito Amendolagine
24 Novembre 2017

Nel presente elaborato si esamina la disciplina e gli orientamenti giurisprudenziali formatisi in tema di regolamentazione delle spese nei procedimenti di accertamento tecnico preventivo.
La regolamentazione delle spese nell'accertamento tecnico preventivo

Il procedimento per accertamento tecnico preventivo ex art. 696 c.p.c., non prevede la liquidazione delle spese processuali. Siffatto procedimento è disciplinato, come è noto, dagli artt. 692 e ss. c.p.c. e si conclude con il deposito della relazione di consulenza tecnica, cui segue la liquidazione del compenso al consulente nominato dal giudice. Nessun altro provvedimento relativo al regolamento delle spese tra le parti potendo essere emesso in questa sede, per la mancanza dei presupposti sui quali il giudice deve necessariamente basare la sua statuizione in ordine alle spese medesime ai sensi degli artt. 91 e 92 c.p.c..

L'ordinanza con la quale, il giudice rigettato il ricorso per accertamento tecnico preventivo, oltre a porre a carico del ricorrente le spese di CTU lo condanna al pagamento delle spese del procedimento, integra un provvedimento abnorme, ponendosi al di fuori dello schema legale, che incide sul diritto soggettivo delle parti al rimborso delle spese processuali atteso che con la nomina del consulente tecnico d'ufficio, il giudice esaurisce il proprio potere-dovere di verificare la sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge ai fini dell'ammissione del mezzo di istruzione preventiva (Cass. civ., 30 settembre 2015, n. 19498).

Pertanto, il carico delle spese liquidate in tema di accertamento tecnico preventivo spetta, in via esclusiva, alla parte ricorrente in virtù dell'onere dell'anticipazione e del principio di causalità, atteso che la funzione dell'accertamento tecnico preventivo si risolve, ordinariamente, nell'esigenza di preservare in favore della parte istante gli effetti di una prova, da assumere in via urgente, attinente ad uno stato dei luoghi o alla qualità o condizione di cose, da potere fare valere, in un eventuale e successivo giudizio di merito, mentre nella fase relativa all'assunzione del mezzo di istruzione preventiva non si instaura propriamente un procedimento di tipo contenzioso, all'esito del quale deve trovare applicazione la disciplina delle spese processuali contemplata dagli artt. 91 e 92 c.p.c. (Cass. civ., 26 ottobre 2015, n. 21756).

Infatti secondo la giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., 10 gennaio 2017, n. 324; Cass. civ., 18 gennaio 2013, n. 1273; ed in precedenza, Cass. civ.,19 novembre 2004, n. 21888; Cass. civ., 15 febbraio 2000, n. 1690) - ove venga adottata, in sede di accertamento tecnico preventivo, un'illegittima pronuncia sulla liquidazione delle relative spese - ci si viene a trovare in presenza di un provvedimento non previsto dalla legge di natura decisoria, destinato ad incidere su una posizione di diritto soggettivo della parte a carico della quale risulta assunto e dotato di carattere di definitività, contro cui non è dato alcun mezzo d'impugnazione, sicchè avverso il medesimo ben può essere esperito il ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost..

Le spese dell'accertamento tecnico preventivo sostenute prima della causa

Le spese dell'accertamento tecnico preventivo ante causam consistenti nei compensi - e relativi accessori - del consulente tecnico d'ufficio nel procedimento di accertamento tecnico preventivo, alla stregua della uniforme giurisprudenza di legittimità, visto che anche alla relativa attività defensionale si applica la regola generale dell'art. 91 c.p.c., vanno poste, a conclusione della procedura, a carico della parte richiedente, perché il regolamento delle spese è ancorato alla valutazione della soccombenza, presupponente l'accertamento della fondatezza o meno della pretesa fatta valere dall'attore, che esula dalla funzione dell'accertamento tecnico preventivo e resta di esclusiva competenza del giudizio di merito, ragione per cui vanno prese in considerazione nel successivo giudizio di merito ove l'accertamento stesso venga acquisito, come spese giudiziali, da porre, salva l'ipotesi di una possibile compensazione totale o parziale, a carico del soccombente e da liquidare in un unico contesto (Cass. civ., 8 giugno 2017, n. 14268; Cass. civ., 15 marzo 2012, n. 4156;Cass. civ., 27 luglio 2005, n. 15672).

La disciplina delle spese nell'accertamento tecnico preventivo in materia previdenziale

Il tratto essenziale dei lineamenti riguardanti l'art. 445-bis c.p.c.è la disposta scissione, in due diverse fasi, delle controversie intese al conseguimento delle prestazioni assistenziali e previdenziali connesse allo stato di invalidità. Infatti mentre con la legislazione previgente occorreva verificare, in un unico giudizio, la ricorrenza sia dello stato di invalidità, sia dei requisiti non sanitari prescritti dalla legge come condizioni per il diritto alla prestazione richiesta, con la nuova disposizione le controversie relative alle prestazioni previdenziali ed assistenziali si scindono invece in due diverse fasi: quella concernente l'accertamento sanitario, regolata da un rito speciale a contraddittorio posticipato ed eventuale e quella non giudiziale, ma eventualmente anche giudiziale, di concessione della prestazione, in cui va verificata l'esistenza dei requisiti non sanitari.

La nuova disposizione impone, per tutte le controversie in cui si intenda far valere il diritto a prestazioni assistenziali e previdenziali (invalidità civile, disabilità, pensione di inabilità ed assegno di invalidità, disciplinati dalla l. 12 giugno 1984, n. 222), che il ricorrente debba proporre al giudice istanza di accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie che la legge ricollega alla prestazione richiesta.

Ciò premesso, la pronuncia sulle spese dell'accertamento tecnico preventivo ex art. 445-bis c.p.c., è esplicitamente prevista dal comma 5 dello stesso articolo, ma deve coordinarsi con il principio generale della soccombenza di cui all'art. 91, comma 1, c.p.c. e con quello giurisprudenziale secondo cui in nessun caso la parte totalmente vittoriosa può essere condannata alle spese, come nel caso di rigetto disposto in sede di atp proposto ex art. 445-bis c.p.c., per la verifica della condizione inabilitante ai fini del riconoscimento del diritto all'indennità di accompagnamento, in cui il CTU accertava solo la sussistenza di una invalidità del 100% non, dunque, un'impossibilità di deambulare autonomamente ovvero di attendere agli atti quotidiani della vita (Cass. civ., 10 giugno 2016, n. 12028).

Con riguardo alla disciplina del procedimento ex art. 445-bis c.p.c., per il conseguimento delle prestazioni assistenziali e previdenziali connesse allo stato di invalidità, è stato quindi ritenuto ammissibile il ricorso straordinario per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost., avverso il decreto di omologazione dell'accertamento del requisito sanitario operato dal CTU, limitatamente alla statuizione sulle spese, sia legali che di consulenza, laddove disposto erroneamente a carico della parte totalmente vittoriosa, trattandosi, solo in parte qua, di provvedimento definitivo, di carattere decisorio, incidente sui diritti patrimoniali delle parti e non altrimenti impugnabile (Cass. civ., 2 luglio 2015, n. 13550).

Con riguardo alla disciplina del procedimento ex art. 445-bis c.p.c. per il conseguimento delle prestazioni assistenziali e previdenziali connesse allo stato di invalidità, per costante giurisprudenza, si è ritenuto che tra le spese al pagamento delle quali, nei predetti giudizi, l'assicurato soccombente che si trovi nelle condizioni reddituali di cui all'art. 152 disp. att. c.p.c., non è assoggettato, a meno che la sua pretesa non risulti manifestamente infondata e temeraria, vanno ricomprese quelle relative alla consulenza tecnica d'ufficio (Cass. civ., 5 agosto 2016, n. 16515; Cass. civ., 17 marzo 2014, n. 6085).

L'art. 152 disp. att. c.p.p., più volte modificato nel corso del tempo dispone che nei giudizi promossi per ottenere prestazioni previdenziali o assistenziali la parte soccombente, salvo i casi di malafede e colpa grave, l'assistito non può essere condannato al pagamento delle spese, competenze ed onorari quando risulti titolare, nell'anno precedente alla pronunzia, di un reddito imponibile ai fini Irpef inferiore alla soglia determinata dalla legge. E' onere dell'interessato titolare di un reddito nei limiti di detta soglia formulare apposita dichiarazione sostitutiva di certificazione nelle conclusioni dell'atto introduttivo (Cass. civ., 2 luglio 2015, n. 13550).

Ai fini dell'esenzione dal pagamento di spese, competenze e onorari, nei giudizi per prestazioni previdenziali, la dichiarazione sostitutiva di certificazione delle condizioni reddituali, da inserire nelle conclusioni del ricorso per accertamento tecnico preventivo ex art. 152 disp. att. c.p.c., sostituito dal d.l. n. 269/2003, art. 42, comma 11, convertito nella l. n. 326/2003, è inefficace se non sottoscritta dalla parte, poiché a tale dichiarazione la norma connette un'assunzione di responsabilità non delegabile al difensore, stabilendo che l'interessato si impegna a comunicare, fino a che il processo non sia definito, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito (cfr. Cass. civ., 4 aprile 2012, n. 5363 e, con riferimento alla possibilità che la dichiarazione sia resa in foglio separato richiamato espressamente nel ricorso per atp, Cass. civ., 26 luglio 2011, n. 16284).

La liquidazione delle spese di accertamento tecnico preventivo nel giudizio di merito postula una richiesta ad hoc della parte

La richiesta di vedersi riconoscere le spese sostenute per lo svolgimento del procedimento di accertamento tecnico preventivo, in quanto esse non possono e non debbono essere liquidate dal giudice che ne è stato investito, ma possono essere richieste solo se si inizia l'azione di merito e nell'ambito del giudizio di merito salva una regolazione per accordo convenzionale, il loro ammontare è oggetto della domanda in non diversa guisa di quanto si domanda nel merito e tale partecipazione al concetto della domanda è tanto evidente che, se esse non si chiedono, e, quindi, se non se ne chiede la liquidazione, il giudice di merito, che riconosca fondata la domanda di merito non potrebbe riconoscerle e provvedere su di esse, come invece, è pacifico debba fare sulle spese giudiziali, la cui liquidazione prescinde da una domanda di parte (Cass. civ., 4 novembre 2013, n. 24726).

Le spese dell'accertamento tecnico preventivo concorrono a determinare il valore della causa di merito?

Ai fini della determinazione della competenza per valore agli effetti dell'introduzione del giudizio di merito dopo l'accoglimento di una domanda di accertamento tecnico preventivo le spese sostenute da chi ha ottenuto l'accoglimento di tale domanda si sommano con il valore della domanda di merito che egli proponga.

Le spese dell'accertamento tecnico preventivo sono pur sempre spese sostenute per lo svolgimento dell'azione in giudizio e, quindi, la loro giustificazione non può sfuggire, in punto di quantificazione, alle regole che il costo del processo ha in generale, che non prevedono che i compensi degli avvocati e quelli per i compensi dei consulenti tecnici e degli altri ausiliari e comunque le spese vive siano soggette all'applicazione di regole come quelle dell'art. 1224 c.c.. Si spiega così perché non siano rivalutabili. Mentre, che il giudice dell'azione di merito possa esercitare il potere di compensazione pure quanto ad esse trova spiegazione nel fatto che sempre di spese per l'azione esse sono, il che giustifica che siano soggette a quel potere in non diversa guisa da quelle delle spese dell'attività inerente il giudizio di merito(Cass. civ., 4 novembre 2013, n. 24726).

Pertanto, qualora siano proposte cumulativamente due domande, di cui una di rimborso delle spese relative ad un accertamento tecnico preventivo, senza indicarne il valore, la clausola o riserva di contenimento di una di esse non vale ad evitare il superamento della competenza del giudice adito, giacché, a differenza di quanto avviene nel caso in cui la riserva o clausola le investa entrambe, l'altra domanda assorbe interamente la competenza di tale giudice, per cui il cumulo ne comporta necessariamente il superamento (Cass. civ., 10 dicembre 2001, n. 15571).

Quando il giudice adito ravvisa la propria incompetenza nel procedimento di accertamento tecnico preventivo, deve statuire sul regolamento delle spese?

Il giudice adito nel procedimento di accertamento tecnico preventivo svoltosi nel contraddittorio delle parti rappresentate dai rispettivi difensori e conclusosi con la pronuncia di incompetenza dello stesso giudice, deve pronunciarsi anche in ordine alle spese, secondo il principio della soccombenza a norma dell'art. 91 c.p.c. (Cass. civ., 3 aprile 1997, n. 2896; Pret. Torino, 19 febbraio 1997, in Giur. merito, 1997, 908).

Ciò sulla scorta dell'orientamento della giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., Sez. Un., 17 ottobre 1983, n. 6066) riguardante l'interpretazione estensiva dell'enunciato dell'art. 91 c.p.c. nel senso che l'espressione sentenza che chiude il processo debba intendersi riferita a qualsiasi provvedimento conclusivo di un procedimento contenzioso, e, in particolare, del procedimento cautelare caratterizzato dalla dialettica processuale con il contraddittorio delle parti, assistite e rappresentate da difensori tecnici.

Sull'argomento si è espressa anche una giurisprudenza di merito, avendo ritenuto che il criterio della soccombenza trova applicazione nell'ambito dei procedimenti di istruzione preventiva, tra i quali il procedimento ex art. 696-bis c.p.c., solamente rispetto all'ipotesi in cui il ricorso introduttivo di tale giudizio sia dichiarato inammissibile (Trib. Firenze, ord., 7 giugno 2017; Trib. Pisa, 2 giugno 2017; Trib. Salerno, ord., 3 aprile 2017; Trib. Napoli, ord., 2 marzo 2017) o rigettato.

Ciò è desumibile dall'art. 669-quaterdecies secondo periodo c.p.c. che estende espressamente l'applicazione dell'art. 669-septies c.p.c., e quindi anche la parte di quest'ultima norma relativa alla regolamentazione delle spese, ai provvedimenti di istruzione preventiva (Trib. Verona, ord., 30 dicembre 2015).

In evidenza

Accertamento tecnico preventivo dichiarato ammissibile: le spese dello stesso vanno poste a conclusione della procedura esclusivamente a carico della parte richiedente e nel successivo giudizio di merito, come spese giudiziarie a carico della soccombente salva l'ipotesi della compensazione.

Accertamento tecnico preventivo dichiarato inammissibile/rigettato/incompetenza del giudice adito: tale decisione assume carattere definitivo e deve contenere il regolamento delle spese ai sensi degli artt. 91 e 92 c.p.c..

Le spese nell'accertamento tecnico inaudita altera parte

É noto che l'istruzione preventiva consiste in una misura cautelare, in funzione della efficienza dell'istruzione probatoria ed è rivolta ad impedire il venir meno dell'oggetto della prova, rilevante nel futuro giudizio di merito.

Il periculum in mora al quale questa misura tende ad ovviare, sta nell'eventualità che venga a mancare la possibilità materiale di verificare lo stato dei luoghi o la qualità e le condizioni delle cose.

Nell'ipotesi in cui il ritardo determinato dall'osservanza del contraddittorio possa pregiudicare l'assunzione del mezzo di prova, l'art. 697 c.c., in caso di eccezionale urgenza, prevede un adattamento del procedimento ordinario all'esigenza di un accertamento immediato senza ritardi.

In tal caso il contraddittorio è assicurato anzitutto con la nomina d'ufficio di un avvocato alla controparte e poi con la notificazione immediata del decreto alle parti non presenti alla assunzione.

La compressione del principio del contraddittorio in funzione dell'interesse della parte istante e la mancanza di un rapporto negoziale tra il difensore e la parte assente, comportano necessariamente che l'onere delle spese, nel caso di difensore nominato d'ufficio, debba gravare sul richiedente.

Tale conclusione discende dal fatto che la necessità dell'accertamento inaudita altera parte è dettata dall'interesse esclusivo del ricorrente che ha urgenza e che determinando l'inosservanza del contraddittorio, deve farsi carico, anticipandole, di tutte le spese dell'istruzione preventiva (Cass. civ., 16 febbraio 1993, n.1920).

Guida all'approfondimento
  • Casamassima, Il nuovo accertamento tecnico preventivo, Milano, 2014;
  • Rados-Giannini, La consulenza tecnica nel processo civile, Milano, 2013;
  • Rossetti, Il C.T.U. ("l'occhiale del giudice"), Milano, 2012.

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